Wise Society : Da Milano a Glasgow, verso la Cop26: cosa dobbiamo aspettarci?

Da Milano a Glasgow, verso la Cop26: cosa dobbiamo aspettarci?

di Maria Enza Giannetto
5 Ottobre 2021

Da Milano a Glasgow, si va verso la Cop26 con il cospicuo bagaglio di preparativi, proposte e promesse riempito prima dell’importante incontro e soprattutto durante l’ultima riunione di preparazione: la PreCop26, che si è tenuta a Milano dal 30 settembre al 2 ottobre. Ma cosa è successo a Milano durante i giorni della PreCop (con tanto di contorno della “Youth4Climate: Driving Ambition” e All4Climate) e di cosa è davvero pieno questo bagaglio di aspettative verso la Cop26 che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre?

Sciopero per il clima

Photo by Markus Spiske on Unsplash

Che cos’è la Pre-Cop26 di Milano

Ogni Cop per il clima, ovvero la Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), è preceduta da un incontro preparatorio che si tiene circa un mese prima ed è chiamato, appunto, Pre-COP. In quanto partner del Regno Unito per la COP26, l’Italia ha ospitato la Pre-COP al Centro Congressi di Milano. Si è trattato di un momento prezioso per scattare una fotografia dello stato delle cose dopo i due anni di stasi dovuti alla pandemia. Una stasi in cui la consapevolezza climatica è aumentata – almeno su carta – anche tra i non più giovanissimi che hanno cominciato a sposare le posizioni dei ragazzi del movimento Fridays for future, rendendosi conto che non c’è più tempo da perdere.

Ma alla consapevolezza sbandierata, seguiranno davvero le azioni forti? Purtroppo è ancora tutto da vedere visto che, durante la Pre cop, si è parlato tanto di “accordo” tra i Grandi della Terra ma si sa che si dovranno fare i conti con tempistiche, burocrazie e ostacoli.

La Pre-Cop26 dei leader

I rappresentanti dei 50 paesi presenti, decine tra ministri e special envoy, hanno lavorato in diverse sessioni dedicate a temi cruciali, dalla finanza sostenibile alla trasparenza dei dati, concordano sulla necessità di aumentare gli impegni di decarbonizzazione (e andare verso l’obiettivo della carbon neutrality) presi nell’ambito degli Accordi di Parigi sul clima.

“Dobbiamo evitare di arrivare a un ulteriore surriscaldamento della temperatura – ha detto il Ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani – Sappiamo tutti, compresi i Cinesi, che non superare l’aumento di 1,5 gradi è fondamentale. Sono fiducioso perché la comunità internazionale è consapevole del pericolo, tutti sono sensibilizzati”. “Non c’è alcun futuro per gli investimenti sui combustibili fossili”, ha aggiunto il ministro spiegando che “la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili, ma la strada è ben chiara”.

Per il presidente di Cop26, Alok Sharma, “la discussione è stata estremamente costruttiva perché è stata avvertita l’urgenza di agire prima. I messaggi fondamentali che sono emersi dalla conferenza e che tutti hanno riconosciuto è che Cop26 sarà fondamentale per il prossimo decennio, che occorre aumentare gli Ndc (Nationally Determined Contributions) e garantire il fondo per il clima da 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo”.

ciminiere cambiamento climatico

Foto: Ella Ivanescu / Unsplash

Youth4Climate, la prima volta dei giovani

L’idea alla base del Pre-Cop 26 era raccogliere le istanze attorno a una serie di punti chiave. E per la prima volta, al vertice dei governi si è accompagnato Youth4Climate, grande assemblea riservata ai giovani – capitanati da Greta Thunberg – da cui sono emerse una serie di proposte  concrete. Quattrocento giovanissimi, venuti da tutto il mondo, si sono infatti confrontati per tre giorni incontrando alcuni “grandi” dei paesi e strappando qualche promessa. Dopo tre giorni di confronto è stato prodotto un documento che è stato illustrato ai “grandi”. Le proposte “concrete” per limitare il global warming sono state, infatti, affidate ai ministri riuniti per la PreCop in vista della Cop26 di Glasgow.

Ci può essere collaborazione transgenerazionale?

Ma esiste un punto di contatto, la possibilità di una collaborazione fra le generazioni per la sfida ai cambiamenti climatici? Durante la tre giorni, spicca l’appassionato discorso di Vanessa Nakate, l’attivista ugandese che ha raccontato i cambiamenti climatici visti dal sud del mondo chiedendo con determinazione che i paesi ricchi tengano fede alla promessa di investire 100 miliardi di dollari nelle aree disagiate del pianeta. La giovane ha raccontato dei milioni di “migranti del clima” e della biodiversità  ormai irreversibilmente perduta, delle isole che stanno scomparendo sommerse dall’innalzamento degli oceani. E ha chiesto che il nord del mondo paghi per i danni che i paesi incolpevoli hanno subito.

Greta Thunberg, a sua volta, ha affermato che «dobbiamo attuare una transizione senza traumi, perché non c’è un piano B. Sentiamo dai nostri leader parole, parole altisonanti che non sono diventate niente. Basta “blablabla”, sono 30 anni che sentiamo chiacchierare. La crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che viene dal colonialismo. Una crisi che nasce dall’idea che alcune persone valgono più di altre».

movimento greta thumberg

Foto: Markus Spiske / Unsplash

Roberto Cingolani e Mario Draghi accolgono le proposte dei giovani 

Il Ministro Cingolani ha subito accolto le proposte dei giovani. «Le due giovani attiviste, Vanessa e Greta – dice –  hanno detto due cose importanti: Vanessa che non abbiamo raggiunto i 100 miliardi di dollari per i Paesi più deboli, come avevamo promesso, come Paesi avanzati. E Greta ha chiesto di ascoltare la scienza perché quello che abbiamo fatto non è abbastanza, ci vuole più sforzo. Al di là dei modi di esprimersi, dei toni diversi, la crisi climatica è chiara a tutti, ma c’è anche una crisi di disuguaglianza globale che pesa su quella climatica che  è subìta in modo diverso in base al paese dove si vive».

Inoltre Cingolani ha proposto che Youth4Climate diventi periodico per coinvolgere i giovani nei processi decisionali e ha anche annunciato di aver proposto al Governo di raddoppiare il contributo italiano, attualmente oltre 400 milioni di euro, e portarlo a un miliardo di euro (ma se sarà così si saprà solo tra qualche settimana).

L’intervento di Mario Draghi

Apertura anche da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi. “La vostra generazione  – ha detto – è la più minacciata dai cambiamenti climatici. Avete ragione a chiedere una responsabilizzazione, a chiedere un cambiamento. La transizione ecologica non è una scelta, è una necessità. Abbiamo solo due possibilità. O affrontiamo adesso i costi di questa transizione, o agiamo dopo – il che vorrebbe dire pagare il prezzo molto più alto di un disastro climatico”.

“Siamo consapevoli – ha sottolineato il primo ministro – che dobbiamo fare di più, molto di più. Questo sarà l’obiettivo del Vertice a Roma che si terrà alla fine di ottobre. A livello di G20, vogliamo prendere un impegno per quanto riguarda l‘obiettivo di contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi. E vogliamo sviluppare strategie di lungo periodo che siano coerenti con questo obiettivo”.

Inoltre, Draghi ha ripreso il discorso sui bla bla bla lanciato da Greta. “A volte il “bla bla bla” è solo un modo per nascondere la nostra incapacità di compiere azioni – ha detto Draghi in sede di replica – ma quando si portano avanti trasformazioni così grandi bisogna convincere le persone, spiegare che numeri, come l’aumento di 1,5 gradi, non sono qualcosa di creato ad arte ma forniti dalla scienza, e le persone di questo vanno convinte”.

 

 
 
 
 
 
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Quali sono le incognite sulla Cop26 di Glasgow?

Occhi puntati sulla Cop26, dunque, che avrà il compito di portare a casa un accordo determinante per la lotta ai cambiamenti climatici.  Ma nonostante la fiducia sugli “accordi di massima”, quali sono le incertezze? Innanzitutto alcuni paesi hanno sottolineato persino la difficoltà delle delegazioni provenienti dalle aree più povere del mondo a raggiungere Glasgow. Per via delle restrizioni anti-Covid (tra quarantene, voli ridotti, costi alle stelle), non per tutti la Scozia è facile da raggiungere.

Insomma, le prossime settimane saranno decisive: anche la Cina si è impegnata a rispettare l’Accordo di Parigi, permane la questione Australia che potrebbe non prendere parte al vertice di Glasgow perché sembrerebbe non gradire l’impegno ad abbandonare il carbone entro il 2030.

Le parole di Alok Sharma

Ciononostante Alok Sharma, ministro britannico e presidente designato della Cop26  ha dichiarato che il G7 è unito: “non finanzieremo più centrali che lo impieghino. Anche il settore privato è ormai restio a farlo, perché non sarebbero sfruttate. Ma la decarbonizzazione è solo uno degli obiettivi nella lotta al cambiamento climatico. Ne esistono altri, come l’aumento della superficie forestale. E bisogna tenere presente che, mentre riduciamo le attività nocive all’ambiente, ai lavoratori dei settori economici coinvolti nella transizione deve essere garantito un sostegno”.

Le parole di John Kerry

E per quanto riguarda gli Usa? John Kerry, inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, ha ribadito: “Tutti dobbiamo mostrare che crediamo in quanto ci siamo detti a Parigi. È la scienza che lo afferma, non la politica. Non tutti devono fare la stessa cosa ma ognuno è chiamato alla propria parte. I paesi che rappresentano il 55% del Pil globale si sono impegnati sull’obiettivo degli 1,5 gradi. Altri stanno cercando le armi per capire quali misure prendere per fare più di oggi: come l’India. Questa è la decade decisiva. Tra i 2.600 e i 4.000 sono quelli che le Nazioni Unite stimano necessari. Soldi che non arriveranno da nessun governo da solo: il settore privato deve diventare un partner”.

Al centro del dibattito a Glasgow ci sarà quindi la finanza climatica, che ha come obiettivo quello di destinare 100 miliardi di dollari (da finanziamenti pubblici e da risorse addizionali) per il sostegno delle politiche di adattamento e di mitigazione nei paesi in via di sviluppo e la pressione per strappare a tutti promesse di riduzione della CO2 più ambiziose.

Maria Enza Giannetto

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