Wise Society : Verso un’agricoltura meno verde?

Verso un’agricoltura meno verde?

di Francesca Tozzi
7 Febbraio 2013

Le nuove misure del Parlamento Europeo non vanno nella direzione della tutela della terra e della biodiversità ma rischiano invece di favorire un'agricoltura inquinante. Le principali associazioni ambientaliste si sono mobilitate ma c'è solo un mese di tempo

L’agricoltura biologica è una strada che è stata ormai intrapresa da molti Paesi impegnando molti ettari di terreno – solo considerando i primi dieci nel mondo si va dai 12.001.724 dell’Australia agli 845.442 della Francia passando per i 1.113.742 dell’Italia – e di cui vengono riconosciuti i valori aggiunti. Spagna, Italia, Germania e Francia trainano un’Europa attenta alla vitalità della terra e alla salute dei consumatori. Eppure la riforma della Politica agricola comunitaria (PAC) non sta andando in questa direzione. L’attenzione degli ambientalisti, in primis del FAI-Fondo Ambiente Italiano, è ora concentrata sulle decisioni che sono state prese dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo lo scorso 23 e 24 gennaio 2013, decisioni che verranno ratificate dal 11 al 14 marzo prossimi.

 A evidenziarlo sul Corriere della Sera è Maria Grazia Mammuccini, che coordina un gruppo di Associazioni ambientaliste (oltre allo stesso FAI, ci sono tra le altre AIAB, Federbio, Legambiente, Slow food e Wwf). Invece di premiare con incentivi verdi chi produce tenendo conto dell’equilibrio con l’ambiente, il paesaggio, la biodiversità, la Commissione ha fatto prevalere gli interessi dell’agricoltura che usa i fertilizzanti chimici. «Sono stati cancellati dagli “aiuti verdi” tutte le misure obbligatorie per il clima, la biodiversità, la diversificazione delle colture, la tutela dei prati permanenti e le aree di interesse ecologico che sono state ridotte dal 7% al 3% – spiega – L’82% delle aziende agricole europee sarà esentato dal produrre con pratiche rispettose dell’ambiente perché l’obbligo scatta solo per chi ha più di 10 ettari. La media italiana per azienda è dell’8%”. Un altro aspetto preoccupante è il fatto che si metta sullo stesso piano il metodo biologico con altre certificazioni agro ambientali, equiparando chi utilizza prodotti chimici e chi invece non li usa. E il presidente del FAI Giulia Maria Crespi ha ricordato che con l’agricoltura biologica e biodinamica non solo si produce cibo sano ma si assicura anche il controllo del territorio, lo si coltiva senza impoverirlo, si previene il dissesto idrogeologico e si tutela il paesaggio.

C’è ancora un mese per cambiare le cose, da qui la mobilitazione delle associazioni che hanno già presentato al Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Mario Catania il documento “PAC 2014 – 2020: per un’agricoltura in grado di riconciliare Economia ed Ecologia”.

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