Altroconsumo porta gli alimenti con olio di palma in laboratorio, trova sostanze potenzialmente tossiche in dodici prodotti finiti e chiede al Ministero della Salute che «proceda a verifiche a tappeto e al ritiro dei prodotti».
Un affondo deciso e destinato a lasciare il segno. Anche «Altroconsumo» scende in campo contro l’olio di palma. Finora piuttosto prudente nella questione che da più di un anno pone sotto attacco le maggiori industrie alimentari, la prima associazione di consumatori italiani è scesa in campo da protagonista nel dibattito, chiedendo al Ministero della Salute che «proceda a verifiche a tappeto e al ritiro dei prodotti» e al Governo di «farsi promotore presso la Commissione dell’Unione Europea di una norma che regolamenti la presenza dei contaminanti tossici riscontrati nelle analisi ed escluda la presenza di sostanze cancerogene oggi presenti negli alimenti».
LA (TRISTE) CONFERMA DALLE ANALISI DI LABORATORIO – A dare il là all’iniziativa è stato il parere diffuso dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), riportato anche sulle colonne di «Wise Society». Gli esperti di «Altroconsumo», dopo aver appreso che «i glicidil esteri degli acidi grassi sono sostanze genotossiche e cancerogene che si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati ad alte temperature», hanno portato in laboratorio alcuni tra gli alimenti più consumate dai bimbi durante l’infanzia: latti artificiali, biscotti, merendine e patatine. Il quadro emerso è risultato poco confortante. Le sostanze tossiche e anche potenzialmente cancerogene non solo si possono sviluppare in fase di lavorazione, ma sono state anche rilevate in dodici prodotti finiti, come ben si evince dall’immagine qui accanto. «I risultati parlano chiaro – scrive la collega Simona Ovadia, autrice dell’inchiesta che sarà pubblicata sul numero della rivista in uscita a luglio -. Un bimbo di cinque mesi che beve cinque biberon di latte supera la soglia di sicurezza per il 3-monocloropropandiolo», uno dei composti riconosciuti come pericolosi dall’Efsa.
UN’ALTRA PETIZIONE PER DIRE NO AL PALMA – Il rilievo ha portato «Altroconsumo» a dare il via a un’altra petizione, che fa il paio con quella lanciata quasi due anni fa «Il Fatto Alimentare» e da «Great Italian Food Trade». L’associazione invita a «non dare ai bambini prodotti con olio di palma», rimarcando come basti una merendina per andare oltre la dose giornaliera tollerabile del composto in questione. Ma a preoccupare di più è la sua presenza nei latti artificiali, cui le mamme ricorrono quando non possono allattare o nel corso dello svezzamento. Come indicato in un editoriale a firma del direttore Rosanna Massarenti, «i dati del dossier sono pesantissimi: ci saremmo aspettati che il Ministero della Salute verificasse la presenza di queste sostanze nei prodotti che gli italiani consumano abitualmente, ma il controllo non è avvenuto». Da qui l’idea di scrivere alle istituzioni – Ministero e Governo – per richiamare il principio di precauzione: su scala nazionale ed europea. Viene ribadita la linea già sposata da «Wise Society»: in attesa di una nuova regolamentazione, meglio evitare del tutto i prodotti contenenti olio di palma. Il livello di attenzione è già ai livelli massimi. Ma la crociata contro l’olio di palma è soltanto all’inizio.
Twitter @fabioditodaro