Wise Society : Agroecologia per un pianeta resiliente: cos’è e come funziona

Agroecologia per un pianeta resiliente: cos’è e come funziona

di Andrea Ballocchi
26 Novembre 2021

L’agrecologia può essere la via da percorrere per rendere l’agricoltura più sostenibile? Perché se è vero che la coltivazione agricola fornisce buona parte del cibo che mangiamo, sotto forma di cereali, legumi, frutta e verdura, dall’altra parte si sa che è altamente impattante. Ricorda McKinsey che il settore agricolo potrebbe produrre circa il 20% delle emissioni globali di gas serra nei prossimi 20 anni. Ma già oggi agricoltura, silvicoltura e uso del suolo rappresentano direttamente il 18,4% delle emissioni di gas serra.

Girasole in un campo: agroecologia

Foto di RitaE da Pixabay

Agroecologia per ripensare l’agricoltura moderna

Cosa fare allora se non pensare di cambiare metodi di lavoro, ma anche ripensare a metodi più sostenibili e più attenti alla tutela degli ecosistemi e della biodiversità L’agroecologia rappresenta un’alternativa che già oggi è in grado di offrire risultati. In vista del vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, tenutosi lo scorso 23 settembre Christian Aid ha pubblicato un rapporto che evidenzia i benefici di questo modo di intendere l’agricoltura sostenibile. Comprende anche uno studio sull’agroecologia in 57 paesi in cui si è registrato un aumento della produttività in 12,6 milioni di aziende agricole con un aumento medio della resa delle colture del 79%. E aggiunge, tra l’altro, che l’adozione diffusa dell’agroecologia vedrebbe enormi benefici per la salute del suolo, l’uso dell’acqua, la capacità di affrontare il cambiamento climatico e l‘aumento delle rese e dei profitti per gli agricoltori.

Cos’è l’agroecologia? 

Prima di scoprirne i vantaggi, andiamo a capire nel dettaglio cos’è l’agroecologia. Secondo la FAO, con agroecologia s’intende un approccio olistico e integrato che applica simultaneamente concetti e principi ecologici e sociali alla progettazione e alla gestione dell’agricoltura sostenibile e dei sistemi alimentari. Cerca di ottimizzare le interazioni tra le piante, gli animali, gli esseri umani e l’ambiente, affrontando anche la necessità di sistemi alimentari socialmente equi all’interno dei quali le persone possono esercitare la scelta su ciò che mangiano e su come e dove viene prodotto.

Slowfood, in uno studio dedicato, fa luce sul fatto che oggi esistano e siano praticate molte tipologie di agricoltura alternativa: si va dalla agricoltura biodinamica alla biologica, dalla permacultura all’agricoltura naturale. Tutte puntano a ridurre la dipendenza da pesticidi chimici di sintesi, fertilizzanti e antibiotici e a ridurre, nello stesso tempo, i costi di produzione e l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente. Uno di questi sistemi è l’agricoltura biologica oggi praticata in quasi tutti i paesi del mondo su una superficie di circa 30 milioni di ettari certificati.
Tuttavia, mette in guardia sul fatto che alcune organizzazioni mondiali (tra cui la stessa FAO e la Royal Society) hanno imboccato la via dell’intensificazione sostenibile considerata un’opzione secondo cui i princìpi dell’agroecologia possono essere integrati con altri approcci. Ma così il significato di questo termine si svuota. L’agroecologia non deve essere combinata con altri approcci.

mela su albero

Foto di Erika Fletcher / Unsplash

I principi

Nello stesso studio di Slowfood si illustrano i princìpi agronomici su cui si basa la transizione agro-ecologica per disegnare e/o ri-disegnare sistemi agricoli resilienti e biodiversi, efficienti da un punto di vista energetico, in grado di conservare le risorse naturali. Innanzitutto occorre puntare a potenziare il riciclaggio della biomassa per ottimizzare i processi di decomposizione della materia organica e favorire il ciclo dei nutrienti nell’arco del tempo. Serve anche rafforzare il “sistema immunitario” dei sistemi agricoli, potenziando la biodiversità funzionale per mezzo della creazione di habitat ad hoc. Terzo punto basilare è garantire le condizioni pedologiche più adatte alla crescita delle piante, in particolar modo agendo sulla gestione della materia organica e incentivando l’attività biologica del suolo.

Tra i principi essenziali c’è anche la necessità di ridurre al minimo gli sprechi idrici ed energetici, nonché i nutrienti e le risorse genetiche, rendendo più efficace la conservazione e la rigenerazione delle risorse (acque e terreni) e la tutela dell’agro-biodiversità. Serve anche diversificare nel tempo e nello spazio le specie e le risorse genetiche presenti nel sistema agroecologico, a livello di campo e di paesaggio. Infine, occorre potenziare le interazioni e le sinergie biologiche tra i diversi componenti dell’agrobiodiversità, promuovendo in tal modo i processi e i servizi fondamentali di tipo ecologico.

Piantare piante con agroecologia

Foto Shutterstock

I vantaggi dell’agroecologia

Perché serve mettere in pratica l’agroecologia lo spiega bene il report già citato di Christian Aid. Un sistema alimentare sempre più intensivo, basato sull’uso di input chimici sintetici come fertilizzanti e pesticidi, ha fatto aumentare le emissioni, degradato i suoli ed è il principale motore della perdita di biodiversità.

Efficienza e riduzione degli sprechi

“Una critica frequente ai metodi di agricoltura biologica è che si tradurrebbe in un calo della produttività e della resa con le affermazioni che una popolazione globale in crescita ha bisogno del 70% di cibo in più che può essere fornito solo aumentando gli input chimici”, si legge nell’analisi. “In realtà il sistema alimentare globale produce già abbastanza cibo per 10 milioni di persone, più della popolazione prevista nel 2050. Ma è così inefficiente che il 30% viene perso o sprecato per negligenza nello stoccaggio dei prodotti (13,8%) o dalle famiglie (17%)”.

Un aiuto per la biodiversità

L’agroecologia può anche aiutare a invertire la crisi della biodiversità che un recente studio ha trovato essere “principalmente guidata” dal sistema alimentare globale. Una revisione della letteratura di 396 confronti ha trovato che i sistemi biologici erano più ricchi di biodiversità nell’80% dei casi – in media, l’agricoltura biologica ha aumentato la ricchezza delle specie di almeno il 30%. Il rapporto mostra che l’adozione diffusa dell’agroecologia vedrebbe enormi benefici per la salute del suolo, l’uso dell’acqua, il cambiamento climatico e l’aumento delle rese e dei profitti per gli agricoltori.

Come ha rilevato Marieta Sakalian, esperta di sistemi alimentari e biodiversità del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) c’è bisogno di coltivare una varietà di cibo per nutrire le persone e sostenere il pianeta, ma negli ultimi 100 anni, più del 90% delle varietà di colture sono scomparse. La metà delle razze di molti animali domestici sono andate perse. Solo nove specie di piante rappresentano il 66% della produzione totale di colture, nonostante il fatto che ci siano almeno 30.000 piante commestibili.

In questo senso l’agroecologia è vincente, nel saper ottimizzare la produttività dei terreni agricoli, riducendo gli input esterni e generando suoli e colture sane, diversificandole in modo sapiente. Le evidenze scientifiche ci sono: nello studio fino a oggi più ampio che ha messo a confronto gli impatti di 286 progetti prevalentemente agroecologici dalla prima metà degli anni Novanta su 37 milioni di ettari in 57 paesi del sud del mondo si è messo in evidenza un aumento delle rese medie per ettaro del 79% su 12,6 milioni di aziende agricole condotte con un’ampia varietà di sistemi e colture.

Sistemi agricoli più resilienti

I sistemi agroecologici diversificati sono più resilienti. Hanno una maggiore capacità di riprendersi da perturbazioni, compresi eventi meteorologici estremi come siccità, inondazioni o uragani, e di resistere agli attacchi di parassiti e malattie. In seguito all’uragano Mitch in America Centrale nel 1998, le aziende agricole che includevano pratiche sostenibili come l’agroforesty, l’agricoltura di contorno e le colture di copertura (cover crop) hanno trattenuto il 20-40% in più di terreno, hanno subito meno erosione e hanno avuto perdite economiche inferiori rispetto alle aziende vicine che praticavano monocolture convenzionali.

Christian Aid rileva come in diversi studi si evidenzia una maggiore resilienza, produttività e redditività delle pratiche agroecologiche sostenibili rispetto all’agricoltura chimica convenzionale. “Una gamma crescente di studi ha mostrato miglioramenti di produttività del 5-120% quando gli agricoltori adottano metodi più agroecologici, e si riprendono più velocemente dopo gravi shock, come cicloni e siccità”, si legge nella nota dell’associazione.

Andrea Ballocchi

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