Wise Society : I boschi verticali nel mondo per edifici che respirano

I boschi verticali nel mondo per edifici che respirano

di Paola Greco
26 Giugno 2023

Dal primo progetto a Milano, fino a quello di Huanggang in Cina, passando per Eindhoven, Parigi, Dubai, Losanna, Anversa, Tirana, e ancora Milano, Treviso, Monza. I Boschi Verticali “crescono” in tutto il mondo, proponendo una nuova idea di coabitazione con la natura

Sono passati quasi 10 anni da quando è stato inaugurato il Bosco Verticale a Milano: era il 2014 e Stefano Boeri ed il suo studio si apprestavano a cambiare la concezione stessa di “casa”. Nulla di veramente nuovo, per carità: i giardini pensili di Babilonia furono una delle sette meraviglie del mondo antico e l’idea era pressappoco la stessa. Ma da allora, abbiamo dovuto aspettare 2.600 anni prima che qualcuno ci riempisse di nuovo gli occhi di meraviglia. Da quel primo progetto, nel tempo, ne sono scaturiti tanti altri: da Parigi a El Cairo, da Tirana a Dubai, dall’Olanda alla Cina, i Boschi Verticali nel mondo sono simbolo di una riconnessione tra architettura e natura, che diventa elemento strutturale degli edifici – essenziale e non più semplicemente ornamentale – nonché la chiave per attuare una trasformazione nel modo di intendere le città.

Bosco verticale di Milano

Foto Dimitar-Harizano / Stefano Boeri

Urban Forestry: una priorità globale

In previsione del primo World Forum on Urban Forests promosso dalla FAO nel 2018, lo studio Stefano Boeri Architetti ha lanciato un appello per una campagna globale sulla forestazione urbana, al fine di moltiplicare la presenza di foreste e alberi nelle nostre città. Significative – e sconfortanti – alcune considerazioni di fondo:

  • nel 2030 il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città;
  • attualmente le città consumano il 75% delle risorse naturali e sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni globali di CO2;
  • foreste e alberi, a rischio di continua erosione, assorbono ogni anno quasi il 40% delle emissioni di combustibili fossili prodotte in larga parte dalle nostre città.

E allora, se un unico albero può portare notevoli benefici alla città e ai suoi abitanti, un bosco o una foresta urbana possono essere un aiuto straordinario per migliorare la qualità della salute e della vita in una città che, in tal modo, torna a respirare.

Infatti, se da un lato i centri urbani sono in gran parte responsabili del problema del cambiamento climatico, dall’altro hanno l’opportunità di diventare parte integrante della soluzione, aumentando il numero di foreste ed alberi, in modo da aiutare a ridurre drasticamente l’inquinamento, ma anche il consumo energetico e l’effetto “isola di calore urbana”, aumentando, al contempo, la produzione di ossigeno, migliorando la biodiversità delle specie viventi e rendendo le città più sicure, piacevoli e salubri.

Naturalmente in quest’ottica il moltiplicarsi dei boschi verticali, ma anche degli edifici verdi in generale, oppure dei tetti dei palazzi trasformati in prati e orti urbani, è di notevole importanza per dare più respiro ai grandi centri abitati.

Veduta aerea sul bosco verticale di Milano

Foto Dimitar Harizanov Stefano Boeri

Boschi verticali nel mondo: ecco i più famosi

La trasformazione in ottica green delle città è possibile grazie alla modalità estremamente flessibile e adattabile di costruzione dei progetti, che ha dato origine a configurazioni architettoniche diverse per contesti, funzioni, costi, specificità locali, interazione tra interno ed esterno. Esisono molti boschi verticali nel mondo e quelli descritti qui sotto sono solo alcuni dei più importanti. Ovviamente non poteva mancare l’esempio milanese, capostipite di una dinastia di progetti in grado di trasformare positivamente le nostre città.

Bosco Verticale – Milano

Il primo Bosco Verticale, costruito a Milano nell’area Porta Nuova, nasce per creare un nuovo modello di convivenza tra specie umane, vegetali e animali. Formato da due torri alte 80 e 112 m, ospita nel complesso 800 alberi, 15.000 piante perenni e/o tappezzanti e 5.000 arbusti. Una vegetazione equivalente a quella di 20.000 mq di bosco e sottobosco, concentrata su 3.000 mq di superficie urbana.

Al contrario delle facciate “minerali” in vetro o pietra, lo schermo vegetale del Bosco Verticale non riflette né amplifica i raggi solari, ma anzi li filtra, consentendo di ridurre l’escursione termica tra interno ed esterno di circa 3 gradi e – nei periodi estivi – riduce il riscaldamento delle facciate fino a 30 gradi.

Allo stesso modo, la cortina verde è in grado di regolare l’umidità, produrre ossigeno e assorbire CO2 e polveri sottili. L’irrigazione delle piante è centralizzata e alimentata da pannelli solari, l’acqua necessaria è attinta in larga misura dal filtraggio degli scarichi grigi delle torri (acque di scarico domestico trattate per essere riutilizzate per scopi non potabili). L’insieme delle soluzioni adottate volge in un certo senso al superamento del concetto stesso di sostenibilità – se vogliamo ancora troppo antropocentrico – per dirigersi verso una nuova diversità biologica: basti pensare che a pochi anni dalla costruzione, il Bosco Verticale ha dato vita ad un habitat spontaneamente colonizzato da numerose specie di animali, tra i quali circa 1.600 esemplari di uccelli e farfalle.

Il Bosco Verticale non è solo l’edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, ma racconta la visione che lo studio Stefano Boeri Architetti aveva e che dal 2014 sta trasformando in realtà in ogni parte del mondo, dimostrando la fattibilità di soluzioni urbane in simbiosi con il mondo vegetale che prima sembravano solo utopistiche.

Trudo Vertical Forest – Eindhoven, Olanda

Quello che lo studio ha fatto da quel momento in poi è stato cercare di capire come far diventare il Bosco Verticale un progetto abitativo alla portata di tutti. Una sfida vinta se si pensa che nel 2021 Stefano Boeri Architetti ha presentato il primo Bosco Verticale di social housing al mondo: si tratta di Trudo Vertical Forest, che si trova nella città di Eindhoven, in Olanda.

L’edificio, una torre residenziale di 19 piani, ospita 125 appartamenti tutti a canoni calmierati per andare incontro a utenze a basso reddito, soprattutto giovani coppie. Le facciate verdi sono abitate da 135 alberi di varie specie e 10.000 arbusti e piante di minori dimensioni. Qui il sistema idrico è circolare: l’acqua piovana viene raccolta e immagazzinata in 4 serbatoi da 20.000 litri sotto l’edificio e riutilizzata per l’irrigazione dei vari vasi.

Le scelte progettuali introdotte nella Trudo Tower mirano principalmente a un abbattimento dei costi di costruzione e manutenzione, venendo incontro alle esigenze della tipologia di social housing, grazie all’utilizzo di tecnologie costruttive di prefabbricazione e all’ottimizzazione delle risorse.

“La Trudo Tower di Eindhoven rappresenta per tutti noi il raggiungimento di un grande obiettivo: – racconta l’architetto Stefano Boeri – rendere accessibile anche agli inquilini con redditi bassi la tipologia Bosco Verticale, che stiamo sperimentando in diverse parti del mondo; per dimostrare che vivere a contatto con gli alberi e il verde -e goderne i vantaggi- non è prerogativa dei ricchi ma può diventare una scelta possibile per milioni di cittadini del mondo”.

Le abitazioni sono state assegnate sulla base della necessità e per sorteggio, mentre trenta appartamenti sono stati riservati a soggetti socialmente svantaggiati, individui che hanno richiesto asilo, rifugiati politici e persone con disabilità.

Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex – Cina

Tra i tanti Boschi Verticali, un altro progetto su cui vale la pena soffermarsi, è sicuramente l’Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex, il primo Bosco Verticale Cinese. Si tratta di un primo passo molto significativo per un Paese che, in nome dello sviluppo economico, ha enormemente sacrificato l’ambiente.

Il complesso copre un’area di 4,54 ettari ed è composto da cinque torri, di cui solo due residenziali: le altre ospitano hotel, uffici e spazi commerciali, allo scopo di innescare un processo di rigenerazione e riqualificazione urbana. Il complesso accoglie in totale 404 alberi, 4620 arbusti e 2408 mq di piante perenni, fiori e piante rampicanti, tutti selezionati da un team di esperti e botanici tra le specie locali adatte alla piantumazione in vaso e in quota.

In aggiunta alle superfici verdi verticali che caratterizzano le torri residenziali, una grande porzione di verde semi-pubblico è pensata sulla copertura del complesso commerciale, con lo scopo di mettere in stretta relazione l’ambiente naturale con gli spazi di lavoro. In totale, il verde nell’Easyhome Huanggang Vertical Forest City Complex assorbe 22 tonnellate di anidride carbonica e produce 11 tonnellate di ossigeno all’anno.

Il progetto è pensato per adattarsi all’esperienza di vita di diversi abitanti, consentendo di valorizzare il mix sociale all’interno dell’edificio e garantendo l’accessibilità a tutti i cittadini, indipendentemente dal background economico.

Paola Greco

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