Wise Society : Acqua in Europa: si punta a una maggiore qualità con norme e standard

Acqua in Europa: si punta a una maggiore qualità con norme e standard

di Andrea Ballocchi
22 Febbraio 2024
SPECIALE : La guida per conoscere l’acqua

Sul tema dell’acqua ci sono significative novità in materia legislativa che potrebbero contribuire a migliorarne la qualità in Unione Europea

L’acqua in Europa è materia delicata. È un elemento vitale e prezioso, ma non è infinita: dall’acqua potabile a quella impiegata in agricoltura, nel manifatturiero, per il riscaldamento e il raffrescamento, per la produzione di elettricità, per il turismo e per altri settori dei servizi, gli europei ne utilizzano miliardi di metri cubi, ricorda l’Agenzia europea dell’Ambiente. La stessa evidenzia che l’Unione Europea e i suoi Stati membri hanno messo in atto politiche e misure per migliorare la qualità dell’acqua, ridurre l’inquinamento e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici. A questo proposito va evidenziato che in tutta l’UE il 90% circa delle acque reflue urbane vengono raccolte e trattate in conformità con la Direttiva UE sul trattamento delle acque reflue, segnala sempre l’EEA. Sul miglioramento della qualità dell’acqua potabile e sul trattamento più mirato delle acque reflue vi sono stati recenti aggiornamenti in campo normativo di particolare interesse e che è bene conoscere.

acqua potabile

Foto di Imani su Unsplash

L’acqua in Europa ha bisogno di maggiore attenzione

Sulla qualità dell’acqua in Europa si sono fatti passi in avanti, ma c’è ancora molto da fare se si considera che nei Paesi europei in media circa un quarto (il 23%) dell’acqua viene persa nella distribuzione, non raggiungendo così il consumatore finale. A tale proposito di recente sono stati fatti passi avanti sia per elevare la qualità dell’acqua da bere sia per il trattamento dell’acqua delle acque reflue.

Altri ne verranno fatti: a marzo la Commissione UE lancerà un’iniziativa sulla resilienza idrica, come annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione 2023. Comprenderà una serie di misure immediate e darà il via a un dibattito pubblico sul raggiungimento della resilienza idrica. “Ciò getterà anche le basi per possibili nuove azioni in questi settori nel prossimo mandato della Commissione”, specifica la stessa istituzione.

C’è ancora molto da fare

Intanto però c’è da registrare una richiesta, fatta dall’European Environmental Bureau, l’Ufficio europeo dell’ambiente (rete di circa 180 organizzazioni ambientaliste internazionali). L’EEB, in un documento pubblicato lo scorso ottobre intitolato “La direttiva quadro sulle acque, lo strumento dimenticato per risolvere la crisi idrica in Europa”. Da questo ne emerge un quadro poco incoraggiante.

La Direttiva Quadro sulle Acque (WFD) stabilisce un contesto per la protezione delle acque in tutta l’Unione Europea con l’obiettivo generale di raggiungere un buono stato delle acque europee “entro il 2015”. Sono trascorsi ormai nove anni da questa scadenza e più di vent’anni dall’adozione della direttiva, ma “gli Stati membri sono ben lungi dall’adempiere ai propri obblighi”, riporta EEB.

Più della metà delle acque europee non sono in buono stato e sono soggette a diversi tipi di esenzioni da questo obiettivo, come le proroghe delle scadenze. “Dopo il 2027 il margine di manovra per giustificare il mancato raggiungimento di un buono status sarà molto limitato”, sottolinea il network. Per questo motivo, gli Stati membri devono attuare subito misure per raggiungere l’obiettivo giuridicamente vincolante del buono stato entro tale scadenza. Tuttavia, la maggior parte degli Stati membri non è attualmente pronta a raggiungere questo obiettivo.

Acqua del rubinetto

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Nuove norme igieniche per l’acqua potabile

Va detto, però, che sul tema dell’acqua in Europa, la stessa Commissione Europea ha adottato qualche settimana fa nuove norme igieniche per i materiali e i prodotti che entrano in contatto con l’acqua potabile. Si applicheranno a partire dal 31 dicembre 2026 ai materiali e ai prodotti utilizzati nelle nuove installazioni o in caso di ristrutturazione o riparazione di installazioni più vecchie. Questi standard – specifica la stessa Commissione Europeaimpediranno la crescita microbica e ridurranno il rischio di sostanze nocive che penetrano nell’acqua potabile.

Le nuove norme si applicheranno ai materiali e ai prodotti utilizzati in nuovi impianti per l’estrazione, il trattamento, lo stoccaggio o la distribuzione dell’acqua, o per lavori di riparazione, come ad esempio tubi di alimentazione, valvole, pompe, contatori dell’acqua, raccordi e rubinetti. Ciò renderà l’acqua più sicura da bere e ridurrà gli oneri amministrativi per le aziende che producono i materiali e i prodotti pertinenti, nonché per le autorità nazionali. Come motiva l’istituzione europea, “finora c’è stata poca armonizzazione in tutta l’UE e i produttori erano obbligati a richiedere approvazioni diverse in ciascuno Stato membro in cui desideravano vendere i loro prodotti. Le nuove norme semplificheranno inoltre il lavoro di approvazione precedentemente svolto da ciascuna autorità nazionale”.

I materiali e i prodotti conformi alle nuove norme UE riceveranno una dichiarazione di conformità UE e una marcatura specifica UE. Il prodotto potrà quindi essere venduto in tutta l’UE senza alcuna restrizione legata a possibili problemi di salute pubblica o ambientali.

Trattamento delle acque reflue: c’è l’accordo sulla revisione della direttiva UE

Altrettanto importante è l’ambito delle acque reflue. A questo proposito a fine gennaio il Consiglio europeo e i negoziatori del Parlamento UE hanno raggiunto un accordo politico provvisorio su una proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. La direttiva rivista è uno dei risultati chiave del piano d’azione per l’inquinamento zero dell’UE.

Riconoscendo il potenziale del settore del trattamento delle acque reflue di contribuire a ridurre significativamente le emissioni di gas climalteranti nell’UE, le nuove norme introducono una scadenza per raggiungere la neutralità energetica nel settore, nonché un regime di responsabilità estesa del produttore “per garantire un equo contributo dai settori più inquinanti al trattamento delle acque reflue per microinquinanti”, rileva il Consiglio UE.

L’accordo, in attesa dell’adozione formale da parte di entrambe le istituzioni, tocca vari aspetti. Intanto si è esteso il campo di applicazione della direttiva per includere tutti gli agglomerati di mille abitanti equivalenti (ae) e oltre, rispetto ai 2mila della precedente direttiva.

Il testo fissa le scadenze entro le quali gli Stati membri devono stabilire un piano integrato di gestione delle acque reflue urbane che copra gli agglomerati con oltre 100mila ae entro il 2033 e gli agglomerati a rischio tra 10mila e 100mila ae entro il 2039.
I co-legislatori, inoltre, hanno introdotto un obiettivo di neutralità energetica, nel senso che entro il 2045 gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane dovranno produrre energia da fonti rinnovabili, sulla base di audit energetici regolari, con obiettivi intermedi progressivi.

Andrea Ballocchi

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