Wise Society : Proteste agricoltori e Green Deal: quali conseguenze?

Proteste agricoltori e Green Deal: quali conseguenze?

di Patrizia Riso
9 Febbraio 2024

Il settore agricolo scende in piazza e spaventa l’UE che frena il Green Deal. Ma perché si protesta e quali saranno le conseguenze per l’ambiente?

«Un chilo di grano ce lo pagano 25 centesimi, ma quanto costa un chilo di pane al supermercato?». È una delle frasi che girava in una chat WhatsApp con 1024 persone che lavorano in agricoltura. Come ricostruisce Il Post, questa chat è stata creata il 10 gennaio da Andrea Papa, imprenditore agricolo, e Salvatore Fais, allevatore, per occuparsi e confrontarsi sui problemi del loro settore. Una cosa normale, ma che ha portato ai blocchi dei trattori nelle strade e autostrade di tutto il paese. A cominciare le proteste, però, sono stati i colleghi tedeschi a dicembre 2023, seguiti da quelli francesi che, nel corso di gennaio, hanno occupato Parigi e diverse zone del paese con i loro trattori usandoli anche per portare letame sulle strade cittadine in video che si sono diffusi velocemente sui social. Si protesta anche in Polonia, Romania, Belgio e Olanda e, in tutti i casi, sono proprio i trattori il simbolo delle proteste di chi lavora in agricoltura e allevamento.

Proteste degli agricoltori in Germania

Foto Shutterstock

Per cosa stanno protestando gli agricoltori

Senza il sostegno dei programmi europei molte aziende agricole non riuscirebbero a lavorare. Con la PAC, Politica agricola comune, infatti ogni sette anni vengono stanziati fondi speciali sull’agricoltura. Per l’Italia tra il 2021 e il 2027 sono stati previsti 26 miliardi.

Uno dei problemi principali dell’agricoltura, infatti, è che il costo di produzione supera i ricavi. Per dirla con le parole di Andrea Papa, il tema è «lo squilibrio tra quanto ci vengono pagati i prodotti e il loro prezzo di vendita». La questione è stata spesso oggetto di azioni di protesta da parte del settore. Cosa cambia nelle proteste degli agricoltori e allevatori nel 2024? A complicare le cose è l’adattamento della PAC al Green Deal, il piano della Commissione Europea che ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nello specifico, l’obiettivo “Emissioni Net zero” prevede una riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Ecco un riassunto di tutte le ragioni delle proteste dei trattori e le conseguenti richieste:

  • I sussidi all’agricoltura devono essere più equi
  • L’immissione della carne sintetica sul mercato UE va ritardata
  • Gli impianti fotovoltaici su terreni produttivi vanno regolati
  • Il costo dei carburanti va calmierato
  • Il libero scambio va regolato per evitare concorrenza sleale

Ognuna di queste motivazioni meriterebbe un approfondimento perché riguarda profonde ragioni sociali, economiche e internazionali.

Campo di grano

Foto di Raphael Rychetsky / Unsplash

Frena il Green Deal, tornano i pesticidi

Farm to Fork è la parte relativa alla produzione alimentare del Green Deal europeo. «La Commissione ha proposto il regolamento Sur, con l’obiettivo di ridurre i rischi dei prodotti fitosanitari chimici. Ma la proposta è diventata un simbolo di polarizzazione. È stata respinta dal Parlamento europeo. Non si registrano più progressi nemmeno in Consiglio. Per questo motivo proporrò di ritirare la proposta». È quello che ha detto la presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen al Parlamento europeo il 6 febbraio 2024.

Il regolamento SUR riguarda l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Sur) ed era stato presentato a giugno 2022 per dimezzare i pesticidi entro il 2030 con il divieto totale di usare pesticidi negli spazi verdi urbani e nei siti classificati “Natura 2000”. Si sarebbero quindi dovute adottare alternative a basso rischio.

Queste nuove regole sui pesticidi erano già state bocciate dal Parlamento Europeo, ma ora è ufficiale: la Commissione fa retromarcia. Si perde quindi l’occasione di confermare una decisione necessaria per l’ambiente e per la salute delle persone e lo si fa per timore.

Glifosato in un campo

Foto di Th G da Pixabay

Chi sono gli agricoltori che protestano in Italia

C’è chi li chiama ribelli, c’è chi li chiama filogovernativi. Quello che sappiamo è che il movimento agricolo che protesta è sfaccettato e variegato, a volte ma non sempre legato ad associazioni di categoria come Coldiretti. C’è il gruppo Riscatto Agricolo, vicino a Coldiretti, che si muove tra Bergamo, Brescia, Melegnano ed è rappresentato dall’allevatrice Alessandra Oldoni che ci sta mettendo la faccia e potrebbe intervenire a Sanremo 2024.

C’è il movimento dei pastori sardi, Azione Rurale in Veneto e il “comitato Agricoltori traditi”, operativo in Calabria, Lazio e Sicilia e vicino alla Lega e a Forza Nuova. Ma con le proteste dei trattori ci sono anche alcuni gruppi di Fridays for Future e Ultima Generazione.

«Gli agricoltori sono coloro che spendono molto per portarci il cibo in tavola, ma il loro lavoro viene retribuito pochissimo» dice Giacomo Zattini, portavoce di Fridays for Future Italia, che viene da una famiglia di agricoltori e vuole creare un ponte tra ecologismo e agroalimentare. Contesti di appartenenza diversi, tutti accomunati dalla richiesta di maggiore sostegno all’agricoltura.

Agricoltura intensiva

Foto Shutterstock

Quanto inquina l’agricoltura

La commissione è consapevole che gli agricoltori affrontano le conseguenze del cambiamento climatico, dell’invasione russa dell’Ucraina e dell’aumento del costo della vita. Ma, al tempo stesso, il settore è responsabile di oltre il 10% delle emissioni di gas serra quindi è necessario passare a un modello di produzione più sostenibile.

Riassumendo il ciclo è più o meno questo: l’agricoltura, come tutti i settori produttivi, inquina. L’Ue vuole ridurre le emissioni. Ma, intanto, le materie prime agricole sono svalutate dalla concorrenza sleale a basso costo, i prezzi dei carburanti aumentano e senza l’uso di pesticidi la resa produttiva diminuisce aggravando il già pesante disequilibrio tra produzione e ricavi.

Dal secondo dopoguerra, infatti, la produzione agricola è stata resa dipendente dall’uso di prodotti tossici e inquinanti e dannosi nel lungo termine, ma particolarmente efficaci nel breve termine. Uno dei punti sottolineati dai gruppi ambientalisti Fridays for Future e Ultima Generazione è come la Pac aggravi la disparità tra i grandi gruppi agroalimentari e le piccole aziende in una percentuale perché i contributi sono calcolati ad ettaro. Quindi, per dirla con le loro parole riportate dal Manifesto: «l’80% dei fondi va ai grandi, ai piccoli rimangono le briciole. Si finanzia chi ha devastato gli ecosistemi».

Che conseguenze hanno le proteste degli agricoltori?

Vedremo come sarà la nuova proposta che dovrà modificare Farm to Fork e quindi il Green Deal europeo. Con il Green Deal, infatti, l’Unione Europea ha avviato un piano di transizione ecologica dei principali settori inquinanti, ma con questo precedente c’è la possibilità che le esigenze economiche di una categoria limitino il raggiungimento di risultati per il benessere collettivo e ambientale.

Come riporta Andrea degli Innocenti su Italia Che Cambia: «Ci sono poi altri provvedimenti legislativi in cantiere che non sono stati presentati, come le nuove norme sul benessere degli animali da allevamento e l’etichettatura nutrizionale degli alimenti, entrambi percepiti come altamente divisivi».

Manca sicuramente un dialogo costruttivo e una visione collettiva dei vantaggi ambientali e umani che porterebbe il divieto di usare pesticidi in agricoltura. Che senso ha coltivare prodotti agroalimentari che si rivelano tossici per chi li coltiva, per l’ambiente che li ospita e per la salute di chi li consuma?

Patrizia Riso

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