Wise Society : L’idroponica spiegata: sarà l’agricoltura del futuro?

L’idroponica spiegata: sarà l’agricoltura del futuro?

di Andrea Ballocchi
16 Gennaio 2024

Si tratta di un metodo di coltivazione molto particolare perché avviene in assenza di terreno. Per questo motivo può essere un enorme aiuto nelle parti del mondo in cui l'agricoltura classica è difficoltosa

La coltivazione idroponica sta prendendo piede dappertutto. Accade in Africa, dove si candida a essere una soluzione importante per fornire un’alternativa sostenibile e possibile in aree altrimenti incoltivabili. Ma accade anche in Cina, nella contea di Zhouqu, a un’altezza variabile tra i 1700 e i 4500 metri, una zona davvero ardua per l’agricoltura per contesto geografico e climatico: ma l’agricoltura idroponica sta cambiando le cose.
Da qui il crescente interesse per questo tipo di mercato (un po’ come per il vertical farming) che, secondo le previsioni di MarketsandMarkets, è destinato a moltiplicarsi nel giro di pochi anni. Valutato 9,5 miliardi di dollari nel 2020, si stima raggiungerà 17,9 miliardi di dollari entro il 2026.

Insalata coltivata con l'idroponica

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Idroponica: significato del termine e storia

Acquacoltura, nutricoltura, coltura senza suolo, coltivazione in vasca: sono tutte definizioni per idroponica, tecnica per la coltivazione di piante in acqua arricchita di sostanze nutritive, con o – più spesso – senza il supporto meccanico di un terreno inerte come sabbia, ghiaia o perlite.

Il termine deriva dal greco: hydro-, “acqua”, e ponos, “lavoro” e definisce un metodo praticato da secoli. C’è chi individua addirittura nei giardini pensili babilonesi i primi piani di coltivazione senza suolo; gli Atzechi sfruttavano un ingegnoso sistema che utilizzava le acque di un lago vicino e delle zattere dove venivano messe a dimora piantine. Si deve però al naturalista John Woodward, nel 1699, con la pubblicazione dei suoi esperimenti di idroponica, la nascita di questa disciplina a livello scientifico.

Pomodori in coltivazione idroponica

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Le tecniche e i sistemi della coltivazione idroponica

Esiste una varietà di sistemi idroponici, dai più semplici ai più sofisticati. Essi comprendono la coltura in acqua profonda (DWC), flusso e riflusso, il metodo a goccia, la tecnica del film nutritivo (NFT), l’acquaponica e la coltura idroponica a stoppino.

  • Cultura idroponica a stoppino: è una forma passiva di coltivazione, ciò significa che il sistema funziona a livello basilare senza bisogno di motori, pompe o parti mobili.
  • Deep water colture: prevede la sospensione delle radici delle piante in una soluzione di acqua ricca di nutrienti e ossigenata.
  • Flusso e riflusso: la tecnica di coltivazione a flusso e riflusso (ebb and flow) contempla l’allagamento intermittente del substrato di crescita e si caratterizza per la sua semplicità: i vasi sono riempiti con un substrato inerte che non funziona come il terreno e non apporta nutrimento alle piante, ma che permette di far ancorare le radici e funge da riserva temporanea di acqua e nutrienti minerali solventi. La soluzione idroponica inonda alternativamente il sistema e viene lasciata defluire.

Metodo a goccia: l’acqua viene somministrata alle piante lentamente, sulle radici.

La Nutrient Film Technique: una tecnica idroponica in cui un flusso d’acqua superficiale, contenente tutti i nutrienti disciolti necessari per far crescere le piante, viene fatto ricircolare accanto alle radici delle piante in un canale a tenuta stagna.

Acquaponica: questo metodo unisce due sistemi, quello per coltivare le piante sfruttando l’allevamento dei pesci. Essa integra un unico sistema di produzione in un sistema di ricircolo che unisce acquacoltura e idroponica. L’acqua passa dalle vasche dei pesci attraverso filtri, per giungere ai letti di crescita delle piante e poi tornare di nuovo al pesce. Così facendo si crea un ambiente simbiotico in cui pesci e piante traggono vantaggio gli uni dagli altri: i pesci grazie all’acqua depurata dalle piante, queste ultime con i nutrienti forniti dai pesci.

Sistema idroponico

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Vantaggi dell’agricoltura idroponica

Si può parlare di agricoltura idroponica? L’agricoltura definisce sì la coltivazione delle piante al suolo, ma nel tempo si è evoluta anche per rispondere a esigenze e complessità crescenti. La coltivazione idroponica offre un primo, fondamentale vantaggio: è possibile in diversi climi e zone agro-ecologiche, comprese le aree aride e le zone urbane. La coltivazione in serra idroponica o in altri ambienti controllati separa l’area di produzione dall’ecosistema naturale del luogo. Quindi, l’ecosistema non ha alcun impatto sulla crescita delle piante idroponiche. Pertanto, la coltivazione può essere praticata ovunque.

Costi e ricavi

Certo, la coltivazione idroponica ha costi più elevati rispetto a quelle tradizionali: c’è chi stima un costo da due a venti volte superiore. E quest’ultimo può lievitare se si impiegano metodi sofisticati di produzione alimentare idroponica, come l’aeroponica. Una serra commerciale di 279 mq con sistemi completi di riscaldamento, raffreddamento e ventilazione costa infatti tra i 10mila e i 30mila dollari. Le serre a basso costo, come le serre a cerchio e le serre solari annesse, possono essere costruite a partire da 500-1.500 dollari (Greer e Diver 2000). Una serra moderna con un sistema di coltivazione idroponica costa 90-100 dollari/mq, scrivono gli autori di un report che mette in luce le caratteristiche e i benefici anche in termini circolari dell’idroponica e della insect farming anche per l’Africa.

Proprio per questo sebbene i costi siano elevati, i sistemi idroponici possono essere redditizi. Un esempio: in Gambia, i costi della produzione idroponica sono pari a 2,30 dollari per 1 metro quadro di lattuga e di 3 dollari per un metro quadro di peperone, ma i profitti raggiungono i 6 dollari per la lattuga e i 15 dollari per il peperone.

Idroponica fai da te

I sistemi idroponici più semplici da utilizzare in casa possono essere svolti con la tecnica coltura in acqua profonda, sopra accennata. In questo caso le piante vanno sospese sopra una vasca d’acqua e le radici pendono nel contenitore dove assorbono acqua e sostanze nutritive. Questo è il tipo di sistema idroponico più comune per i coltivatori su piccola scala, come le persone che coltivano per uso personale o i giardini didattici.

È possibile acquistare sistemi idroponici di coltura in acqua profonda già pronti, ma è più conveniente e quasi altrettanto facile costruirseli da soli. Cosa serve per mettere in atto questa coltivazione idroponica fai da te? Un’ottima guida la fornisce l’Università del Minnesota che segnala, innanzitutto, un contenitore d’acqua da 15 litri come minimo. Vanno bene contenitori di plastica comuni, basta che sia pulito e prodotto con una materiale sicuro per gli alimenti e che, quindi, non rilasci sostanze nocive nell’acqua.

Nella scelta del contenitore occorre tenere conto delle dimensioni delle piante che si vogliono coltivare. La confezione dei semi dovrebbe indicare le dimensioni della pianta.
Oltre al contenitore, serve un coperchio o un dispositivo di galleggiamento: se il contenitore del sistema idroponico conterrà l’acqua e i nutrienti, la pianta avrà bisogno di un sostegno. Nel caso si può utilizzare il polistirolo estruso (fogli di isolante). Potete appoggiare i fogli di polistirolo sopra il contenitore o farli galleggiare direttamente sull’acqua.

Se si sceglie di far galleggiare i fogli direttamente sull’acqua, è bene prevedere un supporto aggiuntivo (come dei tubi in PVC) per sostenere il foglio di polistirolo man mano che le piante diventano più pesanti.

Le piante da coltivare

Quali piante scegliere? Per coltivazioni tutto l’anno l’ideale è la lattuga, ma anche le erbe aromatiche e le piante della famiglia delle crucifere brassicacee, come il cavolo. Anche le bietole possono andare bene. In estate, all’aperto si può coltivare quasi tutto in idroponica e tra le più interessanti possono esserci fragole, pomodori o cetrioli.
Una considerazione sull’acqua: le piante danno il meglio quando crescono in acqua con un pH compreso tra 5,4 e 7. Sul cambio dell’acqua, è bene farlo periodicamente, a meno che non sia usata per colture di breve durata come la lattuga, che può essere raccolta in 6-7 settimane.

Andrea Ballocchi

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