Quasi 12 giovani su cento in Europa non lavorano, non studiano, non partecipano a corsi di formazione: una condizione che ha conseguenze sulla salute e sull’economia
I Neet sono i giovani inattivi. È un fenomeno preoccupante, nonostante sia in diminuzione, quanto meno in Europa, ma il loro numero comunque è significativo. Nel 2022, l’11,7% dei giovani nell’UE di età compresa tra 15 e 29 anni non era né occupato né iscritto a corsi formativi, segnala Eurostat. Non lavorare, non studiare, non frequentare corsi ha conseguenze pesanti sia a livello di salute fisica e mentale, ma anche in termini economici: Eurofound stima che la perdita significativa per le economie europee legata ai Neet sia di circa 142 miliardi di euro all’anno (2015) – in benefici, mancati guadagni e tasse. Tutto questo ha un impatto significativo sullo sviluppo stesso dell’Unione Europea.
Chi sono i Neet
Ma qual è il significato di Neet? Neet è l’acronimo inglese di Not (engaged) in Education, Employment or Training. Definisce tutti i giovani dai 15 ai 34 anni che non studiano, lavorano o partecipano a un qualsiasi iniziativa o corso di formazione. In statistica, sono anche note come persone inattive. Il fenomeno è sicuramente allarmante perché consegue una perdita di capitale umano significativa. Se consideriamo la bassa natalità e il numero sempre più elevato di popolazione anziana, questo ha pesanti conseguenze sul futuro. Da quanto si nota in Europa e ancor più nel mondo, nella condizione Neet si contano più ragazze che ragazzi. Secondo l’International Labour Organization, i giovani Neet sono il 10%, mentre le giovani inattive sono il 34%.
Sebbene la quota di Neet sia diminuita notevolmente nel 2021 e nel 2022 rispetto al 2020 per tutte le fasce d’età (ad eccezione di quelli di età compresa tra 15 e 19 anni nel 2021), il loro numero comunque è alto: nel 2022 i ragazzi inattivi rappresentavano l’11,7 % con molte differenze nelle diverse fasce d’età. Tra i 15 e i 19enni la quota corrispondente era del 5,8 %; per quelli di età compresa tra 20 e 24 anni era del 13,3 %; e del 15,7 % per i 25-29enni.
Neet: cause e conseguenze
Quali sono le cause che incidono sul fenomeno dei Neet? Sempre secondo Eurostat il livello di istruzione incide sulla percentuale come pure è più probabile che le giovani donne non siano né occupate né istruite o formate rispetto ai giovani uomini.
Nel 2022, il 13,1 % delle giovani donne di età compresa tra 15 e 29 anni nell’UE erano Neet, mentre la quota corrispondente tra i giovani uomini era inferiore di 2,6 punti percentuali, al 10,5 %.
“Ci sono una serie di fattori che possono spiegare il divario di genere. Per esempio convenzioni o pressioni sociali, che tendono a dare maggiore importanza al ruolo delle donne all’interno della famiglia e al ruolo degli uomini nel provvedere alla famiglia attraverso il lavoro”,
specifica l’ente statistico europeo. Inoltre, vi è il rischio di questioni relative al mercato del lavoro, quali: i datori di lavoro preferiscono assumere giovani uomini piuttosto che giovani donne; giovani donne che incontrano difficoltà di assimilazione al rientro al lavoro dopo il parto; le giovani donne hanno maggiori probabilità di avere lavori poco retribuiti o precari.
Istruzione e sfavorevoli condizioni di partenza
Le evidenze di una ricerca di Cedefond (Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale) portano a pensare che il basso livello di istruzione è la variabile più importante e ha l’effetto più forte nell’influenzare la probabilità di diventare NEET: ciò è stato confermato sia a livello individuale che familiare, ovvero per i giovani stessi, ma anche per i genitori di giovani con un basso livello di istruzione.
Ulteriori fattori come il basso reddito familiare, il contesto familiare svantaggiato, il contesto migratorio, le disabilità e le responsabilità familiari sono anch’essi importanti per aumentare il rischio di diventare Neet. Anche avere genitori con una storia di disoccupazione o genitori divorziati ha dimostrato di aumentare la probabilità.
“Cadere nello status di NEET è prima di tutto una perdita di potenzialità per i giovani. Trascorrere molto tempo in questo stato può avere conseguenze di lunga durata, con un effetto negativo sui futuri risultati occupazionali e sui guadagni, nonché sulla salute fisica e mentale”,
scrivono gli analisti del Centro europeo. Questi possono includere relazioni difficili, abuso di droghe e sostanze, coinvolgimento in attività criminali ed esclusione sociale. Le conseguenze negative possono estendersi oltre i Neet stessi e avere un impatto anche sulla loro famiglia e sulla società nel suo complesso. La condizione vissuta in età giovanile ha un impatto profondo anche in età adulta. La disoccupazione persistente ostacola la transizione dei Neet all’età adulta. La loro transizione al mercato del lavoro diventa difficile.
Neet in Italia: un primato da dimenticare
I numeri di Eurostat sono impietosi: i Neet in Italia sono molti. Nonostante il recente andamento favorevole dell’occupazione, il nostro Paese si colloca ancora all’ultimo posto in ambito europeo. Se nove Stati membri hanno registrato tassi di Neet superiori alla media UE dell’11,7 % nel 2022, due in particolare hanno un triste primato: Italia e Romania. Qui il 19% o più di tutti i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni non lavorava o non era impegnata in attività di istruzione o formazione.
Un confronto tra i due Stati membri dell’UE con i tassi di Neet più alti e più bassi nel 2022 rivela che la percentuale di giovani adulti che erano Neet era 4,7 volte più alta in Romania (e in Italia) che nei Paesi Bassi.
Tra i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni con un livello di istruzione medio, i tassi di giovani Neet variavano dal 3,7% nei Paesi Bassi fino a un picco del 20,3% in Italia.
Sempre a proposito di Neet, Istat evidenzia nel Rapporto Annuale 2023 il problema di cui soffrono molti giovani italiani: quasi un quinto tra 15-29enni in Italia non lavora e non studia.
Se si va poi a guardare più in profondità il fenomeno, a livello statistico, si scopre che il tasso nazionale di Neet è di oltre il 7% superiore a quello medio europeo e, nell’Unione europea, secondo solo alla Romania. Ma il primato è italiano nel caso delle ragazze inattive: il fenomeno Neet interessa il 20,5% delle ragazze. La situazione peggiora se si vanno a considerare i residenti nelle regioni del Sud Italia (27,9%) e gli stranieri, che presentano un tasso (28,8%) superiore a quello degli italiani di quasi 11%; “questa distanza raddoppia nel caso delle ragazze straniere, per le quali il tasso sfiora il 3%”, scrive Istat.
Andrea Ballocchi