Finora si poteva fare vino da uve biologiche. Grazie alla pubblicazione di un nuovo decreto in attuazione delle norme comunitarie, la filiera produttiva è adesso completa. L'anidride solforosa è stata, però, solo ridotta e non eliminata
Via libera al vino biologico. Grazie alla pubblicazione di un Decreto Ministeriale che ne autorizza e regola la produzione in tutta Italia. Si tratta del DM n. 15992 del 12 luglio 2012 uscito sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 177 del 31 luglio 2012. Fino a questo momento, infatti, si poteva produrre solo vino da uve biologiche perché non esistevano le norme comunitarie di disciplina della trasformazione delle uve e dei processi enologici. Arriva sul mercato un prodotto importante e molto atteso, primo perché il vino rimane uno dei gioielli del made in Italy e favorirne un consumo di qualità non può che fare bene alla salute e al mercato. Secondo perché sta crescendo la sensibilità verso il biologico soprattutto in Germania e Nord Europa, Paesi dove noi esportiamo molto prodotto. Terzo perché molti italiani, desiderosi di limitare il più possibile nell’alimentazione le quantità di additivi e conservanti, saranno ben lieti di inserire nella propria dieta un vino naturale e controllato.
E qui i nodi arrivano al pettine. Il decreto, in attuazione della normativa europea, fissa i limiti consentiti di anidride solforosa – per bianchi e rosati 150 mg/litro a fronte dei 200 mg/litro per i vini convenzionali mentre per i rossi 100 mg/litro a fronte di 150 mg/litro nei vini convenzionali – e indica gli additivi e le sostanze ammesse nella vinificazione biologica in senso restrittivo per rendere il prodotto il più “naturale” possibile. Ma, di fatto, il prodotto non è naturale al 100% come molti consumatori di cibo bio speravano.
Fonte: Coldiretti