Come curare le cefalee (sia quelle di primo che di secondo grado) e gli errori che i genitori non devono commettere.
Il mal di testa (o cefalea) è un sintomo frequente tra i bambini, specialmente in età scolare. Alcune statistiche dimostrano che circa uno su tre lo accusa almeno una volta a settimana, con alcuni bambini (il sei per cento) che arriva a lamentarlo più volte nell’arco dello stesso periodo, se non tutti i giorni.
LE CEFALEE PRIMARIA LA CAUSA PIU’ DIFFUSA – Il primo passo da compiere è il riconoscimento dei differenti tipi di mal di testa. Come spiegato da Piero Pavone, docente di pediatria all’Università di Catania, nel corso del congresso di antibioticoterapia svoltosi a Milano, «una corretta diagnosi è necessaria per indagare con tempestività sulle possibili cause del malessere e intervenire con prognosi e terapie adeguate. Esistono, infatti, diversi tipi di mal di testa con evoluzione e implicazioni terapeutiche completamente diverse». La distinzione da fare è quella tra cefalee primarie e cefalee secondarie: le prime sono legate a una predisposizione genetica, mentre nelle seconde il mal di testa è il sintomo di una malattia che deve essere identificato e curato. Le cefalee primarie costituiscono la maggior parte dei tipi di mal di testa in età pediatrica e si distinguono in: emicrania, con e senza aura; cefalea tensiva; cefalea a grappolo (più rara in età pediatrica). L’emicrania rappresenta la più frequente cefalea primaria del bambino, almeno fino all’adolescenza. È tipicamente legata ad una predisposizione genetica e può manifestarsi a qualsiasi età. Sintomi di accompagnamento sono il fastidio per la luce (fotofobia), per i rumori (fonofobia) e per gli odori (osmofobia). Possono essere presenti pure nausea, vomito, dolori addominali e pallore.
GLI ALTRI MALESSERI ALLA BASE DEL MAL DI TESTA – Nella forma di emicrania con aura, più rara rispetto alla prima, il mal di testa è preceduto, o
accompagnato, da veri e propri sintomi come disturbi della vista, formicolii e riduzione della sensibilità di un arto o di metà del corpo e disturbi del linguaggio. La cefalea tensiva, invece, colpisce per lo più nel periodo adolescenziale. In questo caso il dolore risulta di intensità medio-lieve, bilaterale e costrittivo, come una morsa. La cefalea a grappolo è molto rara in età pediatrica e si manifesta con episodi di dolore intenso, della durata di circa 30 minuti, a carico di una regione orbitaria. Spesso si associa a nausea, vomito, fonofobia e fotofobia, lacrimazione intensa, arrossamento congiuntivale, abbassamento della palpebra (ptosi) e ostruzione nasale. Riguardo le cefalee secondarie, le malattie che possono causarle sono varie e di diversa gravità: rinosinusiti, infezioni delle prime vie aeree (sindromi influenzali, faringiti, riniti), malattie infiammatorie meningo-encefalitiche. La profilassi, in questo caso, può essere farmacologica e non farmacologica. Igiene del sonno, dieta e sport aiutano nella prevenzione degli attacchi cefalici.
TUTTI GLI ERRORI CHE COMMETTONO I GENITORI DI FRONTE ALLA FEBBRE – Un altro dei temi dibattuti nel corso del convegno ha riguardato la gestione della febbre nel bambino, intesa come «un incremento della temperatura corporea
centrale oltre i 37, 5 gradi», ha affermato Susanna Esposito. Da uno studio da lei coordinato è emerso che i genitori, seppur abbastanza informati su come gestire la febbre nei bambini, nella realtà adottano invece comportamenti errati. Tra gli errori più
comuni, i dati evidenziano per esempio che quasi il sessanta per cento delle mamme e dei papà somministra farmaci antipiretici senza il consulto con il pediatra e che la stessa quota utilizza mezzi per ridurre la temperatura come panni imbevuti di acqua fredda. Inoltre, un genitore su due ritiene che il dolore sia uno strumento educativo per la
crescita del proprio figlio e che per questo un dolore anche lieve debba essere sopportato. Da qui l’idea di redigere le linee guida per la gestione della febbre in età pediatrica:
- Per i bambini fino a 4 settimane si raccomanda la misurazione ascellare con termometro elettronico; per i bambini oltre le 4 settimane, si può utilizzare la misurazione ascellare con termometro elettronico o quella timpanica con termometro a infrarossi.
- La via di misurazione rettale della temperatura corporea non dovrebbe essere impiegata di routine nei bambini con meno di 5 anni a causa della sua invasività e del disagio che comporta.
- La misurazione orale della temperatura corporea è da evitare.
- L’impiego di mezzi fisici per la terapia della febbre (spugnature con liquidi tiepidi, bagno, esposizione a correnti di aria fresca, applicazione di borse del ghiaccio, frizione della cute con alcool) è generalmente sconsigliato, ad eccezione dei casi di ipertermia.
- Paracetamolo e ibuprofene sono gli unici antipiretici raccomandati in età pediatrica, sono farmacigeneralmente sicuri ed efficaci e devono essere utilizzati a dosaggi standard.
- I farmaci antipiretici devono essere impiegati nel bambino febbrile solo quando alla febbre si associ un quadro di malessere generale
- L’uso combinato o alternato di ibuprofene e paracetamolo non è raccomandato sulla base delle scarse evidenze scientifiche disponibili riguardo la sicurezza rispetto alla terapia con un singolo farmaco.
- Il paracetamolo od ibuprofene non devono essere utilizzati nei casi di convulsioni febbrili
- L’acido acetilsalicilico non è indicato in età pediatrica per il rischio di Sindrome di Reye
- Non è raccomandato considerare l’entità della febbre come fattore isolato pervalutare il rischio di infezione batterica grave, tuttavia la febbre di grado elevato può essere considerata predittiva di infezione batterica grave in particolari circostanze (per esempio nei bambini di età inferiore ai 3 mesi).
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