Wise Society : Per fare del buon vino serve il rispetto del vigneto

Per fare del buon vino serve il rispetto del vigneto

di Maria Enza Giannetto/Nabu
27 Ottobre 2016

Biologico, naturale o biodinamico? «Se vuoi un buon vino devi rispettare la pianta», dice l'enologo spagnolo Eduardo Torres Acosta che lavora nei vigneti dell'Etna

vino biodinamico, vigneto

Per Eduardo Torres Acosta per produrre un buon vino, sostenibile e salutare, bisogna rispettare il vigneto e la sua tradizione

«Oggi si fa un gran parlare di vino biologico, biodinamico, naturale. Io sono convinto che la strada giusta per un buon vino, sostenibile e salutare, sia quella della tradizione e del rispetto del vigneto». Non ha dubbi Eduardo Torres Acosta, 33 anni, enologo canariense ormai da tre anni di stanza a Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, dove lavora per la Cantina Passopisciaro e dove, nel tempo libero, vinifica i suoi vini tradizionali.

Al disordine tra le definizioni naturale, biologico, biodinamico, artigianale che, negli ultimi tempi, sta davvero confondendo gli operatori e, ancor di più, i consumatori, Torres risponde utilizzando le tecniche che ha imparato, già 15 anni fa, osservando il nonno e il papà nella coltivazione del loro vigneto a Tenerife. L’assenza, in Italia, di una normativa chiara, infatti,  fa sì che, i piccoli produttori definiscano i propri vini indifferentemente, utilizzando anche i termini naturale e biologico come sinonimi.

Ricordiamo, invece che un ‘vino biologico’, quello in cui la coltivazione privilegia il rapporto con il territorio e la natura, è tale perché certificato secondo il Regolamento Europeo del 2012.

Con il termine ‘vino naturale’ si fa riferimento al vino che, oltre all’adozione delle tecniche dell’agricoltura biologica, non presenta alcuna sostanza addizionata al mosto (correttore di acidità, anidride solforosa o coadiuvanti vari) e non obbedisce ad alcun disciplinare (i solfiti, in minima parte,  vengono comunque aggiunti per prevenire ossidazioni o deviazioni batteriche). E poi ci sono anche i ‘vini biodinamici’ che vengono prodotti assecondando le fasi lunari.

«Mancano i disciplinari e normative chiare – dice Torres -. Io, però, sono convinto che se rispetti il vigneto questo riesce a curarsi da sé e che la pianta abbia tutte le caratteristiche per proteggersi dagli interventi esterni. Sono i trattamenti chimici, purtroppo, a indebolire la sua forza. Certo, se c’è una grandinata o una gelata, c’è poco da fare: ma in questo caso sia per chi usa sia per chi non usa trattamenti».

La sua esperienza di viticoltura – alle Canarie e a Conegliano Veneto prima di approdare nei territori etnei – e lo studio, lo hanno portato, infatti, a pensare che la vite e l’intero “sistema vigneto” siano dotati di un sistema di protezione naturale. Per questo, Torres, che la primavera scorsa ha imbottigliato, dopo un anno e mezzo dalla sua prima vendemmia (quella del 2014) le bottiglie delle sue due etichette Versante Nord e Pirrera, riducendo in pratica l’uso dei solfiti in minuscole quantità solo alla fase della vendemmia e a quella dell’imbottigliamento.

vino biodinamico, vigneto

Una bottigilia di vino Versante Nord di Eduardo Torres Acosta

«Purtroppo – continua – è difficile per chi ha sempre praticato un certo tipo di agricoltura rinunciare ai trattamenti intensivi e preventivi. Spesso i produttori di vino, per paura che il vigneto venga intaccato da muffe o da insetti, usano trattamenti, purtroppo anche chimici, per preservare le proprie coltivazioni. Nella mia breve esperienza sull’Etna, però, posso senz’altro dire che si possono limitare al minimo i trattamenti in questi vigneti perché il clima è ideale per le viti».

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