Il tipico piatto partenopeo promosso dal medico sociale della squadra, Alfonso De Nicola. C’è il suo zampino nei successi del club (oltre alle scelte dell’allenatore Sarri)
Inutile girarci attorno: non delude mai. La pizza napoletana, le cui proprietà nutrizionali sono state già in passato sottolineate su queste colonne, incassa un altro parere a suo favore. Ma in questo caso l’imprimatur vale doppio: «La pizza è un alimento ideale, anche per gli sportivi», è la benedizione concessa da Alfonso De Nicola, responsabile dello staff medico del Napoli: colui che ha protetto sotto una campana di vetro le articolazioni, i muscoli e le ossa di Higuain e Hamsik, per intenderci. Questione di metodi di allenamento e recupero, ma anche di scelte compiute a tavola: dove la pizza, nell’immaginario collettivo considerata come un «eccesso» da concedersi con parsimonia, non è mai mancata. La benedizione è arrivata davanti a una «ruota di Carretto» sfornata dalla pizzeria Trianon da Ciro, quasi un secolo di vita nel cuore di Napoli: per anni il buen retiro serale di Totò, Macario e Nino Taranto. La pizzeria degli artisti, insomma, ma anche degli sportivi.
UNO «STRAPPO» CONCESSO AGLI ATLETI – Di fronte a una pizza così definita per le sue dimensioni, De Nicola ha «sdoganato» anche per gli atleti del team classificatosi secondo nell’ultimo campionato di calcio di Serie A, l’alimento che per Napoli – in valore d’immagine, oltre che economico – rappresenta ciò che la moda è per Milano. «La pizza è un piatto completo e molto digeribile. L’importante è prepararla con gli ingredienti giusti e di ottima qualità. A quel punto possono mangiarla tranquillamente anche i calciatori. L’importante è che sia fatta con materie prime d’eccellenza: farina, olio a crudo, mozzarella o fiordilatte. Ma può anche diventare più proteica se la si prepara, per esempio, con salsiccia e friarielli. Anche con le verdure è un ottimo pasto completo. I prodotti devono essere rigorosamente di origine italiana, in particolar modo i salumi». Nessun dubbio, nel caso specifico, perché nella storica pizzeria partenopea il fiordilatte proviene dalla penisola sorrentina, la mozzarella di bufala campana è Dop, il pomodoro pelato e il pomodoro del piennolo sono seguiti per tutto il periodo di crescita: dalla piantumazione alla raccolta. E la pizza, pur adeguandosi alle esigenze del consumatore moderno, è preparata secondo il vademecum classico che l’ha portata in cima alla lista dei luoghi da visitare nell’itinerario gastronomico della città.
LA PIZZA DIETRO I SUCCESSI DEL NAPOLI – Anche le quantità non devono preoccupare eccessivamente. La pizza, come affermato da De Nicola, «la consiglierei a mezzogiorno, così la si smaltisce durante tutto il pomeriggio. Le quantità vanno moderate sicuramente in caso di diabete, ma per il resto è un alimento salutare. Il suo valore nutrizionale è uguale a quello di un bel piatto di pasta, soprattutto se si considera la marinara. Può essere mangiata sia prima dell’esercizio fisico, quando bisogna assumere carboidrati complessi facilmente digeribili, sia dopo, quando bisogna riprendersi dalla fatica. Anche noi spesso dopo la partita facciamo arrivare negli spogliatoi le pizze, invece della pasta. E ovunque andiamo, per il dopo-partita, il piatto che ci chiedono di più è sempre la pizza, che gratifica stomaco e umore, e non delude mai». Ecco svelato il segreto che ha spinto il Napoli di Maurizio Sarri nella ristretta comunità delle grandi d’Europa.
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