Wise Society : Ecco come la cocaina sta trasformando l’America Centrale

Ecco come la cocaina sta trasformando l’America Centrale

di Fabio Di Todaro
30 Agosto 2017

Ranch e resort turistici al posto di foreste tropicali e zone protette. L'ecosistema più eterogeneo del Pianeta alla mercè di chi fa fortuna con la polvere bianca

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Cocaina: alla base della deforestazione in corso nel centro America, c’è la necessità di reinvestire i profitti tratti dal commercio della «polvere bianca», Foto iStock

Dal Guatemala a Panama, dall’Honduras al Nicaragua, passando per El Salvador e la Costa Rica. Paesi dell’America centrale dominati dalla presenza delle foreste tropicali: prevalentemente in passato, oggi meno, domani chissà. Il rischio di vederla quantomeno assai ridotta è alto, se il consumo di cocaina continuerà a crescere (in Europa è la terza droga più consumata: dopo la cannabis e l’eroina). Sì, perché alla base della deforestazione in corso nel centro America, c’è la necessità di reinvestire i profitti tratti dal commercio della «polvere bianca». Una produzione che, oltre a essere illegale, a partire dal 2000 sta mettendo a repentaglio anche un ecosistema come quello delle foreste tropicali: sacrificate per favorire il riciclaggio dei capitali illeciti.

ECCO COME I NARCOTRAFFICANTI RICICLANO I CAPITALI IN AMERICA CENTRALE – È desolante lo scenario che emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica «Environmental Research Letters», che ricostruisce i movimenti dei narcotrafficanti nel terzo millennio. «A partire dagli inizi degli anni 2000, i gruppi criminali statunitensi hanno guardato con interesse crescente alle aree interne del Messico e dei Caraibi,  più difficili da pattugliare», afferma David Wrathall, un geografo universitario dell’Oregon State University, co-autore della ricerca. «Si tratta di gruppi che hanno a disposizione grandi risorse economiche, che hanno iniziato a spendere deforestando e costruendo ranch per il bestiame». Ogni anno, secondo gli esperti, nei territori in questione sarebbero stati investiti (riciclati) sei miliardi di dollari. La maggior parte della deforestazione guidata dai narcotrafficanti è avvenute nelle aree umide ad alta biodiversità. A seguire sono finite nel mirino le zone protette. Il team di ricercatori ha utilizzato 15 parametri, tra cui le dimensioni e la velocità della deforestazione, per costruire un modello che potrebbe distinguere le macchie di «narco-disboscamento» da altre cause di perdita della foresta. I loro risultati suggeriscono che il traffico di cocaina rappresenta tra il 13 e il trenta per cento della perdita annua di foresta in Honduras, Guatemala e Nicaragua. Dalla comparazione tra i tassi di deforestazione registrati dagli ecologisti e i dati relativi ai traffici di stupefacenti forniti dal National Drug Control Policy hanno confermato la relazione tra deforestazione e la successiva forma di speculazione: all’apparenza meno dannosa rispetto a quella edilizia, ma in realtà parimenti in grado di mettere a rischio un ecosistema caratteristico della porzione centrale del continente americano.

MIGLIAIA DI INDIGENI HANNO GIA’ FATTO LE VALIGIE – Quanto accaduto ha avuto ripercussioni sull’ambiente innanzitutto in termini di nuove emissioni di carbonio: proveniente dagli incendi con cui sono state distrutte le foreste. Secondo i ricercatori, l’agricoltura e l’allevamento del bestiame non rappresentano le uniche forme di

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Una piantagione di cocaina in America centrale – Foto iStock

riciclaggio adottate dai narcotrafficanti. La costruzione di miniere, di strutture turistiche e di impianti di agricoltura intensiva sono altre opportunità considerate utili per «lavare» i capitali illeciti. Tutto ciò a scapito delle popolazioni locali, poco consapevoli di quanto stia accadendo di fronte ai loro occhi. Secondo gli esperti, sono già diverse migliaia le persone che hanno deciso di fare le valigie e trasferirsi altrove. A caccia di luoghi in cui vivere ancora in maniera rurale, con un’agricoltura di sussistenza e una forma di socialità d’altri tempi. Per tutelare tutto ciò, occorre porre un argine ai guadagni di chi commercia cocaina.

Twitter @fabioditodaro

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