Dall'energy manager al green fashion designer, passando per il site & sustainability director, il water manager e svariate altre figure professionali. Intervista all'esperta Anna Marino, autrice di un interessante libro sul tema
La tecnologia, l’Intelligenza artificiale, la transizione energetica e digitale, elementi che stanno modificando profondamente e velocemente le nostre vite e sempre più lo faranno nei prossimi anni. Uno scenario che porta con sé anche la nascita di nuove professioni e la scomparsa di altre. Ma quali saranno i lavori e i professionisti più richiesti dal mercato nel prossimo futuro?
Energy manager, green fashion designer, site & sustainability director, water manager. Sono solo alcune delle nuove professioni in linea con i cambiamenti in corso nel modo di fare impresa, che non ha più come unico obiettivo il profitto, ma anche il suo impatto ambientale e sociale. Non è un caso che, secondo le stime di Confindustria, Federmanager e 4.Manager, entro il 2026 saranno richiesti 4 milioni di green job in più rispetto ad oggi.
Wise Society ha intervistato al riguardo un’esperta del settore, Anna Marino, giornalista multimediale, autrice per Radio 24 del podcast “I lavori di domani”, che ha appena pubblicato il libro, edito da Il Sole 24 Ore, “Il lavoro che vorrei. 20 consigli per orientarsi e formarsi nelle professioni più innovative e sostenibili”.
I cambiamenti climatici e l’esigenza di ridurne l’impatto stanno facendo emergere nuove opportunità professionali. Quali sono i lavori più innovativi e sostenibili e quali quelli che sempre più saranno ricercati in futuro?
Prima di chiedersi quali saranno i lavori più ricercati, e prima delle classifiche che ci sono e sono reperibili, anche per noi genitori, su tutti i siti di iscrizione per le scuole primarie e secondarie e che a rullo compaiono nelle news in questo periodo, bisogna chiedersi “qual è il lavoro che vorrei”. Il titolo del mio libro è un metodo e oltre ad essere autobiografico per me lo è per tutti noi: per i genitori che contribuiscono nell’orientare i figli; o per riconfermare anche il nostro orientamento attuale; o, come nel caso delle grandi dimissioni, per sapere dove si vuole arrivare. Il libro infatti immagina il percorso verso i lavori che vorrei, come l’iter necessario per ottenere una patente nautica, e la copertina rappresenta persino una bussola, l’orientamento che desideriamo.
Un percorso che richiede, come altre patenti, una preparazione accurata prima di affrontare un viaggio per mare, ma che assicura che organizzazione e realizzazione di questo viaggio portino con sicurezza al raggiungimento del porto di destinazione, cioè la meta del nuovo lavoro desiderato. Così si potrà trovare la tappa iniziale o finale o intermedia del viaggio, come un campeggio nautico, seguendo alla fine la propria bussola, fra tanti porti possibili di approdo e di passaggio, cioè un lavoro soddisfacente in quanto innovativo e sostenibile, ma anche attuale e remunerativo e soprattutto… realizzabile!
Facile a dirsi, più difficile a realizzarlo…
Con questo metodo il punto nave di partenza è la passione, il cosiddetto purpose, rappresentato in ogni capitolo da un faro. A cui si arriva attraverso la conoscenza della propria motivazione, appunto la passione, ma bisogna anche conoscere e informarsi bene in concreto a 360° su quali lavori siano innovativi e sostenibili: qui, nel mio libro edito dal Gruppo Il Sole 24 Ore, lo si fa attraverso interviste, che diventano 20 consigli che nascono da 20 esperienze vissute da persone che stanno svolgendo proprio lavori innovativi con obiettivi di sostenibilità o formando i giovani su questo fronte.
Sono ricavate dai podcast original di Radio 24 “I lavori di domani”, a mia firma, del ciclo sostenibilità. E proprio ognuno di questi nuovi lavori ha un grande faro che lo guida: la passione, il purpose che ognuna di queste persone racconta e ci aiuta a individuare in noi. L’auspicio è che si impari il metodo, e si tenga ben a mente che le esperienze contenute nel libro servano come esempi di lavori, in modo che “il lavoro che vorrei”, diventi il “lavoro che farò”.
E anche le imprese potranno trarre da libro degli spunti per conoscere e impiegare nuove figure per i loro obiettivi di innovazione e sostenibilità. Inoltre ad ognuno dei testimonial ho chiesto di fare ancora un passo oltre, e cioè di prevedere dal loro punto di vista qual è il futuro del futuro: nell’ultimo paragrafo di tutte le interviste c’è la rosa dei venti e loro stessi hanno raccontato come vedono in futuro la direzione del vento per il lavoro innovativo e sostenibile che vivono. Basta leggere per scoprirla!
Ci spiega brevemente quali sono le professioni più significative?
È difficile scegliere le più significative perché lo sono tutte, e le scelta dipende ovviamente della passione che abbiamo. Ma visto che si può partire da ogni capitolo nel libro in base ai propri interessi e scegliere quello che più si avvicina, parlo di due mamme, due giovani Gen Y o millenial e un Gen Z puro. Il divario tra generazioni non riguarda la passione per la sostenibilità, perché le tocca tutte da vicino.
Vale per Francesca Paludetti, head of corporate development & energy transition, che lavora nel Gruppo Sapio dove si occupa delle attività di sviluppo sostenibile e della transizione energetica, comprese le attività relative all’idrogeno rinnovabile e al biometano, e che contribuisce al Goal 7 dell’Agenda 2030 dell’Onu per l’Energia pulita ed accessibile, grazie anche alla sua forte passione di partenza e alla cultura aziendale che fa da base come spiega nel libro: “Ti dico una frase che a me è sempre rimasta impressa e che è il mantra della mia esperienza lavorativa ma non solo. È una frase di Ghandi: “Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre”.
Come Rita Santaniello, avvocata giuslavorista e formatrice in Esg Labour Compliance che ha curato la direzione scientifica ed è formatrice nel nuovo master di approfondimento del Sole 24 Ore intitolato “Esg Labour Compliance” e afferma “Personalmente, come madre di cinque figli, non posso non essere fortemente interessata a garantire un futuro sostenibile alle future generazioni”.
Come Francesca Nori, Green fashion designer&creator, nonché creator di AnanasseTM e co-founder di Vérabuccia, che lega il suo purpose alla sua età: “Io appartengo alla Generazione Y, anche chiamata Millennial. Sicuramente c’è un approccio forte alla sostenibilità, ma leggermente meno sentito rispetto alla Generazione Z o Centennials, che si è trovata proprio nel fulcro del tema green. Sento il mio impegno verso la sostenibilità, la circolarità, i materiali nuovi, senza togliere nulla alle nostre origini italiane”, indispensabili, sostiene, per il futuro della moda.
Come Luca Del Prete, dropshipper Gen Z, campano, classe 1999 fondatore della società LDP Consulting, che conta oggi un team di 22 persone. Oggi, oltre a gestire la propria società, si occupa anche di formazione, con più di 1.000 studenti che si sono affidati alla LDP Consulting per apprendere come funzioni in concreto il mondo del dropshipping. E dimostra come formazione e attenzione alla sostenibilità siano fondamentali anche nel suo “mestiere” nel rispetto delle regole e dei valori.
Per saperne di più basta leggere il libro e il capitolo a lui dedicato, come per tutte le 20 interviste, che rappresentano un campione significativo di nuovi lavori sotto due aspetti: la varietà delle figure professionali e i consigli che danno. Soprattutto per la tipologia dei professionisti intervistati, che rappresentano molti campi di lavoro: sette formatori di specialisti (formazione del manager della sostenibilità, leadership & sport management, tecnici specialisti delle rinnovabili, dell’ingegnere elettrico, dell’installatore di impianti fotovoltaici, dell’installatore di impianti eolici, del water manager); e tredici manager e consulenti aziendali in nuovi campi (sicurezza del lavoro, stampa 3D di metalli preziosi, corporate development & energy transition, forest resources specialist, forecast analyst in meteorologia, site & sustainability director, intelligenza artificiale, Esg, energy manager, green fashion designer & creator, value cration per startup, dropshipping di beni e servizi sostenibili, digital trasformation per case green).
Diamo qualche consiglio utile a chi cerca lavoro o a che vuole formarsi in modo opportuno e cosa possiamo fare nella pratica per aiutare i nostri figli a orientarsi al meglio e a realizzarsi anche nel lavoro?
Alla fine, tracciando la linea tra i punti nave si capisce che la base di partenza al di là dei dati sono giovani o adulti che siano incentivati a fare lavori impegnativi e remunerativi che devono essere motivati (e io non parlo più di talenti ma parlo di motivazioni inclinazioni e passione). Soprattutto i giovani però devono chiedersi che cosa gli piace, la loro passione e il loro purpose di partenza, e anche i genitori (e le imprese e i formatori) devono allenarli a fare questo.
Come? Chiedendo informazioni dal vivo ad altre persone o leggendo, anche con il metodo che si apprende dai paragrafi di questo libro, che corrispondono alle domande che si devono rivolgere, o navigando sui siti consigliati, ascoltando podcast. Alla fine però si torna al punto di partenza con più consapevolezza. E si intraprende il viaggio, per mare.
Perchè in Italia spesso domanda e offerta di lavoro non collimano? Quali sono oggi le qualità più richieste nelle persone dalle aziende?
Io non ripeto dati come un mantra, perché dietro e dopo i dati ci sono persone e giovani in carne ed ossa, che si raccontano e testimoniano mettono la loro voce. E formatori e lavoratori che realizzano progetti e azioni. In ogni podcast de ciclo sostenibilità ricordo per esempio che mancano ben 4 milioni di lavoratori con green skill entro il 2026 secondo Confindustria, Federmanager e 4.Manager.
Che la bioeconomia sostenibile e circolare italiana è già terza in Europa, dopo quella tedesca e quella francese, grazie a un mercato che vale 345 miliardi di euro. Che ci si attende che nel nostro Paese possa ancora crescere del 20% entro il 2030. Ma ci sono buone notizie e prospettive se si segue la propria passione e la direzione dei venti.
Sul fronte imprese Katia Da Ros, vicepresidente di Confindustria per Ambiente, Sostenibilità e Cultura, nella sua prefazione sottolinea che nel Rapporto Italia Sostenibile 2022 di Cerved, emerge un indice di sostenibilità ambientale positivo, dal nord al sud del Paese. E ribadisce che a conferma di questo vi sono i dati dell’Istat, che indicano come oltre due terzi delle piccole imprese manifatturiere italiane abbiano intrapreso volontariamente azioni per ridurre l’impatto sull’ambiente delle proprie attività industriali.
Le imprese, i lavoratori e i formatori stanno facendo sempre di più la propria parte, per colmare questo gap tra domanda e offerta di lavoro, e si deve fare ancora di più soprattutto perché manca la materia prima per effetto dell’inverno demografico. Ma a monte c’è un gap di informazione sull’offerta formativa che libri e podcast come il mio e interventi a tutti i livelli stanno cercando di colmare.
Che ruolo avrà l’Intelligenza artificiale nell’economia del mercato del lavoro? È un’opportunità o una minaccia?
L’utilizzo ottimale dell’intelligenza artificiale in genere può condurre a importanti benefici sociali, economici e ambientali. Se sfruttata in modo etico, può essere una valida alleata per il raggiungimento di molti obiettivi legati alla sostenibilità, come è alleato del comandante il compasso che si muove sulla mappa.
E come sottolinea il collega Fabrizio Bontempo, può per esempio ottimizzare il lavoro dei professionisti, in particolare commercialisti e consulenti del lavoro, i quali dovranno affrontare le molte sfide connesse all’evoluzione tecnologica, allo sviluppo di macchine dotate della capacità di apprendere automaticamente e al sempre maggiore ricorso a forme di intelligenza artificiale.
Per poter utilizzare l’AI e orientarla verso la sostenibilità senza perdere posizioni, fatturato e occasioni i professionisti dovranno perciò formarsi costantemente per non subire, ma anzi, cavalcare il cambiamento e metterlo a frutto per il bene comune condiviso di imprese e lavoratori. Ma non bisogna mai pensare che l’intelligenza artificiale vada a sostituire le vere competenze del consulente del lavoro. Gestiamo anche i rapporti umani, le persone e siamo sempre noi gli interlocutori.
Vincenzo Petraglia
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