Wise Society : Sappiamo davvero che cosa arriva ogni giorno nei nostri piatti?
Wise Incontri

Sappiamo davvero che cosa arriva ogni giorno nei nostri piatti?

di Vincenzo Petraglia
4 Dicembre 2021

Quello che mangiamo ha un forte impatto sulla salute nostra e del pianeta eppure non sempre conosciamo da dove arriva e come viene prodotto, anche a causa di etichette poco trasparenti. Ecco le dritte per orientarci meglio di Massimo Monti, ceo Alce Nero, brand da sempre impegnato nel biologico

Da oltre quarant’anni impegnato nella produzione di cibi frutto di un’agricoltura rispettosa della terra e della sua fertilità, Alce Nero è un brand pioniere nel biologico che ha fatto della trasparenza e della qualità il suo vessillo. Fondata nel 1978, l’azienda emiliana unisce più di mille agricoltori in Italia e oltre diecimila piccole imprese agricole familiari del Centro e Sud America e produce oltre 400 prodotti provenienti da campagne libere da erbicidi e pesticidi e trasformati con tecniche che tutelano ed esaltano le caratteristiche delle materie prime, anche grazie a liste di ingredienti sempre corte ed essenziali, prive di conservanti e di additivi.

Wise Society ha intervistato l’amministratore delegato Massimo Monti, che ha tracciato un interessante spaccato di ciò che arriva ogni giorno nei nostri piatti e di come possiamo migliorarlo, anche attraverso una maggiore informazione e consapevolezza rispetto a ciò che mangiamo e a chi lo produce.

Massimo Monti

Massimo Monti, amministratore delegato di Alce Nero, l’azienda emiliana fondata nel 1978 che ha fatto della sostenibilità di tutta la filiera uno dei cardini del proprio business.

Il cibo bio attira sempre più consumatori, ma non è tutto oro quello che luccica…

Il bio è sicuramente in crescita, ma rappresenta ancora una nicchia di mercato, anche se gli healthy trend di questi ultimi anni hanno favorito l’ingresso nel mercato di tutta una serie di nuovi player, non tutti con un impegno reale e a 360 gradi su questo fronte. Molti brand dedicano, infatti, al bio soltanto una piccola parte del loro business, più per motivi di comunicazione e posizionamento, che per ragioni di sostanza.

Eppure le persone sono sempre più attente a quello che mangiano, anche se molto c’è ancora da fare sia a livello di consapevolezza e informazione che a livello di tracciabilità degli ingredienti e trasparenza delle etichette.

Viviamo in un sistema dove le scelte di uno condizionano inevitabilmente quelle dell’altro, ecco perché è importante acquisire maggiore consapevolezza su ciò che mangiamo, perché il cibo è uno degli ambiti col maggior impatto sulla salute nostra e su quella del pianeta. Sapere cosa c’è dietro ogni cosa che mangiamo è un sacrosanto diritto delle persone e va garantito. Le norme consentono alle aziende, se lo vogliono, di essere trasparenti con le loro etichette, ma molto spesso non pongono obblighi precisi, per cui tante aziende, nell’assoluta legalità, decidono di non essere trasparenti fino in fondo e di non dare tutte le informazioni che potrebbero dare tramite le etichette dei loro prodotti.

Voi avete seguito la strada delle etichette narranti…

Sì, l’obiettivo dell’etichetta narrante, che non è una nostra invenzione, ma un’idea che parte da Slow Food, è esattamente ricostituire un rapporto forte e trasparente tra chi produce cibo e chi lo utilizza, in modo immediato e facilmente comprensibile, direttamente sull’imballo del prodotto, così da avere tutte le informazioni sulle caratteristiche e la provenienza di ciò che si acquista, dove è stata coltivata la materia prima, chi l’ha coltivata, con quali tecniche, con quali sementi e con quali varietà, quale processo è stato utilizzato, chi e dove ha processato. 

Che consigli possiamo dare a chi vuole prodotti di qualità e che non nuocciono alla salute?

Una regola fondamentale è il numero di ingredienti che compongono un determinato alimento. Meno sono, più sarà di qualità. Le liste degli ingredienti devono essere sempre corte ed essenziali, prive di conservanti e di additivi. Più ci sono ingredienti ultraprocessati e più risulta impossibile risalire alla filiera di un prodotto. Questo tipo di ingredienti viene in genere utilizzato per nascondere la cattiva qualità di un alimento. D’altronde, che bisogno ci sarebbe di aggiungere sale, zuccheri, aromi e additivi se la materia prima fosse di suo già di prima qualità? Il make up dei prodotti tende sempre a nascondere qualcosa e per di più crea dipendenza verso le sostanze che vengono aggiunte nei vari prodotti.

alce nero CAMPO di GRANO

Foto: Alce Nero

Alce Nero attua per la propria produzione l’agricoltura rigenerativa. In che modo la portate avanti?

Facciamo biologico da sempre e abbiamo sempre cercato di aggiungere valore ai nostri prodotti. Con l’agricoltura rigenerativa, tramite la rotazione delle colture che aiuta a ricostruire la materia organica del suolo e ad accrescerne biodiversità e fertilità, poniamo particolare attenzione alla salute del suolo, inteso come un organismo dalla cui salute dipende anche quella delle piante e del raccolto che si fa. Se si fa biologico non ci si può esimere dal fare agricoltura rigenerativa, perché per fare biologico, per non usare la chimica, c’è bisogno di un terreno salubre, non impoverito, che si auto sostiene.

Bisognerebbe sempre partire dall’assunto che la natura è resiliente e riesce a ripristinare il suo equilibrio, anche dopo stress molto importanti, e prendendo a modello la natura e i suoi meccanismi possiamo certamente dar vita a prodotti più sani e sostenibili.

Spesso le aziende considerano gli investimenti in sostenibilità soltanto dei costi. Perché, invece, conviene investire in sostenibilità, anche in un’ottica di migliori performance economiche?

Perché, se è vero che nel breve periodo la sostenibilità costa, nel lungo periodo ripaga ampiamente e come Alce Nero ne siamo la prova lampante, visti i risultati economici che stiamo ottenendo negli ultimi anni. Sostenibilità è certamente quella ambientale, ma anche quella sociale ed economica. Per noi è importantissimo distribuire valore su tutta la filiera in maniera equa e proficua per tutti. Il motivo per cui questo modello economico è possibile è perché le persone che decidono di acquistare i nostri prodotti riconoscono il loro valore e sono disposti a pagarli anche in più rispetto ad altri prodotti competitor.

alce nero uliveto

Foto: Alce Nero

Come si costruisce per un brand autorevolezza, credibilità e fiducia agli occhi dei clienti? È importante anche riuscire a comunicare in modo efficace ciò che si fa e il modo in cui lo si fa…

Noi, rispetto a molte aziende, abbiamo quasi un problema inverso, nel senso che abbiamo molte cose da raccontare e pochi soldi per raccontarle. In genere, invece, le grandi aziende si devono inventare storie da raccontare a fronte di prodotti non sempre buoni. Alce Nero ha sempre messo al centro tre concetti fondamentali, che evidentemente sono molto apprezzati dai nostri clienti: biologicotipico, quindi legame col territorio, con materie prime italiane, e salubre, utilizzando quindi solo ingredienti di un certo tipo, per esempio già dal 2006 abbiamo sostituito nei nostri prodotti l’olio di palma con l’olio extravergine di oliva. Vogliamo che i nostri prodotti abbiamo pochi ingredienti e non trasformati e sin dalla fondazione negli anni ’70 siamo stati coerenti e la coerenza, l’avere un contenuto valoriale alto alla fine paga.

Un imprenditore saggio, “wise” appunto, che caratteristiche deve avere secondo lei?

L’imprenditore saggio, e di conseguenza un’impresa saggia, ha una visione ampia e di medio-lungo periodo e cerca di guardare sempre avanti. Credo che il capitale umano sia fondamentale: le persone fanno il successo di un’azienda. Se spremi le persone, ti può andare bene per una generazione, ma non oltre. Perseguire e realizzare il benessere delle persone penso sia il primo e più importante contributo che un’azienda debba dare alla società. È fondamentale circondarsi delle persone migliori possibile, pagandole quanto si meritano, e queste persone non esiteranno a dare il loro meglio per l’azienda. 

Vincenzo Petraglia

 

© Riproduzione riservata
Continua a leggere questo articolo:
CONOSCI IL PERSONAGGIO

Massimo Monti

Amministratore delegato Alce Nero