Wise Society : Emicrania, una malattia di genere che predilige le donne

Emicrania, una malattia di genere che predilige le donne

di Maria Enza Giannetto / Nabu
5 Novembre 2018

Secondo lo studio Gema del Cergas Bocconi due su tre persone affette dalla malattia invisibile sono di sesso femminile. La condizione incide sulla loro vita sociale e lavorativa ma a causa del reddito inferiore spendono meno in diagnosi e cura

L’emicrania, ancora considerata come malattia invisibile, è una malattia che “predilige nettamente il sesso femminile“. I numeri, presentati a Roma durante il convegno L’emicrania come malattia di genere, parlano chiaro: le donne italiane soffrono di emicrania più degli uomini (quattro milioni rispetto a due milioni), perdono più giorni di lavoro (16,8 l’anno contro i 13,6 dei maschi) e giornate di vita sociale (26,4 contro 20) e sono maggiormente soggette al fenomeno del presentismo, ovvero a giornate in cui si presentano al lavoro in condizioni di malessere (51,6 giorni contro 35,6).
È, questo, il quadro delineato dallo studio Gema (Gender&Migraine) del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas), che ha indagato i costi diretti sanitari, non sanitari e le perdite di produttività associate all’emicrania attraverso un’indagine multidimensionale diretta effettuata (nel mese di giugno) su un campione di 607 pazienti adulti con almeno 4 giorni di emicrania al mese.
Ma c’è di più: a causa di un reddito inferiore a quello dei maschi, le donne spendono meno per diagnosi e cura (1.132 euro l’anno contro 1.824) e riportano una perdita di redditività minore.
Come riporta il Libro bianco Emicrania: una malattia di genere (Impatto socio-economico in Italia) è “fondamentale creare una cultura dell’emicrania” ed è necessario “individuare strategie che possano migliorare la qualità di vita dei pazienti”. Gli studi hanno, inoltre, dimostrato in Italia percentuali superiori alle medie individuate a livello mondiale.

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«L’emicrania – spiega il prof. Piero Barbanti, primario neurologo presso l’IRCCS San Raffaele Pisana, intervenuto sull’argomento Inquadramento clinico e impatto dell’emicrania – colpisce in Italia il 32% delle donne ed è considerata dall’OMS la seconda malattia più disabilitante del genere umano, image by iStock

«L’emicrania –  spiega il prof. Piero Barbanti, primario neurologo presso l’IRCCS San Raffaele Pisana, intervenuto sull’argomento Inquadramento clinico e impatto dell’emicrania – colpisce in Italia il 32% delle donne ed è considerata dall’OMS la seconda malattia più disabilitante del genere umano. La donna emicranica  soffre di un dolore più severo, più protratto e più disabilitante rispetto all’uomo e non soffre solo durante la crisi di dolore: è dimostrato infatti che tra un attacco e l’altro il 10% delle donne è affetto da ansia, il 14% ricorre alle più varie strategie di evitamento per non correre il rischio di scatenare attacchi e nel 25% dei casi presenta comunque sintomi intervallari. Sono ben 317 i giorni all’anno che la donna trascorre in preda al dolore emicranico o ai sintomi intervallari».
La legge 38 del 15 marzo 2010 tutela l’accesso alle cure per il dolore ma l’emicrania – anche nelle sue forme più croniche e severe – non rientra nei LEA (livelli essenziali di assistenza). «L’emicrania –  conclude Barbanti – rimane pertanto una malattia di cui oramai conosciamo moltissimo, per la quale saranno a breve disponibili cure rivoluzionarie, che ha nell’Italia una punta di diamante della ricerca mondiale ma che stenta a trovare riconoscimento adeguato presso Istituzioni e Policy Makers».

«Le donne – spiega Rosanna Tarricone, associate dean della SDA Bocconi e responsabile scientifico del progetto Gema – sembrano essere vittime dei numerosi e fondamentali ruoli che ricoprono a livello sociale. Soffrono di emicrania più degli uomini, ma non possono concedersi il privilegio di assentarsi dal posto di lavoro o accantonare le tradizionali mansioni domestiche. Per di più, avendo un reddito mediamente inferiore a quello degli uomini, le donne rinunciano a effettuare visite ed esami, acquistare farmaci non dispensati dal Sistema sanitario nazionale, sottoporsi a trattamenti non medici e ricevere assistenza formale».

Dai dati registrati, il Cergas ha stimato un costo annuale per paziente con emicrania pari a 4.352 euro di cui: 1.100 (il 25%) per prestazioni sanitarie, 1.524 (il 36%) per perdite di produttività, 236 (il 5%) per assistenza formale, 1.492 (il 34%) per assistenza informale. I costi a carico dei pazienti per farmaci o trattamenti non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale sono stati quantificati in 464 all’anno.

«A partire dalle evidenze emerse sul costo della patologia e sul differente impatto che l’emicrania produce sulle donne – conclude Tarricone – lo studio si propone di supportare lo sviluppo di politiche sanitarie e socio-sanitarie differenziate rispetto al genere, con l’obiettivo cioè di colmare il gap esistente in una logica di equità redistributiva».

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