Uno studio canadese condotto su ventimila pazienti mette in guardia sui rischi post influenzali soprattutto per alcune categorie sensibili come gli anziani
Il picco dell’influenza è ormai alle spalle. Ma la scoperta potrà tornare utile tra meno di un anno, quando inizierà la nuova stagione vaccinale. Il rischio di avere un attacco di cuore aumenta fino a sei volte quando si ha l’influenza. Lo afferma uno studio canadese pubblicato dal «New England Journal of Medicine», secondo cui il rischio, che cessa una settimana dopo la fine dei sintomi, è maggiore per gli anziani, per le persone colpite dal virus B e per chi è al primo infarto. L’associazione tra influenza e infarti era già stata osservata in precedenza, ma lo studio è il primo che ha lavorato su casi confermati da test di laboratorio. «Le persone che sono a rischio di attacco cardiaco devono prendere tutte le precauzioni per prevenire le infezioni respiratorie, specialmente l’influenza, con tutte le misure possibili: dal vaccino al lavaggio delle mani», hanno messo nero su bianco i ricercatori dell’Institute for Clinical Evaluative Sciences di Toronto, dopo aver analizzato i dati di oltre ventimila persone.
LA RICERCA SU VENTIMILA PERSONE – Gli studiosi hanno analizzato circa ventimila casi di influenza registrati in Ontario (con la diagnosi di laboratorio) tra il 2009 e il 2014. Di questi, 332 sono stati ricoverati in ospedale a seguito di un attacco di cuore nell’anno successivo un’infezione dal virus dell’influenza. Delle persone che avrebbero subito un infarto durante il periodo di recupero dall’influenza, il 69 per cento non era vaccinato, mentre per il 76 per cento quello del periodo influenzale è stato il primo attacco cardiaco. Inoltre, il rischio di infarto risultava leggermente aumentato per gli adulti oltre i 65 anni e per le persone infette dall’influenza di tipo B, anche se questi aumenti non risultavano statisticamente significativi. Il rischio cardiaco sembra essere stato maggiore nei primi sette giorni di influenza, in particolare nelle persone anziane infette dal virus dell’influenza B e in quelli sottoposti a un primo infarto. Altri studi su virus responsabili di infezioni respiratorie hanno sottolineato l’aumento del pericolo di attacchi cardiaci, ma non tanto quanto il virus dell’influenza, come ha sottolineato lo studio. In tutta Europa, l’eccesso di mortalità per tutte le problematiche connesse all’influenza è stimato in ottantamila morti, di tutte le età: questa la stima fata dall’Istituto francese della salute.
IL RUOLO DELL’INFIAMMAZIONE – I risultati confermano l’importanza di effettuare la vaccinazione antinfluenzale: sopratutto se si sono superati i 65 anni o se comunque si convive già con alcuni fattori di rischio cardiovascolari (fumo di sigaretta, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia). La possibile correlazione, emersa già da precedenti lavori, sarebbe la conseguenza di un aumento dello stato infiammatorio di tutto l’organismo a seguito di un attacco influenzale. «Se è in corso un processo infiammatorio, il corpo è sotto stress – afferma Jeff Kwong, epidemiologo e medico di famiglia, primo autore della pubblicazione -. Di conseguenza l’ossigeno nel sangue si riduce, come la pressione: due condizioni che possono innescare una serie di reazioni il cui epilogo può essere rappresentato dall’occlusione di un’arteria coronaria». A quel punto l’infarto è a un passo.
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