Ad ammalarsi sono in maggior percentuale gli uomini residenti al Nord. Preoccupa l’aumentata incidenza del tumore del polmone nelle donne.
Le diagnosi sono in aumento: 369mila i nuovi casi di tumore in Italia stimati per il 2017. Ma pure le chance di guarigione, se oggi oltre 3,3 milioni di persone vivono nel nostro Paese con il cancro: quasi un quarto in più rispetto a quelle che si conteggiavano appena sette anni fa. Sono queste le conclusioni principali della settima edizione de «I numeri del cancro in Italia 2017», il libro bianco sui tumori con cui ogni anno l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), in collaborazione con la sua Fondazione e con l’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) scatta un’istantanea delle malattie neoplastiche nel nostro Paese. Ad ammalarsi di più sono gli uomini, ma la novità preoccupante riguarda in realtà le donne e l’aumentata incidenza tra di loro del tumore del polmone.
L’EMERGENZA DONNE DIPENDE DAL FUMO – È su questo aspetto che gli oncologi vogliono accendere i riflettori. Il boom di diagnosi di neoplasia polmonare nel sesso femminile – 13600 stimate nell’anno in corso: il 49 per cento in più rispetto al 2007 – è da ricondurre alla forte diffusione del fumo fra le italiane. Il dato fa il paio con quello diffuso da uno studio pubblicato a marzo sulla rivista «Annals of Oncology», con cui veniva indagata la mortalità per cancro in Europa. Anche in quel caso era emersa l’emergenza legata al tumore del polmone tra le donne, per cui si prevede un aumento di mortalità pari al cinque per cento. Ma il fumo non è un problema soltanto per la salute dei polmoni, se nella ricerca coordinata dall’Università degli Studi di Milano si mise in evidenza anche un significativo aumento dei tassi di decesso riconducibili al tumore del pancreas: questi ultimi in aumento anche tra gli uomini (a causa della diffusione del diabete di tipo 2 e dell’obesità). Crescono invece entrambi i sessi i tumori della tiroide e il melanoma, in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto: grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening. Complessivamente, la sopravvivenza a cinque anni nelle donne raggiunge il 63 per cento, migliore rispetto a quella degli uomini (54): in gran parte determinata dal tumore al seno, la neoplasia più frequente fra le italiane, caratterizzata da una buona prognosi. Le percentuali più alte a cinque anni si registrano in Emilia-Romagna e Toscana: sia negli uomini (56) sia nelle donne (65 per cento).
AL NORD CI SI AMMALA DI PIÙ – E si conferma, anche dal Rapporto 2017, un’Italia a due velocità. «Emerge una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini sia nelle donne – afferma Lucia Mangone, responsabile scientifico del registro tumori di Reggio Emilia e presidente dell’Airtum -. In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso dell’otto per cento al Centro e del diciassette per cento al Sud e nelle Isole rispetto al Nord e per le donne del cinque e del e del diciotto per cento. Alla base di queste differenze vi sono fattori protettivi che ancora persistono al Sud. Per contro, nel Mezzogiorno del Paese si sopravvive di meno: qui non si osserva la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina». Ovvero i tre coperti dagli screening garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale. « L’efficacia di questi programmi è tanto maggiore quanto più elevata è l’adesione all’invito – aggiunge Fabrizio Nicolis, presidente della Fondazione aiom. Il dato del 2015 non è, però, del tutto soddisfacente: complessivamente soltanto il quarantatre per cento degli invitati ha aderito, con notevoli differenze fra Nord (53), Centro (36) e Sud (25 per cento). Serve ancora molto impegno su questo fronte». Nel nostro Paese è stato calcolato che, tra i tumori dovuti a agenti infettivi, l’Helicobacter pylori è causa del 42 per cento delle diagnosi, i virus dell’epatite B e C del 35 per cento, quello del papillomavirus umano (Hpv) del venti per cento.
Twitter @fabioditodaro