Wise Society : Nature Restoration Law, una decisione storica: cos’è e cosa prevede

Nature Restoration Law, una decisione storica: cos’è e cosa prevede

di Lucia Fino
6 Marzo 2024

C'è voluto del tempo, ma alla fine è andato avanti l'iter per una legge europea vincolante che punta alla protezione e al ripristino degli ecosistemi. Una notizia accolta con favore dalle associazioni ambientaliste

La Nature Restoration Law è realtà: il Parlamento Europeo l’ha approvata il 27 febbraio scorso. Una decisione in un certo senso storica, che dovrebbe segnare una svolta nel rapporto fra uomo e biodiversità. Proprio la Nature restoration law, infatti, è uno dei cardini dell’European Green Deal e mette nero su bianco le le tappe di un percorso “in progress” per recuperare le aree naturali degradate, moltissime in Europa, da Nord a Sud.

Nature restoration Law

Foto Shutterstock

Nature restoration law: un progetto ambizioso

Un progetto ambizioso per dare una mano alla natura, intervenendo sulle zone messe in crisi e pesantemente trasformate dall’intervento umano, ripristinandole. La Nature restoration law punta a tutelare le località più fragili e belle del territorio europeo, quelle che negli anni hanno perso molte delle loro caratteristiche preziose, dal greto dei fiumi alle zone rurali, passando per dune e torbiere. La strada sembra tutta in salita e le polemiche, prima e dopo l’approvazione della legge, non sono state poche. Eppure dare una nuova chance alla biodiversità e alla flora e alla fauna del nostro continente e del mondo è ormai indispensabile, di fronte a cambiamenti climatici sempre più evidenti. Ma vediamo cosa dice la legge e che cosa cambierà, per noi e per l’ambiente.

Le polemiche e il difficile iter legislativo

L’iter del regolamento non è stato facile perché una parte degli schieramenti politici (soprattutto di destra e centro-destra) era contrario. Il timore? Si pensava che norme più stringenti potessero ostacolare le attività economiche e in particolare l’agricoltura, mettendo a rischio imprese e guadagni. L’opposizione alla Nature restoration law era fra le motivazioni del “movimento dei trattori” nelle varie nazioni.

La Nature restoration law, però, alla fine è passata, sia pure con diverse modifiche rispetto al testo iniziale (in particolare sullo stop o il grosso ridimensionamento nell’uso dei pesticidi), modifiche che l’hanno resa più blanda e per la possibilità data ai governi statali di sospenderla in periodi di necessità. Per le associazioni ambientaliste dei diversi Paesi, dal WWF alla Lipu, quella europea rimane però una decisione epocale, che dovrebbe davvero cambiare qualcosa in meglio.

Perché serve una legge di questo tipo

La prima proposta della Nature restoration law risale al 2022: per la prima volta si affaccia in modo organico l’idea di reintegrare con azioni attive le aree naturali contaminate o degradate dall’agricoltura, dall’industria e dagli insediamenti umani. La proposta nasce da una constatazione allarmante: in Europa ben l’80 per cento degli ecosistemi è pesantemente danneggiata o, come dicono i documenti ufficiali, in “poor condition”.
Salvaguardarli e, dove possibile, riportarli all’antico splendore non è solo un atto di amore per la natura ma un mezzo per proteggere la stessa vita umana: gli ecosistemi attaccati che si vorrebbero ripristinare, come aree umide, foreste, zone costiere e ambienti marini, sono gli stessi che possono contribuire a ridurre e compensare le emissioni di carbone e che impediscono o rendono meno frequenti gli eventi climatici violenti, dalle alluvioni ai periodi di siccità. Proteggendo l’ambiente quindi proteggiamo noi stessi.

Gli obiettivi

Gli obiettivi della Nature restoration law sono chiari. I punti principali sono i seguenti:

  • Incrementare la biodiversità.
  • Assicurarsi che la natura continui a mettere in atto le sue strategie benefiche: dall’impollinazione de fiori, al “ripulire” aria e acqua fino al proteggerci dagli eventi climatici estremi, fra cui le piogge alluvionali, la siccità, gli incendi.
  • Limitare il riscaldamento globale.

La legge serve anche a costruire un’Europa “resiliente”, in grado di mantenere l’autonomia e la sicurezza soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento e la produzione di cibo e quindi una necessaria sovranità alimentare.

Lago Hintersee

Lago Hintersee – Foto Shutterstock

La Nature restoration law è una legge vincolante: ecco cosa prevede

La Nature restoration law è un regolamento che pone degli obiettivi vincolanti per gli Stati membri. L’obiettivo è ripristinare almeno il 30% degli ambienti naturali degradati (praterie, zone umide, fiumi, laghi e fondali corallini, foreste) portandoli da condizioni mediocri a buone entro il 2030; questa percentuale dovrebbe essere del 60% nel 2040 per arrivare al 2050 con il ripristino della quasi totalità degli habitat compromessi (90%).

I governi statali dovranno adottare piani di ripristino nazionali per spiegare come intendono raggiungere questi obiettivi e impegnarsi costantemente perché il degrado non ricominci. L’ultimo step è l’approvazione del regolamento da parte del Consiglio UE che avverrà ad Aprile.

Investire in natura è anche un investimento con un ritorno economico: secondo le stime ogni euro speso per riportare in buone condizioni un’area naturale frutterà fra gli 8 e i 38 euro di ritorno. Nessuno ci perderà, quindi, anzi!

Riforestazione

L’obiettivo della Nature restoration law è ambizioso. Se tutto andrà come deve saranno piantati 3 miliardi di nuovi alberi in 27 Paesi. Ma vediamo meglio nel dettaglio. Un grande progetto di riforestazione che si affianca alla tutela delle foreste “anziane” che custodiscono alberi di grandi dimensioni e di pregio e un fitto sottobosco, oltre che fare da habitat per gli animali selvatici e in particolare gli uccelli.

Interventi sui fiumi

Non mancano anche interventi strutturali sui fiumi: nei prossimi anni ben 25.000 km di alvei fluviali dovranno essere liberati lasciando che i fiumi riprendano a scorrere senza ostacoli. La chiusura dei fiumi e la loro deviazione è fra le cause di eventi climatici infausti, fra cui le esondazioni, causa di grandi danni e vittime in tutta Europa, Italia compresa.

Tutela della biodiversità

Anche la biodiversità negli ecosistemi agricoli sarà tutelata: l’impegno è quello di salvare piante e fiori selvatici, “resilienti” che vivono ai margini dei campi coltivati e convivono con le aree abitate e lavorate dall’uomo. I paesi dovranno dimostrare di aver fatto progressi nella tutela della biodiversità basandosi su parametri precisi.
Verrà usato per questo l’European grassland butterfly indicator (l’indicatore delle farfalle delle praterie) che misura la presenza dei preziosi insetti impollinatori.
In alternativa si potrà usare una certificazione che attesti la presenza nel paesaggio, accanto alle aree coltivate di elementi di elevata biodiversità: fra queste le zone incolte a rotazione, le piccole zone umide, stagni, alberi o gruppi di alberi, macchie, fossi, muretti in pietra e a secco.

Misurazione degli stock di carbonio

Ancora verranno misurati gli stock di carbonio inorganico presenti nei terreni coltivati.
I Paesi europei si dovranno anche impegnare a tutelare e ripristinare le torbiere e le aree umide: proprio queste zone in cui l’umidità si concentra fanno da “depuratore” naturale e riducono le emissioni dell’attività agricola. Anche gli agricoltori potranno contribuire su base volontaria.

Tutela della Aree natura 2000 e verde urbano 

In Europa ci sono incantevoli e rari habitat e zone incontaminate che sono da alcuni anni protette come aree Natura 2000. Sono siti che fanno parte di una rete di zone di protezione speciale creata dall’Unione Europea per preservare specie animali e vegetali rare e fragili. In queste zone le attività umane non sono escluse ma rigidamente regolamentate. Sono posti bellissimi e nel nostro Paese ce ne sono in tutte le regioni: in Toscana solo per fare un esempio ne fanno parte il Parco dei Monti Livornesi, in Basilicata le Dolomiti di Pietrapertosa. La Nature restoration law pone queste zone al centro di un’ulteriore tutela.

Attenzione però: la nuova legge non pensa solo a queste aree di grande interessa naturalistico ma anche a quello che si definisce come verde urbano, forse più umile ma no meno importante. Nei prossimi anni giardini, parchi, orti pubblici e privati saranno più difesi e i progetti di riforestazione urbana e dell’introduzione di aree verdi incoraggiati ed estesi. A tutto vantaggio dei nostri polmoni e del nostro benessere quotidiano anche in città.

Lucia Fino

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