Wise Society : Biova, la birra “al pane” che combatte lo spreco alimentare

Biova, la birra “al pane” che combatte lo spreco alimentare

di Andrea Ballocchi
14 Luglio 2022

Una birra che fra gli ingredienti ha il pane invenduto: un modo per combattere lo spreco alimentare e abbassare le emissioni inquinanti. A realizzarla è Biova Project, un'interessante start up torinese.

È giusto chiamarla birra circolare, dato che il suo ingrediente chiave è il pane invenduto, contribuendo a ridurre lo spreco alimentare. Ogni giorno in Italia 13mila quintali di pane restano nelle ceste. Una startup italiana, Biova Project, ha avuto un’idea: trasformare questo scarto in materia prima. Dal punto di vista produttivo, il pane è in grado di sostituire parte del malto d’orzo utilizzato di solito per produrre birra. Il bello è che “qualunque tipo di pane può essere trasformato in birra”, segnala il team Biova Project.

Birra Biova

Foto Biova Project

Biova, la birra “a base di pane”

Così, con 150 chilogrammi di pane recuperato la startup riesce a produrre 2500 litri di birra, evitando 1365 kg di CO2 (oltre a ridurre l’impiego di territorio, acqua ed energia) e usando il 30% di malto d’orzo in meno delle materie prime necessarie. Non solo: grazie al processo innovativo si utilizza fino al 40% in meno di materie prime. La realtà piemontese quest’anno ha già raggiunto i 50mila litri quest’anno, ma non si ferma qui: si punta a raggiungere e superare i 75mila litri. La stessa squadra, dai due fondatori si è allargata e ora conta dieci persone, a testimonianza che la green economy è più viva che mai.

Birra circolare e italiana contro lo spreco alimentare: cos’è Biova Project

Biova Project «nasce a ottobre 2019 come società benefit sostenibile con l’obiettivo di ridurre lo spreco alimentare», racconta Emanuela Barbano, co-founder e presidente, oltre che chief financial officer della startup innovativa con sede a Torino. «Vogliamo contribuire a questo scopo lavorando nel settore alimentare puntando all’upcycling. Andiamo a recuperare un surplus che trasformiamo in nuovo valore». I prodotti attualmente sul mercato sono birre artigianali realizzate anche con pane invenduto e recuperato: «in pratica noi sostituiamo nel processo produttivo artigianale di birrificazione fino al 30% di malto d’orzo».

Emanuela Barbano

Emanuela Barbano – Foto Biova Project

Dagli antichi Egizi al XXI secolo: l’idea originale di usare il pane per la birra

Già nel nome stesso della startup c’è… profumo di pane: la biova altro non è che un tipo di pane tipico piemontese conosciuto e diffuso ormai a livello italiano. L’idea di usare il pane per produrre birra è antica quanto le piramidi: le ricette di birra da pane risalgono, infatti, alla tradizione degli antichi Egizi e la sostituzione di parte del malto d’orzo con pane e con altri ingredienti è una tecnica usuale nella produzione della birra artigianale. «L’elemento esclusivo e innovativo di Biova Project è il sistema logistico di recupero del pane invenduto e il trattamento dello scarto – spiega Barbano –. Siamo una startup innovativa che lavora nell’ambito della logistica del recupero e relativa commercializzazione».

Per produrre le proprie birre (di cui è proprietaria di ricette esclusive composte da mastri birrai) si appoggia a una rete di birrifici partner nel Nordovest e Nordest d’Italia. A seconda del luogo e del tipo di pane raccolto si procede alla produzione quanto più locale. La prospettiva è espandersi progressivamente sul territorio nazionale.
Intanto la novità più recente – nata a maggio – è la gamma Biova Milano, frutto di un accordo con l’associazione panificatori milanesi: tre prodotti (rossa, gialla, verde) che si ispirano alle tre linee della metropolitana milanese.

Birra Biova: linea Milano

Foto Biova Project

Dalla birra allo snack

Nel solco dei principi dell’economia circolare e dell’upcycling è nato un nuovo prodotto: Ri-Snack, “il primo snack italiano che combatte lo spreco alimentare”, viene presentato dalla startup innovativa, che racconta come esso rappresenti un ulteriore motivo d’orgoglio “perché porta a zero gli scarti delle nostre produzioni di birra”. È uno spuntino salato a base di malto d’orzo già servito per fare la Birra Biova, chiamato trebbia, ovvero malto d’orzo residuo, ricco di proteine, fibre e sali minerali, anche se molto più povero di zuccheri, rilasciati nella fase di ammostamento (interessante, quindi, a livello dietetico). Anch’esso è all’insegna della sostenibilità: impiega, infatti, il 40% in meno di materie prime vergini. Insieme alla birra viene proposto come aperitivo sostenibile: una buona idea, green e all’insegna del riuso.

Andrea Ballocchi

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