Loss and damage, gas serra e bilancio obiettivi raggiunti. Sarebbero questi, su carta, i temi chiave di Cop 28, la 28° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023 – in programma dal 30 novembre al 12 dicembre all’Expo City di Dubai, paese – per inciso, – che si attesta tra quelli con le più alte emissioni pro capite di gas serra al mondo. “Sarebbero” perché questa COP28 negli Emirati Arabi Uniti, che riunisce il mondo in un momento critico per l’azione globale di trasformazione del clima, si inaugura sotto tante, tantissime ombre.
Luci e ombre su Cop 28
Prima tra tutte il potenziale conflitto di interessi che si cela proprio nella presidenza di Cop 28, visto che Sultan Al Jaber, oltre ad essere inviato per il clima degli Emirati Arabi Uniti e Ministro dell’Industria, è anche amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), azienda petrolifera statale e di quella di energie rinnovabili, Masdar.
Ed è fresca la notizia di ben 150 pagine di documenti riservati, preparati dal comitato organizzatore della Cop 28 per Al Jaber e per incontri già pianificati tra luglio e ottobre 2023, con almeno 27 governi. I documenti sono al centro di un’inchiesta di giornalisti indipendenti del Center for Climate Reporting e parlerebbero di riunioni a porte chiuse ma anche di trattative commerciali, con diversi ‘punti di discussione’ proposti nei documenti e relativi ai combustibili fossili.
Quello del conflitto di interessi non è l’unico neo sulla trasparenza della nuova conferenza delle parti. A colpire è anche l’assenza di John Biden per motivi non del tutto ufficiali oltre a quella, per motivi di salute, di Papa Francesco che avrebbe comunque avuto una forte significato simbolico.
Che cos’è la Cop 28 e perché si tiene a Dubai
Nei tre decenni trascorsi dal vertice di Rio e dal lancio della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), la Conferenza delle parti della Convenzione (COP) ha concordato ogni anno con i paesi membri di determinare ambizioni e responsabilità, e di identificare e valutare le misure climatiche.
In particolare, ricordiamo che la 21a sessione della COP (COP21) ha portato all’Accordo di Parigi, che ha mobilitato un’azione collettiva globale per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali entro il 2100 e per agire per adattarsi agli effetti già esistenti del cambiamento climatico. Per rimanere in linea con l’obiettivo, la scienza ci dice che le emissioni devono essere dimezzate entro il 2030. Abbiamo solo altri sette anni per raggiungere questo obiettivo. La COP28 EAU rappresenta un’ottima opportunità per ripensare, riavviare e riorientare l’agenda sul clima.
E tutto questo accadrà a Dubai perché, ricordiamo, i membri delle Nazioni Unite sono divisi cinque gruppi regionali e quest’anno il compito di ospitare la Cop spettava al gruppo Asia-Pacifico, che ha scelto gli Emirati Arabi Uniti.
“ … mi impegnerò a creare consenso tra le parti per guidare l’azione per il clima. Insieme, daremo priorità agli sforzi volti ad accelerare la riduzione delle emissioni attraverso una transizione energetica pragmatica, riformare l’uso del territorio e trasformare i sistemi alimentari. Lavoreremo per mobilitare soluzioni per i paesi vulnerabili, rendere operative perdite e danni e organizzare la conferenza più inclusiva possibile”,
ha detto il presidente Sultan Ahmed Al Jaber.
I protagonisti e i temi della COP 28
Alla COP 28 di Dubai parteciperanno oltre 70 mila delegati, tra cui centinaia di leader mondiali, come il primo ministro britannico Rishi Sunak e il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva. Per la prima volta ci saranno anche il re del Regno Unito Carlo III e sarebbe dovuto arrivare anche il Papa.
Riguardo ai temi che saranno affrontato, chi più e ha più ne metta. Gli argomenti al centro di questa Cop 28 sono tantissimi. Si parte dall’accelerazione per una transizione energetica giusta fino ad arrivare, appunto ai finanziamenti per il clima. Più precisamente, l’obiettivo di accelerare la transizione energetica è cruciale, poiché i Paesi rimangono divisi su come affrontare l’eliminazione dei combustibili fossili.
Sul piano finanziario, oltre al fondo Loss and Damage, si cercherà di mettere a disposizione degli Stati dei sussidi per eliminare i combustibili fossili e realizzare la transizione verso il Net Zero. Insomma, i principali temi in agenda alla COP 28 di Dubai sono:
- il primo Global Stocktake – bilancio globale GST – meccanismo di revisione degli impegni assunti dai Paesi sulla base dell’analisi degli obiettivi già raggiunti;
- un accordo quadro generale di attuazione sull’Obiettivo Globale sull’Adattamento (GGA);
- la creazione di un fondo Loss & Damage per i Paesi in via di sviluppo colpiti dai cambiamenti climatici.
Il global stocktake
Il Global Stocktake rappresenta un punto di svolta fondamentale perchè significa esaminare tutto ciò che riguarda la posizione del mondo riguardo all’azione e al sostegno per il clima, identificare le lacune e lavorare insieme per concordare percorsi di soluzione (fino al 2030 e oltre). Il bilancio, infatti, prevede la pubblicazione di un’attività reportistica, ogni cinque anni, sullo stato delle emissioni e racchiude l’ambizione di incentivare la lotta alla crisi climatica valutando i progressi collettivi compiuti sull’Accordo di Parigi.
A questo proposito, l’UNFCC, a ottobre 2023, ha pubblicato il rapporto intitolato “Views on the elements for the consideration of outputs component of the first global stocktake”. Tra le pagine del documento si legge che gli impegni di riduzione delle emissioni dei gas serra presi finora di propria iniziativa dagli Stati, conosciuti con l’acronimo NDCs (Nationally Determined Contributions), se rispettati, contribuiranno ad avere un clima più caldo di 1,7 °C.
Tuttavia, secondo le reali politiche introdotte finora, l’aumento di temperatura sarà ben più alto e probabilmente, prima della fine del secolo, si raggiungerà la soglia di 3 °C. Per contrastare questo allarmante scenario, che avrebbe ripercussioni negative per l’ambiente e anche per la salute globale, sarebbe necessario centrare l’obiettivo di 1,5 °C stabilito dall’Accordo di Parigi. Eppure, secondo le raccomandazioni contenute nell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’ente scientifico che si occupa di mettere insieme migliaia di studi prodotti sulla crisi climatica, per raggiungere tale traguardo bisognerebbe tagliare il 43% delle emissioni dei gas serra entro il 2030 e l’84% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2019.
Il sostegno ai Paesi in via di sviluppo
Altro tema al centro di Cop 28 è il sostegno ai Paesi in via di sviluppo nel rispondere agli effetti del riscaldamento globale e soprattutto il modo in cui verrà finanziato e gestito il fondo di compensazione per i paesi più colpiti dal cambiamento climatico. I Paesi più poveri, infatti, sono quelli che hanno contribuito meno alla crisi climatica ma che ne subiscono e ne subiranno le peggiori conseguenze – andando anche ad alimentare sempre di più le fila dei migranti climatici – con quasi la metà dei morti causati dalla crisi climatica. La sfida è quindi quella di rendere pienamente operativo lo strumento Loss and Damage, istituito nella precedente Cop di Sharm El-Sheik. E ovviamente, grande spazio sarà dato a mitigazione e adattamento.
Insomma un tema che di sicuro emergerà prepotente è quello della finanza climatica. Una tematica che ha sollevato non pochi problemi durante i negoziati tecnici di Bonn che servivano per preparare il campo all’accordo politico da raggiungere alla Cop di fine anno. Quest’anno la conferenza di Bonn è stata in empasse per 14 giorni proprio sull’adozione dell’agenda della Cop28 di Dubai e non si è discusso molto della sostanza del futuro accordo. E il motivo della stasi riguarda proprio il veto che alcuni paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli del gruppo Like Minded Developing Countries, appoggiati dalla Cina, hanno posto sul Mitigation Work Program se i paesi più ricchi non avessero messo più fondi sulla finanza climatica. Il compremesso non è stato raggiunto e l’agenda è stata approvata solo perché i paesi più ricchi hanno ritirato dall’agenda il MWP.
Il ruolo dell’Italia alla Cop 28
Il ruolo dell’Italia alla COP28 si fonda sull’impegno del Governo nel promuovere l’Accordo di Parigi in tutti gli scenari internazionali, ma punta anche a valorizzare il più possibile esperienze e buone pratiche dei tanti stakeholder e dei diversi attori del nostro Paese impegnati nel contrasto al cambiamento climatico.
Per questo, il padiglione del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica all’interno della Conferenza ospita per tutto il periodo dei lavori un fitto calendario di 53 eventi tematici, organizzati e promossi da università, centri di ricerca, fondazioni, ONG, Regioni e aziende italiane.
Una proposta di confronto e approfondimento che, partendo da azioni concrete ed esperienze sul campo, abbraccia le principali sfide sistemiche del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile, che vanno dalla transizione energetica al settore dei trasporti, dal ruolo dell’informazione all’economia circolare alla governance delle relazioni regionali, dal settore industriale e produttivo al ruolo dei territori.
La delegazione italiana arriva a Dubai con una presenza congrua. A partire dalla premier Giorgia Meloni, presente per i primi due-tre giorni e che già il 10 ottobre ha già incontrato il presidente Sultan Al Jaber dichiarando subito dopo di apprezzarne il lavoro “per i suoi sforzi per un processo che ha come obiettivo quello di concordare una chiara tabella di marcia per accelerare i progressi attraverso una pragmatica transizione energetica globale”.
All’appuntamento di Dubai l’Italia arriva, soprattutto, con Francesco Corvaro, nominato “inviato speciale per il clima” e sarà presente sia il ministro Gilberto Pichetto Fratin che entrambi i sottosegretari Vannia Gava e Claudio Barbaro.
La presenza e gli obiettivi dell’UE alla Cop 28
Per quanto riguarda l’UE saranno presenti il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nonché la presidenza spagnola del Consiglio.
Il Consiglio europeo, il 16 ottobre, ha approvato la posizione dell’UE e ha evidenziato le opportunità che un’azione ambiziosa per il clima offre per il Pianeta, l’economia globale e le persone, e l’importanza di garantire una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno, verso economie e società sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e climaticamente neutre.
Il Consiglio ha, infatti, sottolineato l’esigenza di innalzare considerevolmente il livello di ambizione globale affinché l’obiettivo di 1,5°C rimanga raggiungibile e ha chiesto:
- il rafforzamento collettivo dei contributi determinati a livello nazionale (NDC)
- una graduale eliminazione a livello mondiale dei combustibili fossili non soggetti ad abbattimento e il raggiungimento di un picco nel loro consumo in questo decennio
- un sistema energetico mondiale completamente o prevalentemente decarbonizzato negli anni 2030
- l’eliminazione graduale, il prima possibile, delle sovvenzioni ai combustibili fossili che non affrontano le questioni della povertà energetica o di una transizione giusta
- un’azione globale al fine di triplicare la capacità di energia rinnovabile installata e raddoppiare il tasso del miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030
- maggiori sforzi di tutte le parti per integrare l’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza agli stessi nelle politiche e nei programmi esistenti in tutti i settori opportuni
- un’intensificazione degli sforzi da parte di tutti i paesi per mobilitare finanziamenti a sostegno dell’azione per il clima
Maria Enza Giannetto