Lo sostiene Leandro Provinciali, presidente della Società Italiana di Neurologia che spiega come una diagnosi tempestiva sia fondamentale
«È sempre cruciale in medicina, ma lo è ancora di più in questi casi – afferma Leandro Provinciali, ordinario di neurologia all’Università Politecnica delle Marche e presidente della Società Italiana di Neurologia -. La rapidità e l’accuratezza dell’intervento neurologico, subito dopo la comparsa dei primi sintomi, consentono di ridurre o annullare i danni che condizionano la qualità di vita dei malati. Oltre a ciò, la diagnosi precoce risulta preziosa in molte malattie: nella malattia di Parkinson e nella sclerosi multipla è basilare per mettere in atto una strategia terapeutica che possa cambiare la storia naturale della malattia, tenendo sotto controllo i sintomi». Ecco perché l’ultima settimana mondiale del cervello è stata dedicata interamente dedicata al fattore tempo.
In che modo i meccanismi del cervello sottendono alla sua percezione?
Il cervello percepisce il tempo in relazione al succedersi delle informazioni che gli giungono e al loro cambiamento. I modelli di riconoscimento di una sequenza temporale consentono di prevedere l’evoluzione di un fenomeno e l’intervallo che intercorre fra la prima manifestazione e le successive. Oltre a ciò, è documentato che una parte del nostro cervello, il lobo frontale, riconosce la sequenza temporale degli eventi: ovvero quali condizioni sono giustificate da eventi che debbono verificarsi prima, per poter rendere possibile l’evento successivo. È altresì evidente che la nostra percezione del tempo è correlata ai riferimenti temporali appresi e che questi non sono validi in tenera età o in caso di demenza. Infatti, fra i segni più significativi della malattia di Alzheimer c’è la perdita della memoria episodica, cioè della capacità di ricordare eventi legati a un preciso riferimento temporale.
Quale meccanismo neuronale consente al cervello di tenere il tempo di un’azione?
Alcune strutture cerebrali, soprattutto a livello del lobo frontale, sono deputate a individuare le attività che si realizzano in previsione o in conseguenza di un’azione. Tale meccanismo, assimilabile alla previsione di quanto deve accadere prima di un evento significativo, è attivo su molti versanti del funzionamento del cervello: da quello motorio a quello cognitivo. Un’interferenza che si realizza prima o dopo la fase di fissazione dell’informazione compromette sensibilmente la riuscita del processo di apprendimento. In caso di specifiche lesioni cerebrali, per esempio, viene alterata la procedura che garantisce la realizzazione del processo. Tali difficoltà possono esprimersi nell’ambito dei compiti motori, di tipo gestuale o di utilizzo di particolari strumenti. In questi casi, la sequenza delle azioni semplici che configurano un gesto complesso, viene disgregata e non riesce a raggiungere le finalità proposte.
Quali malattie sono legate al disorientamento temporale?
In alcune patologie, come nelle demenze, il paziente non riesce a identificare il momento nel quale sta vivendo in relazione ai suoi riferimenti temporali. Tale situazione può realizzarsi anche in seguito a eventi traumatici che interessano alcune strutture quali il lobo temporale, per cui il soggetto perde il riferimento temporale delle sue esperienze. In alcune condizioni il soggetto è cosciente di non riuscire a identificare il riferimento temporale di alcuni eventi e può realizzare dei meccanismi di “sostituzione” degli eventi reali con altri immaginari. Tale condizione è frequente, per esempio, in caso di encefalopatie tossiche quali quella etilica.
Quali malattie, invece, comportano l’errata percezione del tempo?
Oltre a malattie degenerative o eventi traumatici, anche situazioni acute come le intossicazioni e le anestesie possono compromettere la rievocazione di informazioni per un periodo antecedente o successivo all’evento. Il meccanismo attraverso il quale si realizza la compromissione della percezione del tempo è diversificata. Nelle principali forme di demenza il soggetto non riesce a rievocare episodi della propria giornata, soprattutto se non legati ad un particolare contenuto emotivo. Nelle forme più avanzate non riesce a legare le proprie abitudini giornaliere all’orario abituale di esecuzione. Per questo, nei centri residenziali dedicati a soggetti dementi, è frequente l’utilizzo di “richiami” che sottolineano il momento del giorno o della settimana che si sta vivendo. La condizione più comune è quella riferita a eventi traumatici del cranio con alterazione del contatto con l’ambiente, nei quali si identifica una “lacuna mnesica” caratterizzata dall’incapacità di realizzare quanto accade in un lasso di tempo. Le condizioni alla base di tale incapacità di rendersi conto del tempo reale sono molteplici e di diversa natura: anche stimoli emotivi particolarmente intensi possono indurre il soggetto a “non accorgersi” del tempo che è passato.
Il disorientamento temporale può costituire fattore predittivo di patologie neurologiche?
Il disorientamento temporale rappresenta una condizione delle fasi avanzate delle malattie degenerative. In particolare una condizione di demenza, di varia natura, si associa a compromissione della collocazione temporale degli eventi. In realtà, nelle diverse forme di demenza, tale difficoltà si esprime diversamente in ragione delle diverse strutture cerebrali interessate dalla malattia. In alcuni casi, come nei danni vascolari o traumatici del cervello, il soggetto può perdere le informazioni correlate ad un certo periodo, conservando la struttura generale dell’organizzazione temporale degli eventi. In altre condizioni, di tipo degenerativo, la perdita di episodi non significativi della propria esperienza può rappresentare una fase iniziale della condizione che prelude a una vera demenza.
In che modo la diagnosi precoce consente di trovare parziali rimedi alle malattie neurodegenerative?
Molte delle malattie più rilevanti del sistema nervoso sono croniche, a evoluzione progressiva, con accumulo di importante disabilità. Fra queste possiamo annoverare la sclerosi multipla, le malattie degenerative del sistema nervoso centrale come la malattia di Parkinson e i parkinsonismi, le demenze e il decadimento mentale, molti tumori cerebrali primitivi, le malattie dovute alla cronica esposizione a tossici o malattie carenziali, alcune forme di epilessia, le malattie neuromuscolari acquisite su base infiammatoria o metabolica. Per tutte queste situazioni morbose effettuare una diagnosi precoce e instaurare una adeguata terapia può volere dire ribaltare il decorso della malattia, procrastinare o evitare la comparsa di problemi motori o cognitivi che modificano profondamentela qualità della vita personale e familiare. Come tutti gli organi, ancor più il nostro sistema nervoso e il nostro cervello, sono particolarmente complessi: se gravemente danneggiati, non è comunque possibile ripararli».
Quale speranza, allora, è giusto coltivare per il futuro?
Dobbiamo identificare al più presto il problema, effettuare una diagnosi tempestiva e instaurare una terapia che sia in grado di evitare i danni o che sia in grado di limitarli al minimo. Il neurologo è necessario per la diagnosi della malattia al suo manifestarsi, quando ancora i sintomi ed i segni sono sfumati e non ancora pienamente conclamati, così come è necessario per iniziare una cura che sappia contenere il problema. La sclerosi multipla, per esempio, è una malattia che ora è relativamente agevole identificare, se si è in grado di valorizzare i sintomi specifici e si effettuano e interpretano correttamente gli esami di laboratorio. E una terapia iniziata precocemente causa, a distanza di tempo, un minor accumulo di disabilità e una maggiore autonomia. Idem dicasi per la malattia di Parkinson e di Alzheimer. Situazioni simili si verificano in numerose altre patologie del sistema nervoso. Pensiamo alla importanza di effettuare diagnosi precoce e corretta nel campo delle demenze reversibili o ancora nelle malattie da cause tossico- carenziali, in cui la corretta diagnosi permette l’allontanamento da sostanze lesive. Il neurologo, con il miglioramento delle tecniche diagnostiche e la maggior disponibilità di terapie innovative, è in grado di affrontare e di controllare, nella maggior parte dei casi, le più rilevanti malattie del sistema nervoso e del cervello.
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