Spesso considerata come una fase normale dell’età della crescita, in realtà è una malattia che va assolutamente curata in ogni sua forma, perché impatta sulla tenuta psicologica di chi ne è affetto.
L’acne è la più comune tra le malattie cutanee dell’adolescente. Anzi, è il disturbo in assoluto più frequente in questa età. La maggior parte dei casi non richiede alcun trattamento, ma rimane croce e delizia del ragazzo e della ragazzina, incerti tra la tentazione di strizzare il comedone e quella di lasciarlo stare per non renderlo più vistoso. A confermarlo è un’indagine condotta su poco più di 2.000 adolescenti all’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado (la scuola media). L’82,4 per cento delle ragazze e il 63.2 per cento dei ragazzi ha dichiarato di avere problemi estetici legati ai «brufoli». Sono loro la manifestazione più evidente dell’acne, la più fastidiosa manifestazione del disturbo estetico ancora poco curato, in ragione dei lunghi trattamenti di cui può necessitare (non sempre) per essere risolto.
Acne, una malattia dell’adolescenza (e non solo)
«L’acne è una malattia cronica che interessa principalmente, ma non esclusivamente, gli adolescenti – spiega Giuseppe Monfrecola, docente di dermatologia all’Università Federico II di Napoli -. Diciamo innanzitutto, per rassicurare i ragazzi, che l’acne non è una malattia infettiva e non è dovuta a una alterazione dei livelli ormonali. Ma è una condizione infiammatoria della pelle legata a una predisposizione genetica in cui giocano un ruolo importante fattori ambientali e anche la normale flora microbica cutanea».
Ciò che purtroppo viene spesso trascurato è che l’acne grave, ma anche quella lieve se non opportunamente curata, può generare cicatrici permanenti che possono lasciare sulla pelle: depressioni crateriformi (cicatrici atrofiche) di variabile profondità e, soprattutto sul tronco, rilievi (cicatrici ipertrofiche) di diversa forma e dimensione.
«Il volto è il tratto corporeo che meglio riassume la nostra identità – chiarisce la psicoterapeuta Katia Vignoli -. Lo è al massimo grado nell’adolescenza, la tappa evolutiva in cui l’identificazione col corpo è più forte. Soprattutto nel volto l’adolescente rappresenta sé stesso e l’immagine che di sé vuole dare al mondo. Basti pensare, per esempio, alla cura e alla foggia dei capelli, al trucco, all’utilizzo oggi così diffuso di piercing e tatuaggi».
Cicatrici da acne: il risvolto psicologico
I ragazzi, spesso così parchi di parole, comunicano attraverso il corpo, in primis la faccia, il loro stato. È comprensibile quindi che una cicatrice sul volto possa diventare un vero disagio: se ogni altro corredo è un atto volontario e libero, un’espressione creativa o un simbolo di appartenenza, la cicatrice è un segno «subito», è ciò che resta di una ferita, una traccia del passato che non si può cancellare, al pari di una sofferenza o di un cattivo ricordo, rimasti impressi, nostro malgrado, nella memoria della pelle. Se poi la cicatrice è il residuo dell’acne, problema cutaneo già vissuto come deturpante e punitivo, va da sé che il disagio che porta si potenzia.
La comparsa delle cicatrici da acne è un fenomeno diffuso, come dimostra uno studio pubblicato nel 2017 sul «Journal of Drugs in Dermatology», condotto somministrando un questionario a circa 2.000 pazienti negli studi di 120 dermatologi. Il 43% dei partecipanti presentava cicatrici atrofiche da acne, tra cui le cosiddette cicatrici «a colpi di punteruolo». Secondo i dati raccolti, le persone con acne grave avevano una maggiore probabilità di sviluppare cicatrici, state riscontrate nel 77 per cento dei casi di acne grave, confermando una forte correlazione tra la gravità della malattia e la comparsa delle cicatrici. Le cicatrici da acne sono state comunque rilevate anche nel 51 per cento dei casi di acne moderata e nel 28 per cento di acne lieve o molto lieve.
Acne, i rimedi: una patologia che si cura anche a tavola
L’acne dipende anche dalla dieta che si segue. «Esiste una correlazione diretta tra questa condizione e la resistenza all’insulina. Ridurre la presenza di cibi ad alto indice glicemico nella propria dieta sembra una valida strategia per attenuare la severità delle manifestazioni acneiche.
Se si sa da tempo che questa regola protegge da sovrappeso, obesità infantile (e non), resistenza all’insulina, diabete di tipo 2, sindrome dell’ovaio policistico e malattie coronariche, l’ultima ricerca conferma anche i benefici nei confronti di quella che è la più temuta malattia della pelle, sopratutto da parte degli adolescenti.
Quali i consigli da tenere sempre a mente prima di accomodarsi a tavola? È importante contrapporre a un basso apporto di carboidrati raffinati le giuste quantità di grassi, proteine, glucidi complessi e soprattutto fibre, sali minerali e vitamine, riscoprire il pesce e i legumi in almeno un paio di occasioni settimanali, limitare il sale e gli alcolici, ed aumentare nel contempo l’apporto di alimenti vegetali (frutta e verdura) arrivando a consumarne almeno 4-5 porzioni al giorno.
«L’acne viene spesso considerata come un transitorio e trascurabile problema estetico sia dai medici ma soprattutto dalle persone, che non ricorrono in maniera tempestiva a trattamenti efficaci, spesso per la credenza diffusa che l’acne sia una fase normale dell’età della crescita – aggiunge Monfrecola -. Al contrario, si tratta di una malattia che va assolutamente curata in ogni sua forma, perché impatta sulla tenuta psicologica di chi ne è affetto. L’acne deve essere curata con costanza e pazienza perché tende ad avere recrudescenze che provocano frustrazione e scarsa aderenza ai consigli terapeutici».
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