Secondo gli esperti dai due anni in poi non si dovrebbero assumere più di 25 grammi di zucchero al giorno (circa sei cucchiaini). Sul banci degli imputati l'abuso di bevande gassate e succhi di frutta
Nulla da fare, fino ai due anni. E poi comunque una buona dose di cautela, fino al compimento della maggior età. L’ultima puntata della battaglia contro gli zuccheri aggiunti l’ha scritta l’American Heart Association, la società scientifica che annovera il maggior numero di cardiologi al mondo. Non è mai troppo presto per avviare la lotta ai chili di troppo. Per evitare di anticipare la comparsa di fattori di rischio (ipertensione, sovrappeso e obesità) e di malattie (diabete e la sindrome metabolica), i cardiologi statunitensi hanno proposto – il documento è stato pubblicato anche sulla rivista Circulation – il bando totale degli alimenti troppo dolci fino ai due anni. Mentre da quel momento in avanti non si dovrebbero assumere più di 25 grammi di zucchero al giorno: pari all’incirca a sei cucchiaini. Nessun problema invece per gli alimenti che naturalmente contengono zuccheri semplici o complessi: come la pasta, la frutta e il latte.
OGGI LA DIETA E’ TROPPO DOLCE – Altro che infanzia uguale dolcezza, dunque. Sulle nostre tavole finiscono quotidianamente alimenti e bevande che apportano una quantità eccessiva di zuccheri semplici. Le molecole vengono subito assorbite dall’organismo e questo comporta un rapido incremento della glicemia e dei livelli di insulina nel sangue. Come spiega Alberto Ritieni, docente di chimica degli alimenti all’Università Federico II di Napoli, «gli zuccheri sono aggiunti agli alimenti per soddisfare il desiderio subconscio di avere energia disponibile in breve tempo e assicurano molte calorie a fronte di un ridotto sforzo metabolico». Di zuccheri semplici abbonda la dieta occidentale, come conferma la nuova pubblicazione. Il problema è molto sentito negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Australia. Un contributo determinante all’aumento degli zuccheri è collegato all’abuso di bevande come: soft drink, succhi di frutta e bibite energetiche che accompagnano l’attività sportiva. Attualmente – come riportato in una recente analisi apparsa su «The Lancet Diabetes & Endocrinology» – il sessantotto per cento di quelle commercializzate negli Stati Uniti contiene dolcificanti ad alto contenuto calorico e solo il cinque per cento edulcoranti a basso impatto energetico. Spulciando nel database Euromonitor, i ricercatori hanno riscontrato che le vendite di queste bevande è in crescita ovunque. Gli ultimi picchi – in termini di calorie quotidiane e di volumi pro capite – riguardano i Paesi dell’America del Nord, dell’America Latina, dell’Europa occidentale, l’Australia, la Nuova Zelanda e le isole del Pacifico.
UNO STRUMENTO A DISPOSIZIONE DELLE FAMIGLIE – Da qui la necessità avvertita dai cardiologi americani di suggerire prudenza nel consumo di alimenti arricchiti in zuccheri, fin dai primi anni di vita. «Il documento punta a dare informazioni chiare ai genitori che, sempre più spesso, chiedono quale sia la soglia da non superare», dichiara Miriam Vos, docente di pediatria alla Emor University di Atlanta, tra gli estensori del documento. La necessità di porre un limite era considerata improcrastinabile, visto che diversi studi condotti nell’ultimo decennio hanno evidenziato come una dieta ricca di zuccheri aggiunti risulti un fattore di rischio per l’insorgenza dell’obesità, del diabete, dell’ipertensione e dell’aumento dei livelli di colesterolo «cattivo» nel sangue. Motivo per cui «prima le famiglie insegnano ai propri figli a porre un limite al loro consumo, meglio sarà per la salute delle generazioni future», asserisce Rachel Johnson, docente di nutrizione pediatrica all’università del Vermont. L’accusa che i medici muovono a bevande e merendine è quella di contenere chilocalorie «vuote», cioè non associate ad altri nutrienti benefici: come le proteine, i carboidrati e le vitamine. In più, secondo gli esperti, i bambini che mangiano molti prodotti zuccherati tendono a trascurare i cibi salutari.
NELLA LATTINA DI UNA BIBITA GASSATA ALMENO DIECI CUCCHIAINI DI ZUCCHERO – Il problema dell’eccesso di zuccheri semplici è dibattuto anche all’interno della comunità scientifica italiana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle linee guida aggiornate pochi mesi fa, era stata meno drastica rispetto all’American Heart Association: «Gli zuccheri semplici dovrebbero costituire meno del dieci per cento del contributo energetico quotidiano». Tradotto: non più di cinquanta grammi al giorno, pari a dodici cucchiaini. La difficoltà, nella pratica, sta nel misurare la quantità contenuta nei prodotti industriali. Una lattina di bibita gassata contiene almeno dieci cucchiaini di zucchero, un succo di frutta può arrivare a cinque. Vanno tenuti d’occhio pure i cereali per la prima colazione. La battaglia contro gli zuccheri aggiunti è appena iniziata.
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