Wise Society : Paolo Veronesi: ecco cosa ci può aiutare veramente per sconfiggere il cancro
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Paolo Veronesi: ecco cosa ci può aiutare veramente per sconfiggere il cancro

di Vincenzo Petraglia
16 Ottobre 2020

Con il presidente della Fondazione Umberto Veronesi facciamo il punto sullo stato dell'arte della ricerca e sui possibili scenari futuri. Senza dimenticare qualche consiglio utile, perché stili di vita e prevenzione sono le armi più potenti che ognuno di noi ha oggi nelle proprie mani

Da diversi anni ottobre si tinge di rosa, un mese dedicato alla prevenzione nei confronti dei tumori femminili, primo fra tutti quello al seno (ogni anno nel mondo, secondo la Breast Cancer Research Foundation, ben 2 milioni di donne si vedono diagnosticare questo tipo di tumore e secondo le stime circa una donna su otto svilupperà la malattia nel corso della sua vita).

Abbiamo colto l’occasione per incontrare il professor Paolo Veronesi, direttore della Divisione Senologia Chirurgica dell’Istituto Europeo di Oncologia e presidente della Fondazione Umberto Veronesi, promotore del Progetto Pink is Good, per sostenere la ricerca e sensibilizzare le donne verso la prevenzione attraverso svariate iniziative. Come quella delle Pink Ambassador, donne ex pazienti che hanno combattuto contro un tumore femminile impegnate in una staffetta in 14 città italiane per raccogliere fondi a sostegno della ricerca e ricordare l’importanza dell’attività fisica come arma di prevenzione.

Con lui abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte della ricerca e sui possibili scenari futuri, alla luce delle ultime scoperte in campo oncologico, senza tralasciare qualche utile consiglio. Perchè il cancro si combatte innanzitutto con la prevenzione, attraverso controlli periodici (la tempestività è tutto nella possibilità di bloccare in tempo il progredire della malattia) e stili di vita sani.

A che punto siamo con la ricerca e la lotta contro i tumori? Si può dire che siamo ragionevolmente a buon punto e che in un tempo non troppo lontano riusciremo finalmente a sconfiggerli?

Paolo Veronesi

Paolo Veronesi: “La scienza è lo strumento più potente di cui l’umanità dispone per migliorare la qualità e la prospettiva di vita delle persone”.

Per rispondere occorre innanzitutto una premessa. Il tumore non è un’unica malattia. Non solo, all’interno dello stesso tipo di tumore esistono numerose sotto categorie dovute alle differenti caratteristiche molecolari. Ecco perché non è possibile rispondere univocamente alla domanda sullo stato della ricerca. Oggi abbiamo neoplasie che è possibile curare in un’alta percentuale di casi – penso, ad esempio, al tumore al seno e ai tumori del sangue – e alcune dove si fa ancora fatica, come il carcinoma del pancreas e alcune neoplasie cerebrali.

Detto ciò, se guardiamo al passato, dobbiamo essere ottimisti perché negli anni sono stati compiuti passi da gigante. Complice la diagnosi precoce, possibile grazie a strumenti diagnostici sempre più sofisticati, a terapie a bersaglio molecolare e all’immunoterapia, i tumori possono essere curati sempre più con successo. Quando non è possibile guarire, in molti casi la malattia può diventare cronica. Mi riferisco, ad esempio, al melanoma e al tumore del polmone. Se in passato, quando in metastasi, non lasciavano scampo, oggi è possibile cronicizzare la malattia. C’è ancora molto da fare ma siamo sulla strada giusta. L’obiettivo, quando non si riesce ad eliminare la malattia, è il controllo della malattia.

Quali scenari per il futuro e quali sono i filoni di ricerca più promettenti per vincere la battaglia contro i tumori?

I tumori vanno attaccati su più fronti. Per quello occorre continuare a fare ricerca per individuare nuovi bersagli su cui progettare i farmaci del futuro. Terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia sono sicuramente i due approcci più importanti. Per alcune tipologie di tumore – mi riferisco a quelli del sangue principalmente – ci sono poi le Car-T, terapie in cui si prelevano le cellule del sistema immunitario del paziente, le si ingegnerizza in laboratorio in modo tale che riescano a riconoscere le cellule tumorali e successivamente le si inietta nel malato affinché facciano effetto.

Le terapie però non sono le sole armi contro il cancro. Molto si gioca nel campo della diagnosi precoce. Per qualsiasi tumore, prima si arriva alla diagnosi e maggiori sono le probabilità di successo. Sarà sempre più fondamentale una diagnostica personalizzata, tarata sulle caratteristiche della persona. Un esempio è la diagnosi precoce di tumore al seno. Fondazione Umberto Veronesi sta finanziando Studio P.I.N.K.: uno studio clinico che punta a capire se le diverse metodiche diagnostiche (o le loro combinazioni) oggi in uso (mammografia, ecografia e tomosintesi) per il tumore al seno abbiano livelli di sensibilità e specificità differenti a seconda delle caratteristiche della donna o del tipo di malattia.

Relativamente al tumore al seno, a che punto siamo in Italia?

Secondo i dati più recenti, nel 2020 saranno circa 55mila le nuove diagnosi di tumore al seno. Le probabilità di guarigione però sono più alte quanto più la diagnosi è precoce. Per il tumore al seno possiamo dire che a un anno dalla diagnosi il 96% delle donne è ancora vivo, mentre l’87% supera la barriera dei fatidici 5 anni, il primo termine per essere considerati guariti secondo una stima ragionevole. Risultati possibili grazie alla diagnosi precoce.

La prevenzione è quindi fondamentale…

Per tutti i tumori esiste una prevenzione primaria, dove è lo stile di vita sano a diminuire le probabilità di tumore, e una secondaria dove è importante sottoporsi ad esami diagnostici di controllo. Un’alimentazione sana ed equilibrata riduce il rischio. Diete ricche di grassi ed eccessivo consumo di bevande alcoliche sono associate ad un aumentato rischio di sviluppare la malattia. Inoltre è molto importante l’attività fisica. Su quest’ultima cominciano ad arrivare dati sempre più interessanti: svolge un ruolo importante poiché molti studi hanno dimostrato che attraverso di essa è possibile ridurre significativamente il rischio di insorgenza di sette forme di cancro: il tumore al seno, il tumore del colon-retto negli uomini, il tumore dell’endometrio, del rene, il mieloma, il carcinoma del fegato e il linfoma non-Hodgkin nelle donne. Non dimentichiamoci poi la prevenzione secondaria, a partire dagli screening oncologici – offerti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale – attraverso cui è possibile intercettare precocemente il tumore al seno, quello al colon-retto e quello della cervice uterina.

Quanto è importante l’aspetto psicologico nel paziente per combattere in modo più efficace il tumore?

L’aspetto psicologico è importantissimo. I malati di tumore sono persone con bisogni, paure e sogni, che si trovano a combattere una battaglia dolorosa, una lotta che rimescola le carte dell’intera esistenza. Nessuna cura è possibile senza considerare il ruolo che la psiche, le emozioni e le relazioni hanno nell’esperienza della malattia. Il ruolo della chirurgia e delle terapie “classiche” è fondamentale. Quando però sono accompagnate da un supporto psicologico, la persona vive meglio il percorso di cure che sta affrontando.

Forse su questo fronte bisognerebbe investire anche un po’ di più nella formazione dei medici, in modo che possano avere un approccio più umano al paziente…

Spesso il medico è inondato di un eccesso di burocrazia. Questo gli fa “perdere” quel tempo necessario da dedicare all’ascolto. Non voglio generalizzare ma credo che il problema sia essenzialmente questo. Aggiungerei anche la poca preparazione in questo ambito, almeno nel passato, a livello universitario. L’umanizzazione delle cure è un processo sempre più diffuso.

Come il Covid-19 sta cambiando la medicina e il modo di fare ricerca?

La pandemia ha giocoforza cambiato il modo di fare ricerca. Molti dei gruppi che prima si occupavano di altro si sono ritrovati catapultati a fare ricerca sul Coronavirus o, comunque, su aspetti che hanno a che fare con la pandemia. Essa ci ha però anche insegnato molto. Da un lato ci ha ricordato quanto sia prezioso il diritto alla salute, dall’altro ci ha mostrato alcune fragilità del nostro sistema sanitario nel garantire la possibilità di accesso alle cure a tutti.

Abbiamo capito che per difendere la salute e migliorare la qualità della nostra vita è necessario continuare a investire in ricerca scientifica. La scienza è lo strumento più potente di cui l’umanità dispone per migliorare la qualità e la prospettiva di vita delle persone. Come Fondazione Umberto Veronesi abbiamo finanziato diversi progetti legati al Covid-19. In particolare si tratta di ricerche che mirano a identificare misure efficaci per proteggere gli individui più fragili, come i pazienti oncologici o gli individui affetti da patologie croniche con un sistema immunitario indebolito, quindi esposti a fattori di rischio diversi ed esigenze di cura diverse.

Pink Ambassador_Fondazione Umberto Veronesi

In questa foto le Pink Ambassador della Fondazione Veronesi, donne ex pazienti che hanno combattuto contro il tumore impegnate in una staffetta in 14 città italiane per raccogliere fondi per la ricerca e ricordare che l’attività fisica è un’importantissima arma di prevenzione.

Fra i tanti progetti della vostra Fondazione a sostegno della ricerca scientifica c’è “Pink is good”. Ci spiega di cosa si tratta?

Nato nel 2013, il Progetto Pink is Good finanzia ogni anno medici e ricercatori che hanno deciso di dedicare la propria vita allo studio e alla cura dei tumori che colpiscono le donne: seno, utero e ovaio. Dalla sua nascita la Fondazione ha sostenuto attraverso questo progetto quasi duecento ricercatori e allo stesso tempo finanzia numerosi progetti di ricerca di altissimo profilo, come ad esempio il già citato Studio P.I.N.K.

La nostra Fondazione, se da un lato è da sempre impegnata nella ricerca, dall’altra lo anche per quanto riguarda l’educazione alla prevenzione dei tumori tipicamente femminili, con una serie di attività di divulgazione scientifica per informare correttamente le donne, attraverso i quaderni e manuali che si possono scaricare gratuitamente dal sito internet della Fondazione: un sito autorevole e costantemente aggiornato dalla nostra redazione scientifica.

Per concludere, quali sono i cinque consigli più importanti che si sente di dare per prevenire l’insorgenza di tumori?

Ce ne sono tanti, ma volendo riassumerli in cinque, direi: alimentazione sana ed equilibrata; evitare il consumo di bevande alcoliche; non fumare; fare attività fisica dalle 2,5 alle 5 ore a settimana; sottoporsi a regolari controlli medici a seconda dell’età e della classe di rischio.

Vincenzo Petraglia

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