Secondo una ricerca della Ucla iI resveratrolo contenuto nella buccia degli acini inibisce la crescita dei batteri che la provocano
Evviva il resveratrolo. O forse no. Sulle proprietà (vere o presunte) dell’antiossidante contenuto in particolare nelle bucce degli acini d’uva e, in misura inferiore, nel cioccolato fondente e nei frutti rossi, i ricercatori non riescono ancora a mettersi d’accordo. Secondo alcune ricerche pare abbia caratteristiche antinfiammatorie, antitumorali e antitrombotiche. Tesi, regolarmente confutate, da altre ricerche come quella, recentissima, della Johns Hopkins University di Baltimora che, dopo aver osservato per dieci anni un campione significativo di adulti residenti nel Chianti, dove il consumo del vino è quotidiano, ha concluso che questo non può essere dimostrato.
Nel frattempo i ricercatori continuano a indagare sulle caratteristiche dell’antiossidante. L’ultima pubblicazione in ordine di tempo è quella del dipartimento di Dermatologia della Ucla di Los Angeles. Il gruppo di ricerca composto da Emma Taylor, Yang Yu, Jackson Champer e Jenny Kim ha scoperto che il resveratrolo può essere utilizzato per aiutare a combattere l’acne perché inibirebbe la crescita del propionibacterium acnes, il batterio che la provoca.
Attenzione, però, ciò non significa che uno o più bicchieri di vino al giorno possa salvare la pelle degli adolescenti o degli adulti che sono afflitti dall’acne. Intanto perché il resveratrolo di cui si parla è quello contenuto nella buccia degli acini che, solo in parte finisce nel vino; per manifestare appieno le sue proprietà anti acne, poi, lo stesso resveratrolo deve essere combinato con il perossido di benzoile, una molecola comunemente utilizzata in ambito clinico nel trattamento della patologia dermatologica.
«In un primo momento pensavamo che l’azione combinata dei due composti, che sono un ossidante e un antiossidante, provocasse un annullamento a vicenda delle loro caratteristiche anti acne, ma non è così – spiega nella presentazione della ricerca la coordinatrice del gruppo, Emma Taylor, assistente professore clinico di medicina nella divisione di Dermatologia della David Geffen School of Medicine alla UCLA -. Lo studio ha dimostrato, invece, che utilizzati insieme contribuiscono a prolungare l’azione antibatterica».