Wise Society : La cannabis terapeutica in farmacia: ecco cosa (e come) cura

La cannabis terapeutica in farmacia: ecco cosa (e come) cura

di Fabio Di Todaro
6 Aprile 2017

Sul mercato sono presenti cinque farmaci a base di cannabis assunti per il controllo degli effetti collaterali associati alla chemioterapia e la gestione del dolore cronico

La fumano sopratutto gli adolescenti. È oggetto di uno dei più grandi business da parte delle organizzazioni criminali, che avendo di fronte la sostanza illecita più consumata d’Europa la fanno viaggiare da una parte all’altra del mondo. Ma per evitare fraintendimenti, occorre dirlo chiaramente: la cannabis è un farmaco derivato da una pianta, la cannabis sativa. Quello medico è dunque l’impiego più interessante, di cui però si discute poco e spesso con informazioni incomplete. Trattandosi di un medicinale, l’uso terapeutico va condotto sotto stretto controllo medico. E di conseguenza è un errore madornale considerare la somministrazione di cannabis terapeutica alla stregua del consumo di uno spinello, che avviene invece senza alcun controllo e risulta peraltro illegale. Ora che la cannabis intesa come farmaco può essere acquistata anche in farmacia, dietro prescrizione del medico, è giunto il momento di fare chiarezza sui suoi usi.

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Dell’uso medico della cannabis si discute poco e spesso con informazioni incomplete. Trattandosi di un medicinale, l’uso terapeutico va condotto sotto stretto controllo medico, Image by iStock

Cannabis terapeutica: le molecole che curano

Sono due le molecole che danno effetto farmacologico: il delta-9-tetraidrocannabinolo (Thc) e il cannabidiolo (Cbd). La prima determina quanto auspicato, la seconda ne attenua gli effetti. Ecco perché il corretto dosaggio è fondamentale che venga effettuato da personale sanitario. Il legame delle due molecole ai giusti recettori è favorito da una serie di molecole contenute nelle infiorescenze: si tratta di terpeni e flavonoidi che concorrono a determinare l’effetto terapeutico. Come vanno assunti i farmaci a base di cannabis? La migliore via di assunzione è rappresentata dall’estratto di olio, mentre il classico spinello e gli infusi disperdono notevoli quantità di molecole e sono pertanto da considerare soltanto in seconda battuta.

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Come vanno assunti i farmaci a base di cannabis? La migliore via è rappresentata dall’estratto di olio, Image by iStock

Cannabis a uso terapeutico: le opportunità

Nell’ultimo report stilato dall’Osservatorio europeo delle droghe e tossicodipendenze, un intero paragrafo è dedicato ai danni fisici prodotti dalla marijuana. Si legge: «Pur essendo difficile dimostrare un nesso causale tra il consumo di cannabis e le sue conseguenze a livello socio-sanitario, gli studi osservazionali consentono di individuare alcune associazioni», con cui si intendono: disturbi psicotici e un più elevato rischio di avere problemi respiratori per i consumatori a lungo termine. Ricadute che rimangono comunque legate a un utilizzo ricreativo, non terapeutico.

Della cannabis si riconoscono però i benefici sul dolore cronico, artrite, tremori del Parkinson, i sintomi della sclerosi laterale amiotrofica, gli effetti collaterali della chemioterapia, nei malati terminali, nel trattamento del disturbo post-traumatico da stress e dell’ansia.

Sul mercato sono presenti cinque farmaci a base dicannabis e ognuno di essi contiene percentuali differenti delle diverse molecole attive. Il principale utilizzo riguarda il controllo degli effetti collaterali associati alla chemioterapia: nausea, vomito e perdita di appetito. Evidenze emergenti, ma già piuttosto condivise all’interno della comunità scientifica, riguardano la gestione del dolore cronico e degli spasmi muscolari associati alla sclerosi multipla. Quanto all’indicazione terapeutica, permangono notevoli differenze su base regionale, così come sulla rimborsabilità dei farmaci.

Ci sono insidie per la salute mentale?

Diverse ricerche hanno evidenziato come però un uso prolungato nel tempo di cannabis (anche sotto forma terapeutica) possa avere implicazioni negative per la salute mentale: maggiore è la dose che si assume, più alta è la probabilità di sviluppare alcune forme di psicosi. In chi già ne soffre, invece, la cannabis può aumentare i sintomi del disturbo bipolare. Sono evidenze ancora moderate, invece, quelle che collegano il consumo a una più alta probabilità di compiere pensieri suicidi di vedere più sviluppati i disturbi d’ansia sociale e la depressione.

Cannabis terapeutica e cancro

Una recente revisione statunitense dei lavori presenti in letteratura ha escluso la probabilità che il consumo di cannabis accresca il rischio di sviluppare alcuni tumori. Quando si parla di aumento del rischio, si fa in realtà riferimento alla cannabis fumata: dunque non a scopo terapeutico. A riguardo l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma: «Fumare un mix di cannabis e tabacco può aumentare il rischio di cancro e di altre malattie respiratorie, ma è stato difficile capire se i fumatori di cannabis hanno un rischio più elevato, al di là di quella di fumatori di tabacco». In fin dei conti: serviranno ancora diversi anni di ricerca per poter affermare in maniera incontrovertibile tanto gli effetti terapeutici quanto i possibili rischi associati all’utilizzo di cannabis.

Twitter @fabioditodaro

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