I farmaci a base di cannabis e suoi derivati, acquistabili dietro prescrizione medica, servono a curare patologie che implicano spasticità associata a dolore
Forse non tutti sanno che la cannabis è una pianta che contiene oltre 400 sostanze tra cui terpeni, flavonoidi e acidi grassi, oltre ai cannabinoidi, i componenti principali. Fino ad ora ne sono stati individuati più di 100 e la loro particolarità è quella di legarsi al nostro sistema endocannabinoide, che produce sostanze molto simili a quelle delle cannabis e ha recettori appositi, sparsi in tutto il corpo, che vengono attivati da queste sostanze.
Il futuro della medicina è nella cannabis?
Sono molti gli scienziati convinti che il futuro della medicina stia nello studiare questo sistema (formato dai recettori e dagli endocannabinoidi prodotti dal nostro organismo) che regola attività del corpo come dolore, spasticità, umore, appetito e ansia. La cannabis in molti Paesi sta meritando sempre più attenzione come trattamento per le patologie più disparate e i moderni metodi di indagine scientifica hanno permesso di convalidare molti degli effetti terapeutici scoperti in passato, trovandone di nuovi. Prima di approfondire, scopriamo però le origini dell’uso della cannabis.
Storia dell’uso della cannabis
Ma il cammino per il riconoscimento della cannabis è stato lungo. Da migliaia di anni è considerata una pianta dalle svariate proprietà terapeutiche. Nel 2737 a.C. l’imperatore Shen Nung fu il primo ad includerne i benefici in un trattato di medicina. Anche in India la pianta conobbe un ampio impiego in ambito terapeutico. Tra il II e il I secolo a.C. le ripetute migrazioni delle tribù nomadi dell’Asia Centrale ne favorirono la diffusione nel bacino del Mediterraneo, in Europa e in Medioriente. Per secoli è stata presente nelle farmacopee europee come trattamento anestetico e antinfiammatorio, per il trattamento di emorragie, infezioni ed altri disturbi.
In Italia, alla fine dell’800, era del tutto normale acquistare in farmacia “l’estratto di canapa indiana” proveniente da Calcutta ed i “sigaretti di canapa indiana per curare l’asma”.
La storia della cannabis come farmaco si chiuse però bruscamente, almeno in America e in Europa, appena prima della seconda guerra mondiale e bisogna aspettare gli anni ’70 per rivedere i primi cenni di una sua rivalutazione. Il libro del dottor Lester Grinspoon “Marijuana reconsidered” (1971) è il primo testo “moderno” a riesaminare in modo critico e senza pregiudizi la letteratura scientifica antica e recente.
I cannabinoidi della Cannabis: dal THC al CBD
Il THC è stato il primo cannabinoide ad essere stato isolato nel 1964 dal dottor Raphael Mechoulam, ha molte proprietà terapeutiche ed è l’unico ad essere psico-attivo, causando l’effetto di “sballo” che viene comunemente associato alla cannabis. Tutti gli altri cannabionidi non sono psico-attivi ed hanno diverse caratteristiche ed effetti terapeutici.
Negli ultimi tempi la ricerca scientifica si sta concentrando molto sul CBD, cannabinoide dalle virtù anti-dolorifiche ed anti-psicotiche, ma soprattutto anti-spastiche, esplorate in molte malattie neurologiche, soprattutto per uso pediatrico. Il CBD infatti, oltre alle virtù terapeutiche elencate sopra, contrasta gli effetti psico-attivi del THC, motivo per cui in America genetiche di questo tipo vengono fornite a pazienti particolarmente sensibili al THC, oppure ad anziani e bambini.
Uso terapeutico della cannabis: la situazione in Italia
Nel nostro paese i farmaci a base di cannabis sono legali dal 2007, quando cioè l’allora ministro della Salute Livia Turco aveva riconosciuto tramite un decreto l’utilità in medicina del cannabinoide THC e dei suoi omologhi lasciando alle Regioni la libertà di recepire il decreto e metterlo in atto.
E così oggi assistiamo a Regioni che hanno legiferato in materia, come Puglia e Liguria, che forniscono il farmaco a carico del sistema sanitario regionale ed altre che invece devono ancora depositare dei progetti in tal senso.
A livello nazionale la cannabis e i suoi derivati sono acquistabili, dietro prescrizione medica, presso le farmacie che effettuano preparazioni galeniche ad un prezzo compreso tra i 25 ed i 35 euro al grammo; troppo per le tasche di pazienti che arrivano a spendere anche più di mille euro al mese per poter seguire i propri piani terapeutici.
Attualmente importiamo la cannabis dall’Olanda, ma è in corso un progetto sperimentale di produzione anche in Italia, presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze che dovrebbe fornire la cannabis ad un prezzo più basso.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a fine 2015 ha pubblicato un decreto per regolamentare la produzione di cannabis, stabilendo che nel nostro Paese può essere prescritta per l’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale), il trattamento del dolore cronico, come antiemetico in casi di chemioterapia, radioterapia e terapie per HIV, come stimolante per l’appetito, come ipotensivo nel glaucoma e per la riduzione dei movimenti involontari nella sindrome di Tourette, sempre e comunque se le terapie tradizionali si siano dimostrate fallimentari. Spicca l’assenza di patologie come morbo di Parkinson, Alzheimer, epilessia, morbo di Chron e SLA, per citare le principali patologie per le quali ci sono studi scientifici pubblicati su riviste accreditate.
Canapa da mangiare: le virtù e i benefici di semi e olio
Nell’ambito terapeutico non è da sottovalutare nemmeno il valore nutraceutico di farine e semi di canapa, questi ultimi considerati tra i più nutrienti al mondo: si tratta di veri e propri semi da mangiare. Come spiegato dalla dottoressa Antonella Chiechi, endocrinologa, «sia i semi, sia l’olio che si ricava spremendoli a freddo, sono da considerare come un ‘vaccino nutrizionale’. Se assunti con continuità fortificano contro gli stimoli aggressivi che possono arrivare dall’esterno e il loro utilizzo quotidiano sotto forma di un cucchiaio al giorno assunto a stomaco vuoto, in assenza di particolari patologie contribuisce a far abbassare il colesterolo in pochi mesi». Contengono oltre il 25% di proteine composte da amminoacidi essenziali, ottimi quantitativi di vitamine (A, E, B1, B2, C, PP…) e minerali (ferro, calcio, magnesio, potassio, fosforo).
Ma non solo: i semi di canapa sono un vero e proprio contenitore vegetale di lipidi buoni come gli acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 contenuti in rapporto 1 a 3 e ritenuto ideale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ad oggi in Italia uno dei maggiori problemi per i pazienti, oltre all’alto costo del farmaco, è quello di trovare un medico che prescriva loro la cannabis. Si tratta fondamentalmente di un problema culturale: i medici infatti, in qualunque campo, completano la loro formazione senza mai trovare alcun cenno sulla cannabis in medicina. Ad ogni modo è una tendenza che si sta piano piano invertendo