Wise Society : Pacciamatura con lana di pecora: così l’economia circolare fa bene all’orto

Pacciamatura con lana di pecora: così l’economia circolare fa bene all’orto

di Andrea Ballocchi
16 Luglio 2021

La pratica della pacciamatura con lana di pecora del proprio orto è una pratica di economia circolare che fa bene al terreno. Lo ha dimostrato il gruppo di Legambiente Valchiavenna che ha utilizzato lana di pecora di scarto, altrimenti conferita come rifiuto speciale. Ha osservato costantemente i pro i contro di posizionare la lana sul terreno tra gli ortaggi per rallentare le crescite delle erbacce e limitare l’evaporazione dell’acqua. Ha scritto una relazione a riguardo da cui emerge che questo materiale naturale diventa un alleato per un orto in buona salute e per nutrire il terreno, rendendolo più resistente all’erosione causata dal sole e dal vento. Ma nel complesso, la stessa pacciamatura è una tecnica salutare per il giardinaggio, non solo per l’orto ma anche per l’agricoltura. Vediamo cos’è e perché adottarla.

orto

Foto Shutterstock

Cos’è la pacciamatura

Ricoprire il terreno con uno strato di materiale. Questa è la pacciamatura, un’operazione attuata in agricoltura e giardinaggio e che ha diversi benefici per il terreno e per le colture. Non solo: una ricerca scientifica svolta dall’American Society for Horticultural Science evidenzia che il pacciame organico permette agli insetti impollinatori di svolgere il loro prezioso ruolo.

La tecnica della pacciamatura si rende necessaria per impedire la crescita delle erbe infestanti, ma anche per mantenere il suolo umido e per proteggere il terreno dall’erosione, dall’azione della pioggia battente, evitando la formazione della “crosta superficiale” e mitigare la temperatura del suolo. Questi benefici si ottengono grazie a una combinazione virtuosa ottenuta impedendo ai raggi solari di penetrare nel terreno nonché togliendo spazio per lo sviluppo delle erbe infestanti.

Permette di mantenere, al livello delle radici superficiali, una temperatura più elevata nei mesi freddi, mentre diminuisce il bisogno di annaffiature durante i mesi caldi. Per questo la pacciamatura è molto usata nelle pratiche agronomiche sostenibili, come la permacultura e l’agricoltura biodinamica.

Pacciamatura del terreno

Foto di Cornell Frühauf da Pixabay

I materiali naturali per la pacciamatura

La pacciamatura con materiali naturali è una pratica efficace e che conta su più “alleati”. A partire da foglie secche ed erba di sfalcio, facilmente reperibili se si ha un giardino, oppure lo strame (combinazione di erba secca e paglia) fino alla fibra di canapa corta semimacerata. Quest’ultima viene venduta in sacchi. I materiali pacciamanti organici comprendono paglia, fieno fresco o vecchio, foraggio appena tagliato o colture di copertura, trucioli di legno (pino e cipresso, ma non solo), foglie, residui di colture. Il fieno e la paglia sono tra i pacciami organici più usati nell’orticoltura biologica.
C’è anche la possibilità di impiegare colture di copertura come il trifoglio oppure si può usare per la pacciamatura anche i sassi o la sabbia oppure ancora gli aghi di pino.
Infine, ma non certo per importanza, c’è la lana di pecora.

L’esempio della Valchiavenna e l’efficacia della lana di pecora

La lana di pecora ricavata dagli allevamenti di piccola scala non viene più usata nell’economia domestica per ricavarne dei vestiti né artigianalmente per l’imbottitura dei materassi, perciò gli allevatori la buttano via.

pacciamatura con lana di pecora

Foto Legambiente Valchiavenna

Così diventa rifiuto speciale. Perché allora non reimpiegarla come pacciame? Il gruppo di Legambiente Valchiavenna ha pensato di dare nuova vita a questo materiale, sapendo che, in alcuni luoghi delle Alpi, veniva e viene utilizzata a livello domestico come pacciamante negli orti.

Hanno voluto impiegarla e rendicontare gli effetti sul terreno e sulle colture, osservando costantemente i pro i contro di posizionare la lana sul terreno tra gli ortaggi per rallentare le crescite delle erbacce e limitare l’evaporazione dell’acqua. Ne hanno scritto una relazione. Da quanto si legge, questo materiale va molto bene per quegli ortaggi che crescono in alto come pomodori, melanzane, zucchine, peperoni. Ma fa bene anche al terreno: “si contrappone all’erosione del terreno causato dal sole e dal vento e tiene più umido il terreno richiedendo così di dover bagnare un po’ meno. Appena la si mette è bene bagnarla subito in modo che si compatti rendendola poca attaccabile dal vento”.

Una volta che non la si vuole più la si può interrare nel terreno e nell’arco di 2/3 anni circa si decompone. La lanolina che contiene viene dilavata con la pioggia nel terreno ed è per esso un nutriente. “Per chi invece non vanga, ma adotta il sistema di non calpestare mai il terreno e aggiungere da sopra la sostanza organica, può essere lasciata sul terreno: il letame in autunno/inverno viene posto sopra e ambedue pian piano verranno assorbiti dal suolo, fertilizzandolo”, scrive Legambiente Valchiavenna.

La lana, inoltre, ha una spiccata capacità igroscopica: è capace di assorbire grandi quantità di umidità, rilasciandola progressivamente. Confrontando il terreno sottostante alla lana rispetto a quello non pacciamato il gruppo locale di Legambiente ha notato una maggiore umidità del terreno e una maggiore presenza di insetti. La lana si presta anche per essere posta sotto i filari delle viti, ma anche sotto i filari di lamponi o di altre piante in genere, in quanto ostacola il crescere dell’erba.

Andrea Ballocchi

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi:
Continua a leggere questo articolo: