Un pool di ricercatori americani ha scoperto che l’ottimismo è alleato della longevità. E che, a trarre i maggiori benefici, sarebbero le donne.
Pensare positivo allunga la vita. Avere un’aspettativa incoraggiante e pensare a un futuro favorevole è un fattore psicosociale in grado di condizionare – positivamente – la nostra esistenza. L’ottimismo, insomma, fa vivere più a lungo! Quello che è sempre stato un pensiero popolare trova adesso riscontro in uno studio apparso sulle colonne della rivista scientifica «Pnas», condotta osservando per (almeno) dieci anni un campione di oltre 70mila persone, quasi tutte donne.
I ricercatori – il pool era composto da scienziati della Boston University e della scuola di salute pubblica di Harvard e del centro di ricerca sul disturbo post-traumatico da stress del Boston Healthcare System – hanno scoperto che l’ottimismo è alleato della longevità. Chi lo coltiva, infatti, ha maggiori probabilità di vivere fino a 85 anni, se non di più.
L’ottimismo allunga la vita: lo studio
A questa conclusione i ricercatori sono giunti dopo aver indagato l’approccio alla vita attraverso un test – «Psm-R», messo a punto oltre trent’anni fa da un gruppo di colleghi dell’Università del Minnesota – e rilevando quello che era l’andamento della vita delle persone coinvolte nello studio. Il tutto tenendo in considerazione anche altri fattori in grado di avere un impatto sulla longevità: da quelli legati allo stile di vita (dieta, attività fisica, abitudine al fumo e al consumo di bevande alcoliche) a quelli sociodemografici (incidenza di malattie croniche, depressione, livelli di istruzione e disponibilità economica).
Escludendo quello che poteva essere stato l’impatto di queste abitudini, gli autori sono giunti alla conclusione che tanto maggiore era il livello di ottimismo rilevato all’inizio dello studio maggiori erano le probabilità di vivere più a lungo. Nello specifico, la vita è risultata più lunga, ma soprattutto ben superiori si sono rivelate le possibilità di tagliare (almeno) il traguardo degli 85 anni. E a trarre i maggiori benefici sarebbero le donne.
Longevità: un mix di stile di vita e genetica
Il dato è piuttosto solido, sebbene «non sia chiaro in che modo l’ottimismo possa essere un determinante così significativo per la salute», afferma Fran Grodstein, epidemiologo di Harvard da tempo impegnato a studiare i fenomeni connessi con l’invecchiamento e tra gli autori dell’ultima ricerca.
Non è la prima volta che un approccio alla vita più incoraggiante viene relato a condizioni fisiche migliori. Nel 2009, attraverso le colonne della rivista «Circulation», un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University (Nashville, Tennessee) aveva dimostrato una ridotta incidenza e decessi per cause cardiovascolari. «I risultati suggeriscono che, oltre a educare e incoraggiare le persone a seguire una dieta equilibrata e a fare regolarmente attività fisica, dobbiamo anche promuovere il benessere psicologico», dichiara Catherine Hurt, docente di psicologia della salute alla City University di Londra.
Le ha fatto eco l’italiana Lisa Bortolotti, docente di filosofia a Birmingham, attraverso le colonne del «Guardian»: «Essere sempre convinti di poter raggiungere i propri obbiettivi, può offrire una maggiore attitudine a resistere alle difficoltà che, di volta in volta, incrociamo durante la vita. Due altri aspetti non sono da trascurare: la genetica (non indagata nell’ultimo lavoro) e il peso degli stili di vita (tutte le persone coinvolte nello studio erano di livello socioculturale medio-alto). Nel frattempo, però, meglio saperlo: approcciare alla vita con ottimismo può allungare la nostra esistenza.
Twitter @fabioditodaro