Wise Society : Rio+20: sostenibilità globale, la parola chiave per salvare il Pianeta

Rio+20: sostenibilità globale, la parola chiave per salvare il Pianeta

di Lia del Fabro
19 Giugno 2012

Al via la Conferenza dell'Onu 2012 in Brasile, dove i grandi della Terra fanno il punto su sviluppo sostenibile, inquinamento e lotta alla povertà

Il 20 Giugno è partita la nuova Conferenza delle Nazioni Unite Rio+20 dedicata all’impegno politico per lo sviluppo sostenibile globale, tenuta a Rio de Janeiro fino al 22 giugno. La città brasiliana ha già accolto, venti anni fa, una precedente e famosa conferenza: ecco perché, quella di questi giorni, è denominata poprio Rio+20. Si tratta del quarto vertice in cui i grandi della Terra dovranno affrontare lo sviluppo della green economy, in un appuntamento cruciale per il futuro del nostro pianeta.

Cosa si è ottenuto in passato

 

Di sostenibilità  globale si cominciò a parlare già nella prima Conferenza organizzata dalle Nazioni unite nel 1972 a Stoccolma, a cui fece seguito quella di Rio del 1992, e una successiva a Johannesburg nel 2002.

Le Dichiarazioni emerse nel corso di questi quarant’anni sono state importanti per affermare a livello istituzionale la sensibilità verso temi fondamentali per la sopravvivenza del mondo. La conferenza di Rio del ’92 si chiuse  dopo aver tracciato l’Agenda 21 che si rivelò importante perché, tema per tema, erano indicate le tracce da seguire negli anni successivi. Fu creata anche una Commissione sullo sviluppo sostenibile che negli anni seguenti avrebbe monitorato l’avanzamento dei lavori nelle diverse aree individuate. E inoltre, fu approvato l’importante principio precauzionale, secondo il quale allo scopo “di proteggere l’ambiente …dovrebbe essere ampiamente utilizzato un approccio cautelativo”.

In pratica, anche in assenza di prove scientifiche, si diceva che si sarebbero dovute  applicare misure rivolte a prevenire il degrado ambientale, principio che in seguito fu esteso nel campo della tutela dei consumatori, della salute dell’uomo e degli animali. Ciò che mancò nel 1992, a detta degli osservatori, fu non aver definito impegni vincolanti per gli Stati, gli accordi su obiettivi comuni e la tempistica per realizzarli. Ma il seme era lanciato, e ora il mondo è sicuramente un po’ più consapevole dell’importanza  che lo sviluppo sostenibile del pianeta sia l’unica strada da percorrere per la sua salvezza.

I temi in discussione in questo incontro

 

Di che cosa si discuterà nel nuovo importante appuntamento in Brasile? I governi di tutto il mondo sia pure con defezioni importanti – causa anche il concomitante G20 –  come quella di Obama e di molti capi di Stato europei compreso il nostro , discuteranno il testo che è stato chiamato in modo significativo Future We Want , il Futuro che vogliamo.

Si tratta di sei macro temi che riguardano la sostenibilità globale: il primo, di carattere politico, riguarda la Visione comune che dovrebbe costituire l’impegno politico condiviso in misura ampia e senza troppe reticenze da parte di tutti i governi. Il secondo riguarderà gli Impegni da rinnovare, quelli già assunti nelle precedenti Conferenze e che aspettano di essere confermati. Terzo tema sul tavolo delle discussioni è quello centrale e riguarda la Green economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà, intesa quindi come un nuovo modo per affrontare pericoli che minacciano la sopravvivenza globale,  come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la desertificazione, l’esaurimento delle risorse naturali,  promuovendo al contempo il benessere sociale ed economico.

Quarto punto è il Riferimento istituzionale, come cioè darsi un sistema di governance globale per lo sviluppo sostenibile, con il coinvolgimento delle istituzioni e delle forze  sociali, ambientali ed economiche interessate. Quinto aspetto è la Definizione delle azioni da realizzare nei diversi settori, acqua, energia, salute, desertificazione secondo obiettivi ci si augura il più possibile concreti. Sesto punto i Mezzi di implementazione, e quindi gli aspetti relativi ai finanziamenti.

I punti di contrasto e gli obiettivi comuni

 

Si tratta dunque di temi molto impegnativi, molte volte controversi, che vedono le posizioni dei paesi spesso non allineati neppure sugli stessi principi di base. Fonte di numerosi contrasti, è ad esempio, il secondo punto, quello relativo agli Impegni da confermare.

Si tratta di un aspetto per nulla scontato su cui è in corso uno scontro forte perché i paesi a rapido sviluppo (come India, Cina, Brasile, Messico) non ci stanno ad essere trattati come le grandi potenze economiche. Un dato può servire a capire meglio e ce lo fornisce il WWF che sarà presente a Rio con una sua delegazione: è vero che la Cina è il primo paese al mondo come emissioni di anidride carbonica , ma se consideriamo il dato in termini pro-capite, in un anno la Cina produce 5 tonnellate l’anno di emissioni pro-capite contro le circa 20 tonnellate pro-capite degli Usa. Un contrasto che mette in discussione il modello stesso di sviluppo di questi paesi.

Molto importante per misurare se Rio sarà un successo o un’occasione mancata è il quinto aspetto relativo alla Definizione delle azioni, perché solo se saranno specificati gli interventi in modo dettagliato,  si potrà dire che la Conferenza di Rio ha centrato molti dei suoi obiettivi.

Un altro capitolo oggetto di discussione, sarà sicuramente quello dell’eliminazione dei “sussidi perversi”, le sovvenzioni concesse dai governi di tutto per sostenere attività che incidono negativamente sull’ambiente. In particolare quelle destinate alla produzione di combustibili fossili, sui quali ci sarà una grande manifestazione per chiederne l’eliminazione a livello mondiale, rilanciata su Twitter il 18 giugno prossimo in occasione del G20. E quelle concesse all’agricoltura e alla pesca non sostenibili, alle attività idriche come la costruzione di dighe.

Tutte insieme,  secondo  il WWF , è stato valutato assorbano globalmente 2000 miliardi di dollari  ogni anno. Di questi, 650 miliardi solo per gli incentivi ai combustibili fossili. Ebbene, secondo una recente stima dell’autorevole UNEP (United Nations Environment Programme),  la somma degli incentivi che potrebbero essere destinati nel mondo a tutte le attività a sostegno dell’ eco-agricoltura ammontano all’incirca proprio a 2000 miliardi di dollari.  I soldi quindi ci sarebbero se riuscissimo a dirottarli dalla forma di “sussidi perversi” a quel tipo di attività che per comodità va sotto il nome di Green economy.

Acqua, cibo, energia per tutti

 

«La Conferenza di Rio dovrebbe costituire un vero e proprio punto di svolta per costruire una nuova economia che metta al centro il capitale naturale», commenta Gianfranco Bologna direttore scientifico del WWF Italia. E come farlo? «Superando il concetto di PIL come unico misuratore del benessere inserendo il valore economico del capitale naturale, e ispirandosi ad azioni che abbiamo  sintetizzato in “Acqua cibo e energia per tutti, per sempre”, secondo obiettivi possibili e definiti nell’arco di 20/30 anni».

«Le risorse primarie non sono ancora disponibili per gran parte della popolazione mondiale», continua il direttore, «circa 0,9 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua e 2,6 miliardi non hanno accesso ai servizi igienici e all’acqua potabile, quasi 1 miliardo sono denutriti e 1,5 miliardi non hanno accesso alle moderne fonti di energia. Le richieste di cibo, acqua ed energia continuano ad aumentare mentre i cambiamenti climatici e la crescita della popolazione prendono il sopravvento», continua Bologna.

«A questo punto se vogliamo dare l’accesso a queste risorse primarie a tutti e difendere la sostenibilità globale abbiamo bisogno di adottare un approccio integrato ed avviare una nuova impostazione economica: che metta al centro il capitale naturale, senza il quale non possono esservi sviluppo, economia e neppure benessere».

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