La Strategia Forestale Nazionale punta a promuovere la gestione sostenibile del patrimonio di boschi e foreste in Italia. Un tesoro di notevole valore, costituito da più di 9 milioni di ettari di foreste e da quasi due milioni di ettari di altre terre boscate.
Le foreste in Italia, un patrimonio da proteggere
Il nostro Paese è ricoperto per più di un terzo da boschi e foreste: le aree forestali coprono, infatti, il 36,7% del territorio nazionale, arrivando a coprire in alcune Regioni e Province autonome anche metà o una percentuale ancora maggiore della superficie complessiva. Le foreste in Italia rappresentano un tesoro di biodiversità, sono un essenziale strumento per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche per la transizione energetica: basti pensare, a quest’ultimo riguardo, che il settore legno energia compreso indotto fattura 4 miliardi di euro e coinvolge 14mila imprese.
Tuttavia, è un patrimonio spesso sottovalutato che ha estrema necessità di essere valorizzato perché capace di fornire opportunità in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Già oggi dà lavoro a circa 400mila persone. Ecco allora la necessità della Strategia Forestale Nazionale, approvata con Decreto ministeriale e promossa dal Ministero delle politiche agricole.
La Strategia Forestale Nazionale
La Strategia Forestale Nazionale è uno strumento adottato “a beneficio del patrimonio delle foreste in Italia, nell’interesse collettivo”, si legge nel documento pubblicato dal Ministero delle Politiche Agricole, che l’ha promossa, in concerto con i Ministeri della Transizione Ecologica, della Cultura, dello Sviluppo Economico e della Conferenza Stato-Regioni, in ottemperanza del Testo Unico in Materia di Foreste e Filiere Forestali.
La strategia ha durata ventennale ed è soggetta a revisioni quinquennali e ha una missione specifica: portare l’Italia ad avere foreste estese e resilienti, ricche di biodiversità, “capaci di contribuire alle azioni di mitigazione e adattamento alla crisi climatica, offrendo benefici ecologici, sociali ed economici per le comunità rurali e montane, per i cittadini di oggi e per le prossime generazioni”. Essa intende incentivare la tutela e l’uso consapevole e responsabile delle risorse naturali, con il coinvolgimento di tutti, in azioni orientate dai criteri della sostenibilità, della collaborazione e dell’unità di azione.
Gli obiettivi
Sono tre gli obiettivi generali, che si possono ricondurre ai ai tre Principi-guida della Strategia forestale europea per il 2030. Il primo è favorire la gestione forestale sostenibile, strumento essenziale per equilibrare gli interessi della società e la protezione degli ecosistemi, le responsabilità dei proprietari e degli operatori del settore. Il secondo, in linea coi principi di sostenibilità e di economia circolare, intende sviluppare un’economia del legno sostenibile e circolare che trovi nei principi dell’”uso a cascata” e del “riciclo” i suoi strumenti attuativi. A questo proposito, si punta all’efficienza nell’impiego delle risorse, ottimizzando il contributo multifunzionale delle foreste allo sviluppo della bioeconomia, delle economie forestali e delle aree rurali e interne del Paese. Inoltre si vuole anche promuovere l’espansione e la valorizzazione delle foreste nei contesti urbani e suburbani per migliorare il benessere e la qualità ambientale.
Il terzo obiettivo è finalizzato a monitorare e promuovere una conoscenza multidisciplinare e una responsabilità globale nella tutela delle foreste.
Foreste in Italia: la più grande infrastruttura verde del Paese
Con più di 9 milioni di ettari di foreste e quasi 2 milioni di ettari di altre terre boscate, composti in prevalenza da arbusteti, neoformazioni e macchia, le foreste in Italia rappresentano “la più grande infrastruttura verde del Paese”. Non solo: pensiamo alla funzione di conservazione della diversità biologica custodita dalle foreste italiane, fondamentale e prioritaria. La biodiversità delle foreste in Italia non trova eguali in Europa, grazie alle peculiari caratteristiche.
Come detto, boschi e foreste sono anche un potente motore economico-occupazionale, se debitamente e sostenibilmente sfruttate. Un motivo per puntare alle loro potenzialità è quello legato al gap tra domanda e offerta di prodotti legnosi su scala nazionale che è destinato a crescere, se non cambieranno le politiche di settore. Ciò porrà sempre maggiori problemi di dipendenza dall’estero per le materie prime. Come specifica il documento ministeriale, i livelli attuali di consumo globale di legname sono superiori ai tre miliardi di metri cubi annui; al 2030 le previsioni sono di 8,5 miliardi e al 2050 di 13 miliardi.
In aggiunta, è da considerare crescita significativa della domanda di servizi ecosistemici legati alle foreste. Essi riguardano: il supporto alla vita (dal ciclo dei nutrienti all’assorbimento del carbonio al contrasto al riscaldamento climatico) l’approvvigionamento (cibo, acqua, legname, combustibili), la regolazione (climatica, idrogeologica, biodiversità…) e i valori culturali legati a boschi e foreste in Italia: pensiamo al valore estetico, a quello terapeutico o ricreativo, per non dimenticare quello spirituale o educativo.
Per questo e tanti altri motivi il sistema forestale nazionale è – anzi, deve – essere interessato da diverse politiche settoriali che hanno bisogno di essere coordinate in un quadro coerente. Tali politiche sono quelle di conservazione della biodiversità e del capitale naturale, sono quelle climatico-energetiche, di sviluppo territoriale, di regolazione del commercio internazionale, tra le altre. In questo contesto anche le attività forestali urbane e periurbane assumono un’importanza rilevante, in particolare nella riqualificazione di ambienti degradati e di aree dismesse.
Andrea Ballocchi