Wise Society : Microbiota e invecchiamento: il ruolo centrale della flora batterica

Microbiota e invecchiamento: il ruolo centrale della flora batterica

di Fabio Di Todaro
11 Gennaio 2021
SPECIALE : I segreti della longevità

La composizione del microbiota intestinale – l’insieme di microorganismi simbionti che a migliaia di miliardi abitano il nostro intestino – come chiave per capire il segreto della longevità e i meccanismi attraverso i quali invecchiare bene. È questa la scommessa, giocata e in parte vinta, da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna e del Centro Nazionale delle Ricerche (Cnr). Gli studiosi hanno analizzato la popolazione batterica intestinale di ventiquattro persone di età compresa tra i 105 e i 110 anni del capoluogo emiliano, per poi confrontarla con quella di centenari (99-104 anni), anziani (65-75 anni) e adulti (20-50 anni) arruolati nella stessa area geografica. Obiettivo della ricerca: valutare le differenza nella composizione della flora intestinale limitando le differenze dovute alle abitudini alimentari e allo stile di vita.

uomo che corre

Tra i fattori che concorrono ad invecchiare bene anche i batteri dell’intestino, Image by iStock

Microbiota e invecchiamento: il ruolo dei batteri intestinali

Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale «Current Biology», è il primo al mondo a studiare il microbiota di soggetti così eccezionalmente longevi, grazie a cui si può accendere una nuova luce sul ruolo dei batteri intestinali nei meccanismi alla base dell’invecchiamento.

A mantenerci in salute fino a età avanzate sarebbero anche i batteri che popolano in quantità gigantesche il sistema digerente. Alcune specie di microrganismi più di altre contribuiscono a mantenere in equilibrio il metabolismo, a produrre sostanze benefiche (come gli acidi grassi a catena corta, che possono essere assunti solo in quantità molto limitate con l’alimentazione) e a mantenere sotto controllo le sostanze che favoriscono invece le infiammazioni dei tessuti.

«La longevità è un tratto complesso in cui giocano un ruolo chiave la genetica, l’ambiente e il caso – spiega Elena Biagi, ricercatrice presso il dipartimento di farmacia e biotecnologie dell’Università di Bologna-. Influenzando molteplici aspetti della fisiologia umana, come il corretto funzionamento del sistema immunitario e del metabolismo energetico, il microbiota intestinale può rappresentare un tassello importante nel definire come e quanto un essere umano può invecchiare mantenendosi in buona salute».

Microbiota: l’identikit dei batteri che ci fanno vivere a lungo

Dalla ricerca effettuata è emersa l’esistenza di una «porzione fissa» dell’ecosistema, in termini di composizione, costituito principalmente da specie simbionti (prevalentemente appartenenti alle famiglie Ruminococcaceae, Lachnospiraceae e Bacteroidaceae) generalmente associate a uno stato di salute e produttrici di molecole estremamente importanti per il nostro organismo. L’abbondanza cumulativa di queste specie all’interno del microbiota intestinale diminuisce però con l’avanzare dell’età: aspetto che favorisce la progressiva proliferazione di specie che favoriscono i meccanismi infiammatori, presenti in bassa percentuale nei giovani adulti.

L’invecchiamento è caratterizzato, inoltre, da cambiamenti nei rapporti di co-occorrenza tra le specie microbiche non appartenenti al «core», cioè nella frequenza con cui due specie appaiono insieme nel microbiota intestinale di un individuo. Come spiega Marco Severgnini, ricercatore dell’istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Segrate (Milano),

«queste caratteristiche, tipiche di un ecosistema associato a un organismo che invecchia, si mantengono nel microbiota intestinale di individui longevi ed estremamente longevi. Allo stesso tempo Invecchiare bene: secondo i ricercatori a mantenerci in salute fino a età avanzate sarebbero anche i batteri che popolano il sistema digerenteperò, il microbiota intestinale dei semi-supercentenari mostra i segni di una parallela proliferazione di microrganismi antinfiammatori, immunomodulanti e promotori della salute dell’epitelio intestinale, come Bifidobacterium e Akkermansia».

È stato inoltre rilevato nei semi-supercentenari, un aumento nell’abbondanza di batteri appartenenti alla famiglia Christensenellaceae, un gruppo batterico recentemente salito all’attenzione della ricerca nel campo del microbiota intestinale, in quanto associato ad uno stato di salute e identificato come la componente del microbiota maggiormente influenzata dal patrimonio genetico dell’ospite.

Microbiota e invecchiamento: come interpretare i dati?

In assenza di studi longitudinali – estremamente difficili da realizzare nel campo della ricerca sulla longevità umana – non è possibile sapere se queste particolari caratteristiche del microbiota intestinale di individui così eccezionalmente longevi sono legate al loro passato stile di vita e, soprattutto, se erano già presenti in giovane età o se, al contrario, sono un tratto acquisito durante l’invecchiamento soltanto dai soggetti che riescono a vivere più a lungo degli altri.

Si può però ipotizzare che la maggiore abbondanza di Christensenellaceae, associata all’osservato aumento di bifidobatteri e Akkermansia, costituisca una sorta di «firma», da ricercare nel microbiota intestinale di persone particolarmente longeve, e che questa rappresenti un adattamento dell’ecosistema ai cambiamenti fisiologici che avvengono con l’avanzare dell’età, in grado di promuovere la salute e contribuire al raggiungimento dei limiti estremi dell’aspettativa di vita umana.

Twitter @fabioditodaro

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