Wise Society : Una governance etica contro i paradossi alimentari

Una governance etica contro i paradossi alimentari

di Mariella Caruso
5 Dicembre 2014

Dal BCFN Forum 2014 le soluzioni degli esperti per il futuro sostenibile del pianeta

Nel mondo una persona su nove non ha abbastanza cibo per nutrirsi adeguatamente, ma lo spreco di alimenti equivale al 60% della quantità che ci servirà per nutrire il pianeta nel 2050 quando la popolazione sarà cresciuta di 9 milioni e mezzo di persone. Questo è uno dei paradossi analizzati al BCFN Forum 2014, appuntamento in cui è stato presentato ufficialmente il Protocollo di Milano. Un altro dei paradossi che ha spinto sei anni fa la Fondazione Barilla a impegnarsi nella stesura del documento che, nelle intenzioni dei promotori e dei sostenitori tra i quali è presente anche wisesociety.it, dovrebbe essere sottoscritto da tutti i paesi partecipanti a Expo2015, è quello dell’obesità che uccide tanto quanto la mancanza di cibo.

Fame nel mondo: quali sono le soluzioni?

Sostenibilità, riduzione dello spreco, preservazione della biodiversità sarebbero delle ottime basi di partenza perché, come ha sottolineato Gary Gardner, senior fellow del Worldwatch Institute, “nel mondo si produce più cibo di quanto necessario, anzi ce ne sarebbe abbastanza per evitare che 800mila persone soffrano di fame cronica”. Naturalmente a patto che la produzione di cereali venga limitata all’alimentazione umana (oggi il 50% viene destinata all’alimentazione degli animali, agli allevamenti intensivi e alla produzione di biocarburanti), che si intervenga sui cambiamenti climatici, che si agisca sulle pratiche di land grabbing (36 milioni di ettari di terreni sono stati acquisiti in 73 diversi paesi) e di water grabbing.

L’idea di una governance etica

“Esistono alcuni principi inderogabili dai quali bisognerebbe partire per una “governance etica” – ha continuato Garner -: cibo sacro, risorse naturali da considerare strategiche e dignità dell’agricoltura e dei suoi attori. I Governi dovrebbero indirizzare le proprie politiche sulla riduzione dei biocarburanti la cui produzione, come ha denunciato la FAO, è responsabile dell’aumento dei prezzi dei cereali“. Altri punti cruciali sono la riduzione del consumo di carne, la riduzione dello spreco da realizzare anche attraverso piccole azioni alla portata di tutti quali i menù a la carte, le consegne just in time, lo stop alla speculazione sul prezzo del cibo e sui terreni agricoli.

Donna e cibo

Image by © MSW/cultura/Corbis

Il ruolo delle donne e dei consumatori

Le donne hanno un ruolo fondamentale nella nutrizione: a loro, nella maggior parte dei casi, spetta la cura dei bambini fino ai 3 anni e sono loro ad occuparsi della metà delle colture nel mondo pur avendo a disposizione soltanto il 2% delle terre. Ancora più importante è il ruolo dei consumatori che sono “ignoranti”, nel senso che ignorano, molto di quanto sta accadendo. È il consumatore consapevole che può innescare il comportamento virtuoso delle multinazionali e stimolare il mantenimento della biodiversità. Ma allo stesso al consumatore deve essere data la possibilità di scegliere. “Oggi il cibo che non è sano costa poco – fa notare l’economista al servizio dell’Ocse, Franco Sassi -. Per cambiare le abitudini alimentari oltre la consapevolezza serve aiuto, l’istruzione deve essere combinata con la collaborazione tra i Governi e il settore industriale di ogni paese e può funzionare soltanto insieme a fattori come il miglioramento della capacità di reddito dei consumatori”.

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