Nella Giornata mondiale contro il cancro la testimonianza di Nicoletta Caraceni, maratoneta di #NothingStopsPink
«A volte penso che la malattia mi abbia dato una grandissima opportunità: fare un viaggio dentro me stessa per scoprire una donna migliore e più forte di quella che ero prima». La malattia di cui parla Nicoletta Caraceni, imprenditrice milanese di successo, è il cancro al seno che le è stato diagnosticato (e operato) per ben due volte nel 2003 e nel 2004. Una malattia di cui a distanza di undici anni dalla mastetocmia, nella Giornata mondiale contro il cancro, parla da donna “nuova”, sana e sportiva. Nicoletta, infatti, è una delle protagoniste di #NothingStopsPink, il docureality scritto e diretto da Alessandro Casale per Discovery Channel che ha seguito la preparazione e la partecipazione alla Maratona di New York 2014 di dieci donne operate al seno. «Una sfida che ho accettato con grande consapevolezza perché quella di New York è stata la mia dodicesima maratona», racconta Nicoletta che sta già preparando la sua prossima 42 chilometri che sarà quella di Londra. «Ho cominciato con le maratone nel 2008, leggevo blog di chi aveva corso e ho deciso di provare. Non prima di aver convinto mia sorella che, per farmi contenta, ha acconsentito ad accompagnarmi – continua -. Ricordo bene la sensazione della prima volta: negli ultimi 600 metri prima dell’arrivo ho riso e pianto perché ho avuto la consapevolezza di stare gettando via tutto ciò che avevo passato prendendomi la mia rivincita sulla malattia».
«IL TUMORE CE LO FACCIAMO VENIRE» – «Sono consapevole che dico una cosa molto forte, ma ne sono convinta: il tumore ce lo facciamo venire. Prima di ammalarmi il mio corpo aveva gridato molto forte, io non riuscivo ad accettare la fine di un matrimonio che mi aveva fatto soffrire. So di essermi ammalata per uno stress che ho somatizzato. Purtroppo in una società cartesiana come la nostra in cui la visione è quella di una netta divisione tra corpo e mente, questo è un concetto difficile da accettare», aggiunge Nicoletta che ha trasformato la malattia in un’opportunità, nello spartiacque tra il prima e dopo.
«LA MALATTIA NON DEVE ESSERE SUBÌTA» – La disperazione, legittima e dalla quale inevitabilmente si passa dopo la diagnosi, non aiuta il nostro corpo a combattere la malattia. «Quando mi ammalai avevo 44 anni, due bambini di 8 e 10 anni, ero separata da due anni e consideravo quella separazione un fallimento. Mi sono chiesta per settimane perché stesse accadendo tutto a me, alla disperazione è seguita una rabbia ferocissima – ricorda -. Alla fine mi sono detta: “Qui o crepo o risorgo” e pian piano sono risorta con l’aiuto dei medici e di me stessa». In quell’aiuto dato a se stessa c’è, innanzitutto, una visione non cartesiana della vita. «Corpo e mente sono un tutt’uno. Non si può guarire il primo senza aiutare l’altra – sottolinea l’imprenditrice-maratoneta -. Oltre ai due interventi e al protocollo chemioterapico molto forte cui ero sottoposta, sono stata in terapia psicoterapica, ho fatto yoga e meditazione, ho seguito i consigli nutrizionali di un naturopata per aiutare il mio corpo con un’alimentazione che mi facesse sopportare meglio la chemio (io non ho mai vomitato). Con semplicità ho dedicato tempo a me stessa e non ho più smesso. Oggi dico coscientemente che il cancro è stato un’opportunità e io sono un miracolo vivente».
#NOTHINGSTOPSPINK – Il motivo della sua partecipazione al docureality #NothingStopsPink non è quello di mettersi in mostra, né di avere i propri 5’ di celebrità. «L’ho fatto per “sorellanza”, per essere d’esempio per altre donne. Se quando ero disperata, senza nessuno che riuscisse a darmi aiuto, avessi visto qualcun’altra che ce l’aveva fatta mi sarei sentita meglio. Io – conclude – voglio essere quella spinta, quel coraggio, quella speranza per tutte le donne che si ammalano, la personificazione della loro speranza».