Le acque di scarto diventano una risorsa in un approccio economico e produttivo circolare. Le tecnologie non mancano, e il nuovo progetto di Culligan ci mostra quanto può essere fatto per salvaguardare le risorse idriche presenti sul Pianeta
Il passaggio a un sistema economico circolare è oggi indispensabile per la protezione del Pianeta. La circolarità è infatti un metodo che può essere applicato a ogni comparto e settore, compreso quello dell’acqua. E in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, caratterizzato da siccità persistente e conseguente carenza di acqua, la salvaguardia e il riutilizzo di questo elemento diventa cruciale. A essere a rischio è infatti la disponibilità di acqua dolce: stando alle stime diffuse dal World Economic Forum 2023 potremmo presto andare in debito ecologico, tanto che già nel 2030 la domanda di acqua potrebbe superare l’offerta del 40%. Il problema è serio: nella sola Italia il 21% del territorio è a rischio desertificazione; il prolungato periodo di siccità riduce la disponibilità delle risorse idriche che, dall’altro lato, sono minacciate dalle sostanze nocive derivanti dai processi produttivi industriali.
Oggi esistono però soluzioni tecnologiche che consentono di puntare a un’uso circolare dell’acqua anche a livello industriale e municipale: lo scarto può diventare nuovamente una risorsa da utilizzare senza intaccare ulteriormente il bacino idrico. Ed è stato proprio questo il tema dell’incontro che si è svolto presso lo stabilimento bolognese di Culligan Italiana, azienda che da oltre 80 anni sviluppa tecnologie volte al risparmio idrico che interessano tutta la filiera della riqualificazione delle acque.
Economia circolare dell’acqua
Si chiama Save Water ed è il programma ideato da Culligan Italiana per passare da uno sfruttamento lineare a un modello circolare dell’uso delle risorse idriche. Save Water conta infatti diverse soluzioni volte al recupero delle acque in ambito commerciale e industriale, così da coniugare il risparmio idrico a quello economico. Prima di scoprire quali sono alcune delle tecnologie messe a punto dall’azienda occorre però fare un passo indietro scoprendo cos’è l’economia circolare dell’acqua.
L’acqua dolce rappresenta solo il 2,5% di tutta l’acqua presente sulla Terra, e gran parte di questa non è facilmente accessibile perché “conservata” nei ghiacciai e nelle calotte polari che, d’altra parte, svolgono un importante ruolo nella regolazione del clima globale. E se nel mondo occidentale la scarsità d’acqua non sembra essere (per ora) qualcosa di estremamente tangibile, in altre zone del mondo l’accesso all’acqua potabile non è garantito. E le ripercussioni sono gravi sia sulla filiera produttiva che sulla salute e la sopravvivenza di interi popoli. In gran parte dei paesi del sud globale, l’acqua contaminata è infatti responsabile del 6% di tutte le morti. Tradotto: nel 2017 sono state 1,2 milioni persone decedute per aver consumato acqua poco sicura, ovvero il 2,2% di tutti i morti sul Pianeta.
Ed è proprio in questo contesto così delicato che si inserisce il concetto della circolarità dell’acqua, il cui scopo è valorizzare questo prezioso elemento. In un sistema circolare, l’acqua già utilizzata (ad esempio a livello industriale e produttivo) può essere rigenerata, rimessa in circolo e utilizzata nuovamente. Lo scopo è quello di non andare a intaccare le preziose riserve di acqua dolce presenti sul territorio ma rigenerare ciò che si è già utilizzato, rendendolo ancora una volta una risorsa. Si tratta di un approccio virtuoso al problema, che oggi può contare su soluzioni tecnologiche che, al risparmio idrico, coniugano un sempre apprezzato risparmio economico.
Dove si usa più acqua?
Quando ci si riferisce all’uso dell’acqua si pensa automaticamente a quella utilizzata dall’uomo a scopo alimentare e domestico. Questa è tuttavia solo un’infinitesima parte dell’uso che se ne fa quotidianamente. Da un lato c’è il settore agroalimentare, fortemente idrovoro, dall’altro quello dell’industria: per la produzione di beni e servizi si utilizza acqua, e molto spesso si tratta di acqua dolce. Nel corso dei decenni la quantità di acqua dolce utilizzata per scopi umani è aumentata: la crescita della popolazione e il persistere di un modello economico che sfrutta in modo intensivo le risorse presenti sul Pianeta ha portato a un sovrasfruttamento dell’acqua.
I dati diffusi da OurWorldInData mostrano l’andamento: a partire dal 1900 l’uso di questa risorsa si è incrementato di quasi sei volte, con una brusca impennata a partire dagli anni ’50. E se l’andamento sembra aver rallentato a partire dal 2000, c’è ancora molta strada da fare per combattere lo stress idrico a cui è sottoposto il Pianeta.
Riciclo dell’acqua e riuso delle acque reflue
Cosa significa riciclare l’acqua? E quali usi se ne possono fare? L’argomento è stato ampiamente discusso nel corso dell’incontro con Culligan Italia che, durante la visita allo stabilimento produttivo di Cadriano Di Granarolo Dell’Emilia, ha illustrato molte delle tecnologie che, lungo tutta la filiera dell’acqua, consentono di ottimizzare l’uso di questa preziosa risorsa. Nell’era della crisi climatica non è infatti sufficiente intervenire sul trattamento dell’acqua, ma è necessario perfezionare l’uso della risorsa stessa rendendo più efficienti processi e usi anche dal punto di vista dell’impronta idrica.
Ad esempio, qual è il percorso che fa l’acqua all’interno di un industria? Semplificando molto, l’acqua dolce viene immessa all’interno del processo produttivo, consentendo così di passare dal prodotto grezzo a quello finale. Ottenuto il prodotto (o il servizio), si genera acqua di scarto che solitamente viene smaltita con costi piuttosto alti. L’economia circolare dell’acqua può intervenire proprio su questo processo andando a recuperare l’acqua già utilizzata che, dopo essere stata opportunamente filtrata e depurata, può entrare nuovamente nel sistema produttivo. I vantaggi sono molti: si riduce drasticamente l’uso di acqua dolce, si abbassa l’impronta idrica e si abbattono i costi vivi legati alla produzione.
Water filtering solutions
Un esempio tecnologico è la Water Filtering Station, un sistema messo a punto da Culligan per riutilizzare l’acqua di scarto dei processi industriali recuperando dal 95 al 100% dell’acqua utilizzata. Il sistema può utilizzare diversi filtri a seconda della tipologia di acqua reflua: il filtro a coalescenza, per la rimozione di oli e grassi, il filtro meccanico, che trattiene particelle con dimensioni fino a 1 micron e infine i filtri a carbone attivo, che rimuovono anche il perossido di idrogeno. L’acqua filtrata con la Water Filtering Station può essere poi inviata a un sistema di disinfezione UV che garantisce l’eliminazione di batteri, virus e muffe. A questo punto l’acqua trattata, dopo il raffreddamento, può essere sottoposta ai test di controllo per poi essere reimmessa nel ciclo produttivo.
Oggi esistono 26 unità della Water Filtering Station di Culligan in tutto il mondo, dall’Italia all’Argentina. E con soli 26 impianti il risparmio complessivo annuale è di 600.000 m3 di acqua potabile, equivalente a 270 piscine olimpioniche o 400 milioni di bottiglie di acqua.
L’economia circolare dell’acqua e gli ambiti di applicazione
Quello appena descritto è solo un esempio di come i trattamenti delle acque reflue con tecnologie di nuova generazione possano portare a un considerevole risparmio idrico. Abbassare la water footprint è un dovere di tutti i settori produttivi, così come del singolo individuo. In agricoltura, ad esempio, il riutilizzo dell’acqua è una pratica raccomandata per contrastare la carenza idrica. Eppure dall’indagine “Il riutilizzo delle acque reflue in Italia” realizzata da Utilitalia emerge che questo sistema viene attualmente sfruttato solo per il 5%. Solo 475 milioni di metri cubi di acque reflue depurate sono infatti utilizzati per irrigare i campi agricoli, a fronte dei circa 9 miliardi di metri cubi che ogni anno vengono forniti dai depuratori dislocati sul territorio.
Anche le amministrazioni comunali potrebbero approfittare delle nuove tecnologie di depurazione e risparmio idrico. Per irrigare le aree verdi cittadine o per le operazioni di pulizia delle strade non c’è necessità di utilizzare le riserve di acqua dolce: l’acqua reflua raccolta dalle reti fognarie, opportunamente trattata e depurata, può considerarsi a tutti gli effetti pulita, e può quindi essere restituita all’ambiente in totale sicurezza per tutte le necessità richieste dalla manutenzione del tessuto urbano. Utilizzare un modello circolare di sfruttamento dell’acqua potrebbe decisamente cambiare le carte in tavola, a tutto vantaggio del Pianeta e degli esseri viventi che lo abitano.
Serena Fogli