Una birra che fra gli ingredienti ha il pane invenduto: un modo per combattere lo spreco alimentare e abbassare le emissioni inquinanti. A realizzarla è Biova Project, un'interessante start up torinese.
È giusto chiamarla birra circolare, dato che il suo ingrediente chiave è il pane invenduto, contribuendo a ridurre lo spreco alimentare. Ogni giorno in Italia 13mila quintali di pane restano nelle ceste. Una startup italiana, Biova Project, ha avuto un’idea: trasformare questo scarto in materia prima. Dal punto di vista produttivo, il pane è in grado di sostituire parte del malto d’orzo utilizzato di solito per produrre birra. Il bello è che “qualunque tipo di pane può essere trasformato in birra”, segnala il team Biova Project.
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Foto Biova Project
Biova, la birra “a base di pane”
Così, con 150 chilogrammi di pane recuperato la startup riesce a produrre 2500 litri di birra, evitando 1365 kg di CO2 (oltre a ridurre l’impiego di territorio, acqua ed energia) e usando il 30% di malto d’orzo in meno delle materie prime necessarie. Non solo: grazie al processo innovativo si utilizza fino al 40% in meno di materie prime. La realtà piemontese quest’anno ha già raggiunto i 50mila litri quest’anno, ma non si ferma qui: si punta a raggiungere e superare i 75mila litri. La stessa squadra, dai due fondatori si è allargata e ora conta dieci persone, a testimonianza che la green economy è più viva che mai.
Birra circolare e italiana contro lo spreco alimentare: cos’è Biova Project
Biova Project «nasce a ottobre 2019 come società benefit sostenibile con l’obiettivo di ridurre lo spreco alimentare», racconta Emanuela Barbano, co-founder e presidente, oltre che chief financial officer della startup innovativa con sede a Torino. «Vogliamo contribuire a questo scopo lavorando nel settore alimentare puntando all’upcycling. Andiamo a recuperare un surplus che trasformiamo in nuovo valore». I prodotti attualmente sul mercato sono birre artigianali realizzate anche con pane invenduto e recuperato: «in pratica noi sostituiamo nel processo produttivo artigianale di birrificazione fino al 30% di malto d’orzo».
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Emanuela Barbano – Foto Biova Project
Dagli antichi Egizi al XXI secolo: l’idea originale di usare il pane per la birra
Già nel nome stesso della startup c’è… profumo di pane: la biova altro non è che un tipo di pane tipico piemontese conosciuto e diffuso ormai a livello italiano. L’idea di usare il pane per produrre birra è antica quanto le piramidi: le ricette di birra da pane risalgono, infatti, alla tradizione degli antichi Egizi e la sostituzione di parte del malto d’orzo con pane e con altri ingredienti è una tecnica usuale nella produzione della birra artigianale. «L’elemento esclusivo e innovativo di Biova Project è il sistema logistico di recupero del pane invenduto e il trattamento dello scarto – spiega Barbano –. Siamo una startup innovativa che lavora nell’ambito della logistica del recupero e relativa commercializzazione».
Per produrre le proprie birre (di cui è proprietaria di ricette esclusive composte da mastri birrai) si appoggia a una rete di birrifici partner nel Nordovest e Nordest d’Italia. A seconda del luogo e del tipo di pane raccolto si procede alla produzione quanto più locale. La prospettiva è espandersi progressivamente sul territorio nazionale.
Intanto la novità più recente – nata a maggio – è la gamma Biova Milano, frutto di un accordo con l’associazione panificatori milanesi: tre prodotti (rossa, gialla, verde) che si ispirano alle tre linee della metropolitana milanese.
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Foto Biova Project
Dalla birra allo snack
Nel solco dei principi dell’economia circolare e dell’upcycling è nato un nuovo prodotto: Ri-Snack, “il primo snack italiano che combatte lo spreco alimentare”, viene presentato dalla startup innovativa, che racconta come esso rappresenti un ulteriore motivo d’orgoglio “perché porta a zero gli scarti delle nostre produzioni di birra”. È uno spuntino salato a base di malto d’orzo già servito per fare la Birra Biova, chiamato trebbia, ovvero malto d’orzo residuo, ricco di proteine, fibre e sali minerali, anche se molto più povero di zuccheri, rilasciati nella fase di ammostamento (interessante, quindi, a livello dietetico). Anch’esso è all’insegna della sostenibilità: impiega, infatti, il 40% in meno di materie prime vergini. Insieme alla birra viene proposto come aperitivo sostenibile: una buona idea, green e all’insegna del riuso.
Andrea Ballocchi