Training mentale e ipnosi possono aiutare a gestire meglio lo stress e a ritrovare il proprio benessere psicofisico. Ci spiega come il dottor Paolo Mariconti, esperto proprio di queste tecniche
Nella vita di tutti i giorni siamo continuamente sottoposti a stress, sia nel privato sia nel lavoro. Avere degli obiettivi da raggiungere fa bene, ma non dovrebbe mai diventare un’ossessione. Il segreto, quindi, per vivere bene e a lungo è trovare il proprio punto di equilibrio. Gli eccessi di stress, il dolore fisico e psicologico e il malessere scientificamente provato che ci fanno invecchiare prima. In ottica anti-aging, quindi, sarebbe bene imparare a controllare questi “veleni” silenziosi che fanno male alla salute e accelerano i processi di invecchiamento. Ne parliamo con il dottor Paolo Mariconti, grande esperto della materia, fra gli speaker del BE WISE: Longevity & Anti-Aging World Forum, l’appuntamento ideato e organizzato da Wise Society per sensibilizzare alla prevenzione e all’healthy ageing (l’invecchiare cioè in modo sano).
Mariconti, del comitato scientifico di A.M.I.A. (Associazione Italiana Medici Anti-aging) e di AIMF Health (Associazione Italiana Medicina Funzionale), è psicoterapeuta esperto in Ipnosi e Medicina del Dolore che alle cure tradizionali ha affiancato lo studio delle terapie complementari come l’Omotossicologia, la Medicina funzionale e l’Agopuntura.
Come possiamo raggiungere il nostro punto di equilibrio?
Il nostro punto ottimale si chiama “flow”. È uno stato in cui possiamo dare il meglio mantenendo alta la concentrazione senza andare in ansia – e la calma necessaria – ma senza diventare però apatici. Prima di tutto però bisogna spiegare che lo stress non è solo negativo. Durante il giorno, per esempio, abbiamo un’alta carica di stress semplicemente perché c’è la luce del sole e il nostro cervello istintivo ci mantiene attivi e concentrati nel superare tutte le sfide quotidiane. Questa carica di energia deve essere però gestita: se ci “scappa” dalle mani diventa qualcosa di eccessivo e si avvicina molto a una sintomatologia di tipo ansioso.
In che senso?
L’innesco della reazione da stress arriva dal nostro cervello rettiliano (ovvero il cervelletto e il bulbo spinale, sede degli istinti primari e di funzioni vitali come per esempio il controllo del ritmo cardiaco e respiratorio, ndr) che è la nostra parte più antica, fatta di meccanismi “attacco e fuga”. Oggi però non è più il leone ad aggredirci ma i problemi di altro genere, come per esempio, la mancanza di risorse economiche. Vivere in un costante stato di ansia ci porta ad avere la pressione alta, disturbi gastrici o anche respiratori, perché il nostro corpo inconsciamente si prepara ad attaccare. Al contrario, ci possono essere persone che vivono in assenza di stress, prive di motivazione e quindi “ferme”.
E quindi come possiamo trovare il nostro punto di benessere?
L’atleta, il professionista, lo studente dovrebbero imparare a mantenere uno stato di equilibrio tra il Distress, lo stress negativo, quello che genera il panico e la paura della sconfitta, e l’Eustress, lo stress buono che ci stimola a fare, e fare meglio. Significa trovare un punto particolare chiamato “flow”, ovvero l’optimum della nostra quantità di attivazione e che ci permette di vivere le nostre “pick performance”.
Che cosa significa?
È un termine usato nella psicologia dello sport che indica quando un atleta riesce a raggiugere la propria migliore performance entrando in uno stato di totale padronanza, consapevolezza e concentrazione, senza accusare fatica. In sostanza, si entra in uno stato di coscienza modificato che permette di performare al proprio meglio. Sono tecniche, come quelle di training autogeno, che si possono applicare ai soggetti ansiosi e iper-stressati, ma anche nelle persone ipo-stressate e demotivate.
Sono tecniche che possono servire a migliorare la qualità della vita?
Assolutamente sì, immaginando un grafico, sull’asse delle ordinate si può sostituire qualità della prestazione con qualità di vita. Gli attori, per esempio, utilizzano le tecniche di autoipnosi per entrare nella parte. Entrando in uno stato “crepuscolare”, modificano il loro stato di coscienza e si “calano” nel personaggio. Lo stato di autoipnosi, in realtà, accade a tutti senza saperlo. Guardare un film, oppure uno spettacolo a teatro “rapisce” la nostra attenzione, e non ci accorgiamo di cosa ci accade intorno.
Lo stato di trance, in clinica, si attiva con uno stimolo. Con i miei pazienti, per esempio, è la mia voce a innescare il processo. Sono tecniche che, una volta imparate, aiutano a controllare il proprio stato di stress e, oltre a risolvere il problema del momento, anche tutti gli altri aspetti della vita possono esserne influenzati favorevolmente.
Che punti di contatto ci sono tra ipnosi e tecniche meditative?
Il minimo comune denominatore è lo stato di coscienza modificato. La mindfulness, per esempio, conduce nel “qui e ora” e per farlo si entra in uno stato di coscienza modificato, come può accadere praticando yoga oppure semplicemente ascoltando della musica. Il punto di arrivo è sempre lo stesso e ci si arriva per vie più o meno semplici. Ovviamente più il processo è sofisticato più si hanno effetti profondi.
L’ipnosi e il training mentale in che modo contrastano l’invecchiamento?
Lo stress cattivo ci fa male. In una situazione di Distress gli organi del corpo sono iper-attivati perché è come se vivessimo nel costante lotta-fuggi. Questa tensione può generare disturbi come la pressione alta e la sindrome del colon-irritabile, patologie che se trascurate logorano l’organismo. Lo stress, inoltre, fa variare i livelli ormonali.
Per esempio, se si produce molto cortisolo (definito “ormone dello stress” perché la sua produzione aumenta, appunto, in condizioni di stress psico-fisico severo, ndr), si invecchia prima. Infine, chi soffre di stress cronico sembra che abbia un’attività minore delle telomerasi, gli enzimi che proteggono i telomeri, ovvero la parte finale dei cromosomi. In questo modo, se pur minima, può esserci una perdita di materiale genetico.
Questo significa un aumento del rischio di avere degli errori sulle nuove filiere cellulari. Una ricerca americana evidenzia anche come un ormone chiamato cloto – noto come l’ormone della longevità – sembra essere particolarmente coinvolto nei processi di invecchiamento. E, in situazioni di stress, in particolare nelle donne subisce delle modificazioni importanti. Ipnosi e training mentale ci aiutano a contenere quindi lo stress cattivo e quindi tutte le conseguenze che ne derivano.
Oltre a questo anche alimentazione e attività fisica incidono enormemente nel controllo dell’aging. Una dieta, infatti, può avere un’azione di tipo sedativo o tonico, l’attività fisico-motoria può caricare oppure scaricare, per esempio, si dice che la danza sia perfetta perché in essa c’è la socialità, la musica e l’attività. Tutti elementi considerati dei pilastri per la medicina anti-aging.
Come funziona una seduta di ipnosi?
Prima di tutto viene fatto un colloquio con il paziente per capire quali sono le motivazioni e gli obiettivi. Durante la seduta tra ipnotista e ipnotizzato si crea una relazione “asimmetrica”, ovvero il paziente deve essere pronto ad accettare, più o meno inconsciamente, di essere guidato dal medico, si deve quindi fidare.
Lo stato di ipnosi non è uno stato di assoluta incoscienza e perché funzioni si deve creare il “rapport”, ovvero una stretta relazione di fiducia e apertura tra terapeuta e paziente.
Si tratta di entrare in sintonia e quando avviene, è testato, che persino le attività elettriche dei muscoli di entrambi emanino le stesse onde.
Il paziente, quindi, si rilassa ed entra in uno stato di coscienza modificato, dove non è n’è addormentato n’è attivo, e sfruttando il rilassamento fisico si comincia un dialogo con la parte destra dell’emisfero cerebrale, il lato creativo e più intuitivo del nostro cervello.
Nella prima seduta si insegna a entrare nello stato di trance, quelle successive servono a consolidare il metodo. Lo scopo è rendere il paziente in grado di gestirsi e poter usare le tecniche di autoipnosi quando lo ritiene necessario.
I benefici si vedono subito?
I benefici sono immediati. Si attivano processi quali l’alleggerimento dello stato ansioso e il conseguente coinvolgimento emotivo, la modificazione della percezione dell’immagine corporea e la graduale riduzione di interesse per l’ambiente permettono un controllo totale e benefico di corpo e mente, offrendo la possibilità di accedere a risorse mentali personali spesso sconosciute. Mediante l’autoipnosi il soggetto diventa in grado di generare quando necessario lo stato di trance. Attraverso la completa gestione dello stress e dello stato emotivo migliorano le funzioni neurovegetative e il riposo notturno, mentre il sistema immunitario ne risulta potenziato. In questo modo, l’ipnosi migliora la qualità della vita e diventa parte di una strategia evoluta di controllo dell’aging.
Possono sottoporsi tutti a ipnosi?
Dai bambini agli anziani tutti possono essere ipnotizzati anche chi dice “io mai”. Le categorie con cui bisognerebbe stare molto attenti o evitare del tutto l’ipnosi sono i pazienti psichiatrici e psicotici e i gravemente depressi.
Recentemente ha pubblicato il libro Guarire il dolore. Tattiche investigative e strategie di cura, di che cosa tratta?
Il dolore ci fa invecchiare più velocemente, mette in funzione dei processi neuro-chimici e provoca delle modificazioni cellulari. In questo libro, che ho recentemente aggiornato con diversi paragrafi sulla medicina del benessere, ho cercato di trasmettere la necessità di parlare del dolore. Credo che per riuscire a lasciarsi alle spalle la sofferenza, che è un diritto di tutti, è necessaria una nuova consapevolezza rispetto alla possibilità di intraprendere opportuni progetti di cura e guarigione. Con il mio progetto “Aging and Pain, progettare il futuro senza dolore”, cerco proprio di portare avanti una rivoluzione culturale nella medicina odierna.
Elisabetta Pina