Wise Society : Anche il Regno Unito vuole vietare le sigarette elettroniche usa e getta

Anche il Regno Unito vuole vietare le sigarette elettroniche usa e getta

di Valentina Neri
6 Febbraio 2024

Il governo del Regno Unito promette la linea dura sulle sigarette elettroniche monouso. Una scelta che vuole tutelare la salute dei giovani, ma anche l’ambiente

“Come qualsiasi genitore o insegnante sa, una delle tendenze più preoccupanti al momento è l’aumento del vaping tra i bambini. Quindi, dobbiamo intervenire prima che diventi endemico”. Parola di Rishi Sunak, il premier conservatore britannico. Che aggiunge: “Come primo ministro, ho l’obbligo di fare ciò che ritengo sia la cosa giusta per il nostro Paese nel lungo termine”. Vale a dire, bandire le sigarette elettroniche usa e getta. E imporre regole molto più severe anche su quelle ricaricabili.

sigaretta elettronica usa e getta

Foto Shutterstock

Stop al vaping usa e getta: cosa prevede il divieto

Nonostante nel Regno Unito sia illegale vendere sigarette elettroniche ai minorenni, il 7,6% dei ragazzi e delle ragazze di età compresa tra gli 11 e i 17 anni “svapa” regolarmente o almeno occasionalmente. Una percentuale ben superiore rispetto al 4,1% del 2020. Svariati indizi fanno supporre che le sigarette elettroniche usa e getta, cioè quelle che non possono essere ricaricate, abbiano contribuito a questa crescente popolarità: hanno aromi dolci o fruttati, pacchetti dai colori accattivanti e un costo inferiore a quello di un tradizionale pacchetto di sigarette.

Ecco perché il governo britannico sta lavorando a una legge che le vieta. Non solo per i giovanissimi, ma per chiunque. Altre misure invece vogliono rendere meno accattivanti le sigarette elettroniche di qualsiasi genere, imponendo pacchetti più sobri, limitando la gamma di aromi e vietando che vengano esposte in bella vista nei negozi. Parlando alla BBC, la ministra della Salute Victoria Atkins si dice fiduciosa del fatto che la legge passi in Parlamento prima delle elezioni generali del 2024, per poi entrare in vigore nei primi mesi del 2025.

Quali altri Paesi hanno vietato le sigarette elettroniche monouso

Il Regno Unito non è il primo Paese a intraprendere un’iniziativa simile. L’Australia dal 1° gennaio ha vietato l’importazione di sigarette elettroniche monouso; a partire dal 1° marzo introdurrà gradualmente anche il divieto di portarle nel Paese a titolo personale e alcuni requisiti più stringenti per i produttori e importatori di sigarette elettroniche terapeutiche. Con la promessa di inasprire ulteriormente le regole nel corso del 2024, per esempio riducendo gli aromi e la concentrazione di nicotina.

Anche il Parlamento francese ha votato all’unanimità per mettere al bando le sigarette elettroniche usa e getta; per l’ufficialità però bisogna attendere il via libera del Senato e della Commissione europea. Una misura simile è in fase di discussione anche in Germania.

Ma lo Stato che più di tutti ha scelto la linea dura contro il fumo è la Nuova Zelanda, con una legislazione che, oltre a introdurre requisiti fortemente restrittivi per le sigarette elettroniche usa e getta, intendeva fare ciò che nessun altro prima d’ora ha fatto: vietare il tabacco a tutte le persone nate dal 1° gennaio 2009 in poi. Il verbo al passato, però, è d’obbligo. Il conservatore Christopher Luxon, dopo avere assunto l’incarico di primo ministro, ha subito precisato di avere intenzione di abolire questa misura, voluta dal governo precedente. Un dietro front che ha fatto parecchio discutere.

Vaping usa e getta

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L’impatto ambientale delle sigarette elettroniche usa e getta

Quando si parla di sigarette elettroniche, la preoccupazione numero uno inevitabilmente è la salute. Sia per i rischi legati al loro consumo in sé, sia per il timore che possano avvicinare alla nicotina una fascia crescente di non fumatori. Più di rado ci si ferma a riflettere sul loro impatto ambientale. Che, peraltro, rappresenta una delle principali discriminanti tra i modelli ricaricabili e quelli usa e getta.

Quante sigarette elettroniche finiscono nella spazzatura

Un’analisi di PIRG (Public Interest Research Group) prende il via da una considerazione tutto sommato basilare, la stessa che ci spinge (o ci dovrebbe spingere) a limitare la plastica monouso: che senso ha inquinare il Pianeta per anni, o per decenni, con un oggetto che ha una vita utile di poche ore o giorni?

Negli Stati Uniti, a marzo 2023 sono state vendute 11,9 milioni di sigarette elettroniche monouso. A un ritmo del genere, ne sono state buttate via 4,5 ogni secondo. Nel Regno Unito i volumi sono ancora più consistenti: a settembre 2023 si parla di 5 milioni di sigarette elettroniche monouso buttate via ogni settimana, cioè 8 ogni secondo (circa il quadruplo rispetto all’anno precedente).

Batterie al litio e materie prime di valore buttate via ogni giorno

L’aspetto paradossale di questi dispositivi sta nel fatto che contengano una batteria al litio, proprio come le auto elettriche o gli smartphone. Una batteria che di per sé potrebbe essere anche ricaricata. Peccato, però, che non si possa ricaricare il liquido: quando finisce, dunque, la sigaretta elettronica diventa totalmente inutilizzabile.
Buttarla via significa anche buttare via le materie prime, scarse e di enorme valore, che sono state utilizzate per produrre la batteria stessa. Il litio, in primis: nei cestini della spazzatura del Regno Unito lo scorso anno ne sono finite 40 tonnellate, una quantità sufficiente per fabbricare le batterie di 5mila auto elettriche. Per non parlare di oro, cobalto, platino e terre rare.

Riciclare le sigarette elettroniche è difficile e dispendioso

Se è così, perché non riciclare le sigarette elettroniche in modo tale da recuperare questi metalli così preziosi? Perché è un arduo compito con le tecnologie che abbiamo a disposizione, visto che questi dispositivi sono costituiti da un mix di materiali (plastica, rame, la batteria stessa ecc.) che è difficoltoso separare. Anche immaginando che si riesca a superare questo ostacolo tecnico, le sigarette elettroniche usa e getta sono comunque troppe: i sistemi di gestione dei rifiuti non riuscirebbero a stare al passo.

Valentina Neri

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