Wise Society : Il biologico è un lusso? Aiab risponde alle principali critiche

Il biologico è un lusso? Aiab risponde alle principali critiche

di Francesca Tozzi
7 Giugno 2012

Non rende abbastanza per dare da mangiare a tutti, usa sostanze tossiche anche se naturali, è rischioso per la salute, produce più CO2 del convenzionale: molti sono i dubbi sull'agricoltura biologica. Ecco cosa risponde Alessandro Triantafyllidis, presidente di Aiab

Parlare di biologico significa spesso aprire un vaso di Pandora: le opinioni sono discordanti, le critiche non mancano e lo scetticismo neppure. Abbiamo quindi pensato di interpellare direttamente AIAB (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) per sentire cos’avevano da dirci a riguardo. Qui sotto trovate le maggiori critiche rivolte al mondo del biologico con le risposte di Alessandro Triantafyllidis, presidente di AIAB. 

orto

Foto Shutterstock

La critica: il biologico non risolve il problema della fame nel mondo

Dato che l’agricoltura biologica ha rese inferiori rispetto all’agricoltura tradizionale, per produrre abbastanza cibo per 7 miliardi di persone senza usare prodotti chimici, soprattutto i fertilizzanti azotati, sarebbe necessario coltivare il 78 % della superficie terrestre. E non è possibile

La risposta di Aiab: Il problema globale della malnutrizione e della denutrizione non è stato risolto ma la questione non è tanto quanto si coltiva e si produce, ma con quali finalità viene coltivata la terra: la si coltiva per uso alimentare, per dare da mangiare al numero maggiore di persone possibile, oppure la si coltiva per produrre mais, soia e foraggi finalizzati alla produzione di mangimi per gli allevamenti intensivi (si sa che l’allevamento “si mangia” un bel po’ di cereali e che con le carni ottenute non nutre lo stesso numero di persone che quei cereali avrebbero potuto alimentare) o ancora per produrre biocarburanti? Già oggi nel mondo si produce una quantità di cibo che basterebbe a sfamare 9 miliardi di persone. Il problema vero, casomai, è garantire a tutti i popoli il diritto e l’accesso al cibo. Negli ultimi 50 anni, come evidenziato anche dalla FAO nel recente rapporto “The state of the world’s land and water resources for food and agricolture – SOLAW 2011”, sebbene sia aumentata la superficie coltivata (+12%) e sia aumentata anche la produzione agricola (+150%) non siamo riusciti a risolvere il problema della fame nel mondo e quasi un miliardo di persone sono oggi denutrite. E non siamo riusciti perché da una parte il suolo agricolo non viene usato solo per produrre cibo, dall’altra il cibo non è distribuito in modo equo e in molte aree del pianeta non è accessibile.

Piantina per l'orto sul balcone

Foto di amy lynn grover / Unsplash

La critica: Il biologico è un lusso che l’umanità non si può permettere

Non produciamo abbastanza cibo rispetto a quelle che sono da una parte le esigenze alimentari dei Paesi occidentali ed emergenti, i cui consumi crescono inesorabilmente, dall’altra quelle dei Paesi sottosviluppati e in via di sviluppo, per cui meglio optare per un metodo intensivo che riesca a sfamare più bocche.

La risposta: I Paesi occidentali non solo consumano tanto cibo, spesso più del necessario (vedi il problema diffuso dell’obesità) ma ne sprecano quantità allarmanti. Non tutti sanno che nella pattumiera degli italiani finiscono ogni anno ben 37 milioni di euro di alimenti, pari al 3% del PIL. Una cifra con cui in un anno si riuscirebbe a sfamare una popolazione pari a quella della Spagna, ovvero circa 44.5 milioni di persone (Un anno contro lo spreco 2010). Lo spreco alimentare è una pesante realtà in nazioni come la Gran Bretagna, dove l’associazione inglese Waste & Resources Action Programme (WRAP) stima si gettino ogni anno 6.7 milioni di tonnellate di cibo perfettamente commestibile per un costo annuale di 10 miliardi di sterline. O ancora nella virtuosa e civile Svezia dove in media ogni famiglia getta via il 25% del cibo acquistato. Di male in peggio, gli Stati Uniti sprecano circa il 40% del cibo prodotto nel loro territorio.

Verdura biologica

Foto di Markus Spiske su Unsplash

La critica: il metodo biologico intossica come il convenzionale

Nel biologico si usano molto i sali di rame che sono tossici, soprattutto per il terreno. Gli insetticidi naturali, poi, sono in molti casi più pericolosi di quelli sintetici. Vedi il caso del Rotenone che, pur essendo naturale, è stato proibito perché gli studi tossicologici hanno evidenziato un’associazione con il morbo di Alzheimer.

La risposta: In agricoltura biologica non si usano prodotti chimici di sintesi. Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, organiche o minerali presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di tutte le sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). In agricoltura biologica, quindi, si usano esclusivamente sostanze presenti in natura. Si tratta principalmente di tre classi di sostanze: estratti vegetali e composti a base vegetale, come il piretro che viene estratto dal crisantemo (un insetticida naturale molto efficace il cui principio attivo è stato riprodotto e copiato anche dalla chimica di sintesi per produrre insetticidi più persistenti); microrganismi come il Bacillus thuringiensis, molto selettivo (colpisce solo alcune famiglie di insetti, risparmiando ad esempio le api) e molto efficace nella difesa delle colture; minerali, come i sali di rame o lo zolfo utilizzati per il controllo delle patologie funginee. Per la concimazione si usa, oltre al letame e al compost, una serie di prodotti di origine organica e minerale per sostenere le produzioni ove necessario. Il rotenone è così poco usato che la sua correlazione con il morbo di Alzheimer è trascurabile. D’altro canto i pesticidi che a cicli vengono ritirati dal mercato hanno dimostrato impatti ben più pericolosi e documentati sulla salute umana e sull’ambiente.

vino biologico

Foto iStock

La critica: il biologico inquina più del convenzionale

Per combattere le erbe infestanti col metodo biologico sono necessarie frequenti e complesse lavorazioni per cui in totale la quantità di CO2 emessa in atmosfera è superiore nel bio rispetto al convenzionale.

La risposta: È vero il contrario, e ormai esiste una quantità di studi disponibili, anche su internet, che evidenziano la netta superiorità del biologico rispetto all’agricoltura industriale e a quella convenzionale in genere nell’uso dell’energia. Nel bio non si usano diserbanti. La strategia per sottrarsi alle malerbe non è la lavorazione bensì l’agronomia: ovvero la rotazione, la pacciamatura, la consociazione, la falsa semina, tecniche che implicano una consistente diminuzione dei passaggi dei trattori in campo. Infine la fertilizzazione: il solo fatto di non usare concimi azotati quali urea, e nitrati vari, fornisce alle aziende biologiche un netto vantaggio rispetto a chi fa uso di concimi generati esclusivamente bruciando petrolio.

Francesca Tozzi

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: , ,
Continua a leggere questo articolo: