Wise Society : I padroni della terra, ecco chi si accaparra il suolo fertile

I padroni della terra, ecco chi si accaparra il suolo fertile

di Maria Enza Giannetto
7 Settembre 2022

Il rapporto 2022 della Focsiv fotografa la situazione mondiale del land grabbing da parte dei grandi della terra. C'è bisogno di sviluppo sostenibile e cooperazione al fine di ristrutturare il del sistema alimentare internazionale, così da sostenere il diritto alla terra delle comunità

Terra fertile e acqua salubre sono risorse che si stanno esaurendo e che “i padroni della terra” fagocitano sempre di più in un mercato globale votato a un modello sviluppista ed estrattivista. A partire da questo assunto, ormai da 5 anni, Focsiv – Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato – presenta il Rapporto Focsiv “I padroni della Terra. Rapporto sull’accaparramento della terra 2022: conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni”. Un rapporto redatto ed edito nell’ambito della CampagnaAbbiamo riso per una cosa seria, iniziativa che sostiene l’agricoltura familiare contro le grandi operazioni di accaparramentocon il patrocinio di GreenAccord e il contributo del progetto Volti delle Migrazioni co-finanziato dall’Unione Europea.

Land grabbing

Foto Shutterstock

Rapporto I padroni della terra 2022

I dati del Rapporto 2022 sono davvero allarmanti. Quasi 92 milioni (91,7 milioni) sono gli ettari di terre che sono state accaparrate in questi ultimi 20 anni a danno delle comunità locali, dei contadini e dei popoli nativi (dati rilevati dalla banca dati di Land Matrix, il sito che raccoglie informazioni sui contratti di cessione e affitto di grandi estensioni di terra). Il fenomeno del land grabbing – così come il water grabbing – si concentra principalmente in alcuni paesi: il più coinvolto è il Perù con 16 milioni di ettari, a cui seguono a distanza il Brasile e l’Argentina, l’Indonesia e la Papua Nuova Guinea; in l’Europa orientale vi è l’Ucraina, e nel continente africano il Sud Sudan, il Mozambico, la Liberia e il Madagascar.

I padroni della terra vs gli affamati del mondo

E ovviamente il rapporto evidenzia come sia soprattutto il Sud del Mondo a pagare. “Il recente Food System Summit dell’Onu – si legge nel rapporto – ha messo ben in evidenza che il 75% degli affamati del mondo vive nelle aree rurali.

Siamo al paradosso che chi produce cibo, con l’allevamento e la coltivazione, non è in realtà in grado di averne a sufficienza per sfamare la propria famiglia per effetto delle speculazioni in atto sui prezzi alimentari e sulla terra. La situazione che si verifica oggi in molti paesi dell’Africa, del Sud America e dell’Asia è assimilabile a quella delle campagne italiane nell’800 e fino al secondo dopoguerra. Soltanto la riforma agraria del 1950 ispirata dalla Coldiretti di Paolo Bonomi è riuscita a invertire questa condizione di miseria, oltre a eliminare una miriade di secolari contratti e regole, spesso non scritte, diverse da un borgo all’altro, redistribuendo la terra a mezzadri, affittuari, piccoli coloni e braccianti”.

Il peso della digitalizzazione

Il rapporto evidenzia anche come la digitalizzazione stia facilitando le operazioni di accaparramento. Come? Attraverso la creazione di registri e certificazioni digitali che mostrano come questa non sostenga affatto i diritti alla terra delle comunità contadine, ma la loro frustrazione da parte di chi si appropria del potere. Le nuove tecnologie informatiche, in linea di massima, appaiono quindi piegate agli interessi di privatizzazione e finanziarizzazione dei terreni.

Deforestazione e land grabbing

Un’altra situazione drammatica messa in luce dal Rapporto e legata al land grabbing che nuoce ai paesi in via di sviluppo, è quella della deforestazione proprio per lo sfruttamento delle risorse naturali: sono 11,1 milioni gli ettari di foreste tropicali perse nel 2021 a favore dell’espansione delle grandi piantagioni monocolturali. Le conseguenze sono pesantissime: dalla perdita della biodiversità e dei relativi servizi eco sistemici alle espulsioni delle popolazioni native e contadine, fino all’insicurezza umana e nuove tensioni.

Land grabbing

Foto Shutterstock

Per arginare i padroni della terra è essenziale il ruolo della finanza

Tutto questo porta a una riflessione: è essenziale il ruolo della finanza (magari proprio della finanza etica) e, in particolare, delle banche pubbliche di sviluppo, come la Cassa Depositi e Prestiti. Tuttavia, alcune di queste sono coinvolte nel finanziamento di investimenti insostenibili. È necessario che esse si dotino di meccanismi efficaci e trasparenti di valutazione ex ante, di controllo e di accesso alla giustizia, sostenendo le richieste delle comunità locali. La stessa Cassa Depositi e Prestiti deve adottare questi meccanismi al più presto.

Indispensabile la cooperazione

Nella prefazione al Rapporto,  Ivana Borsotto, Presidente Focsiv sostiene come sia indispensabile un processo di cambiamento e come questo dipenda

“in gran parte dalla cooperazione e dalle spinte delle lotte dei contadini e dei popoli indigeni, soprattutto delle comunità più vulnerabili, che sono accompagnati dalle associazioni della società civile di FOCSIV, CIDSE e non solo. Sono le lotte per i diritti umani e della natura, per una vera democrazia dal basso, che forgiano la speranza di un mondo migliore, senza accaparramenti e con una maggiore capacità di gestire in modo nonviolento i conflitti. – aggiunge più avanti – Questo processo di cambiamento è indispensabile e dipende in gran parte dalla cooperazione e dalle spinte delle lotte dei contadini e dei popoli indigeni, soprattutto delle comunità più vulnerabili, che sono accompagnati dalle associazioni della società civile di FOCSIV, CIDSE e non solo. Reiteriamo, quindi, la richiesta dell’aumento dell’aiuto pubblico allo sviluppo, affinché raggiunga lo 0,70% del reddito nazionale lordo, e la sua destinazione a favore prioritariamente di programmi per l’agroecologia, e per il sostegno ai difensori dei diritti umani.”

Land grabbing: le conseguenze di pandemia e guerre

Il rapporto dedica anche molto spazio alle conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina. Dopo la pandemia da COVID-19 ancora non del tutto debellata, specialmente nel Sud del mondo, la guerra in Ucraina che si aggiunge alle oltre 70 già esistenti e in gran parte dimenticate, provoca e provocherà gravi conseguenze: diverse agenzie prevedono che l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e del carburante si abbatterà sui paesi e sulle popolazioni impoverite, aumentando l’insicurezza alimentare ma anche la competizione geopolitica sulle risorse naturali.

La situazione in Ucraina

Dei 60 milioni di ettari di superficie totale dell’Ucraina, il 55% è classificato come terreno coltivabile, la percentuale più alta in Europa. Con la privatizzazione dei terreni durante il processo di riforma agraria, a milioni di abitanti dei villaggi ucraini sono stati assegnati piccoli appezzamenti di terreni che in precedenza, sotto l’Unione Sovietica, erano di proprietà statale o comunale.

I grandi investitori sono riusciti ad aggirare il divieto di vendita della terra imposto dalla moratoria grazie alla messa in atto di contratti di affitto. La mancanza di capitale e la frammentazione degli appezzamenti ha costretto molti contadini dei villaggi ad affittare a cifre irrisorie la loro terra: oggi migliaia di questi appezzamenti sono concentrati sotto il controllo di grandi aziende agricole.

La guerra dell’Est europeo, così come la pandemia prima, non ha rallentato il fenomeno, anzi sono proprio queste crisi che generano ed alimentano la competizione degli attori sovrani e di mercato più potenti per accordarsi con le élite locali appropriandosi di terre fertili e di risorse minerarie per il proprio tornaconto a discapito dei popoli che da secoli vi vivono.

Land grabbing nella foresta

Foto Shutterstock

Le 10 raccomandazioni FOCSIV

Il Rapporto indica 10 raccomandazioni che vanno nella direzione di una ristrutturazione del sistema alimentare internazionale, che possa sostenere il diritto alla terra delle comunità contadine e dei popoli nativi. È urgente una riforma del sistema multilaterale per gestire le tensioni tra i grandi poteri geopolitici, dare voce ai popoli impoveriti e proteggere i diritti alla terra delle comunità locali.

  1. Sostenere le lotte dei movimenti sociali, i difensori dei diritti umani, coinvolgendo le Chiese locali
  2. Monitorare e sostenere l’applicazione delle linee guida del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale
  3. Aumentare gli impegni degli Stati nella COP27 per ridurre le emissioni di carbonio
  4. Stabilire un nuovo Quadro globale sulla biodiversità post 2020 più ambizioso a difesa anche dei popoli indigeni
  5. Introdurre nei trattati commerciali e degli investimenti clausole vincolanti per il diritto alla terra delle comunità locali
  6. Accelerare il negoziato sul Trattato ONU su diritti umani e imprese e sostenere la negoziazione della direttiva europea sulla due diligence
  7. Promuovere la coerenza delle politiche riguardo il diritto alla terra dei piccoli contadini e dei popoli indigeni
  8. Monitorare l’applicazione del Regolamento europeo sui minerali dei conflitti
  9. Investire lo 0,7% per la cooperazione allo sviluppo e promuovere che l’Agenzia italiana si doti di un programma per l’agroecologia e di uno per i difensori dei diritti umani
  10. Promuovere che la Cassa Depositi e Prestiti si doti di un meccanismo indipendente di accesso alla giustizia per le comunità locali

Maria Enza Giannetto

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