Wise Society : Isole di calore: cosa sono e cosa occorre fare per combatterle

Isole di calore: cosa sono e cosa occorre fare per combatterle

di Andrea Ballocchi
26 Luglio 2022

Contro l’aumento delle temperature in città e le sacche di calore, occorre approntare sistemi e soluzioni che passano da una maggiore presenza di verde alla tecnologia

Si chiamano isole di calore e sono quelle con cui hanno a che fare la maggior parte degli esseri umani. Tutti coloro che vivono in città ne subiscono, infatti, gli effetti negative. Il problema è che le cose peggioreranno col tempo: basta vedere i record negativi registrati negli ultimi anni. Come ha evidenziato il Copernicus Climate Change Service, il 2020 è stato l’anno più caldo alla pari con il 2016, mentre il 2021 è stato uno dei sette anni più caldi della storia del Pianeta.

Isola di calore

Foto di Christian Peters da Pixabay

Isole di calore e ondate di calore: il problema è soprattutto in città

Il 2011-2020 è stato il decennio con le temperature più alte mai registrate. E alle temperature sempre più elevate si accompagneranno il numero di persone che vivrà in città: entro il 2050 i due terzi della popolazione mondiale risiederà in un centro urbano e le isole di calore diventeranno un vero problema. Un problema che, d’altro canto, esiste già oggi, perché sono circa 200 i milioni di abitanti che, in più di 350 città, vivono con temperature estive superiori ai 35 °C. Lo fa notare C40, rete delle più grandi città mondiali impegnate ad affrontare il climate change. Segnala, inoltre, che a questo livello di esposizione, le ondate di calore sono il più letale di tutti i rischi climatici. Entro il 2050 le città che registreranno queste temperature saranno 970. Elevate temperature medie si tradurranno in ondate di calore diventeranno molto più intense.

C0s’è l’isola di calore?

La definizione di isola di calore ce la danno le branche della meteorologia e della climatologia: si tratta, infatti, di un fenomeno che causa un microclima più caldo all’interno di città e aree urbane, soprattutto rispetto alle zone rurali e periferiche. Giusto per fare un esempio: in estate New York City può essere 2-3 gradi più calda delle vicine aree rurali.

Isola di calore urbana

Foto di Adam Thomas / Unsplash

Isola di calore urbana non significa solo una temperatura più elevata. Il fenomeno, infatti, si traduce in vari problemi, e il primo spesso coincide con una qualità dell’aria peggiore. Questo accade perché vi sono più inquinanti che vengono immessi nell’aria. Lo segnala il National Geographic, aggiungendo che anche la qualità dell’acqua ne soffre. Quando l’acqua dell’isola di calore finisce per fluire nei corsi d’acqua locali, e con la sua più elevata temperatura, danneggia le specie native che si sono adattate alla vita in un ambiente acquatico più fresco.

Vivere in condizioni climatiche sempre più estreme è un fattore di rischio per la salute assai pesante. Basti pensare che bel 2019 nella sola Francia sono morte quasi 1500 persone a causa del caldo record dell’estate.

Isole di calore: le cause del surriscaldamento urbano

Ma cosa concorre alla formazione delle isole di calore? Diversi fattori, suggerisce EPA – l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, che intanto amplia il discorso non solo alle megalopoli: le sacche di calore possono formarsi in condizioni disparate, di giorno o di notte, in città piccole o grandi, ma anche in aree suburbane, in climi settentrionali o meridionali, e in qualsiasi stagione.

Il surriscaldamento urbano, continua EPA, è generato prima di tutto dalla scarsità di verde presente in città. Alberi e vegetazione tendono, infatti, a raffreddare l’aria fornendo ombra, facendo traspirare l’acqua dalle foglie delle piante e facendo evaporare l’acqua superficiale.
Tetti, strade, edifici, marciapiedi e parcheggi forniscono meno ombra e umidità dei paesaggi naturali e quindi contribuiscono all’innalzamento delle temperature. Gli stessi materiali usati per costruire case e infrastrutture concorre al fenomeno. Spesso, infatti, le isole di calore si formano durante il giorno e diventano più pronunciate dopo il tramonto a causa del lento rilascio di calore dai materiali urbani.

La stessa struttura urbana amplifica il problema. Dimensioni e spazi tra gli edifici all’interno di una città influenzano il flusso del vento e la capacità dei materiali urbani di assorbire e rilasciare l’energia e calore del sole. Nelle aree fortemente sviluppate, le superfici e le strutture ravvicinate costituiscono grandi masse termiche che non dissipano facilmente calore. “Le città con molte strade strette ed edifici alti diventano canyon urbani, che possono bloccare il flusso naturale del vento che porterebbe effetti di raffreddamento”, suggerisce l’Agenzia USA.

Tra le cause, naturalmente, c’è anche il calore generato dalle attività umane. Dai veicoli, ai condizionatori d’aria, è tutto un aggiungere caldo a caldo. Infine ci sono anche fattori meteo e geografici.

Isola di calore di giorno e di notte

Foto Shutterstock

Come combattere le isole di calore

Definite le cause, è possibile anche tentare di arginare e migliorare la situazione, adottando determinate strategie. La prima passa dalla necessità di contare su maggiore verde urbano. Aumentare il numero di piante, come testimoniano studi scientifici, aiuta molto. Quindi, occorre dare spazio specie agli alberi con ampi rami che offrono possibilità di ombreggiamento maggiore. Contribuiscono a migliorare le cose i tetti verdi, ma anche i “tetti freddi”. Si tratta di coperture con pitture o membrane riflettenti. Questi materiali o rivestimenti che riflettono sensibilmente la luce del sole e il calore permettono di ridurre le temperature del tetto, aumentando il comfort degli occupanti e riducendo la domanda di energia. Sono preziosi alleati anche le soluzioni per la gestione integrata delle acque meteoriche. Prati, giardini e piante entrano di nuovo in gioco anche in questo senso, le pareti verdi.

Servono anche misure per ridurre il traffico veicolare, oltre che convertire quanto prima le fonti di riscaldamento verso soluzioni meno impattanti. Anche la tecnologia può essere di aiuto. Un esempio è quanto fatto dal Comune di Firenze che ha definito un accordo con Istituto per la bioeconomia del CNR per mappare la città in aree climatiche ‘hot’ e ‘cold’ attraverso fonti satellitari Nasa, in modo da definire tre livelli di criticità e intervenire in modo mirato mitigando le isole di calore.

Andrea Ballocchi

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