Wise Society : Degrado del suolo: l’Italia è malata

Degrado del suolo: l’Italia è malata

di Andrea Ballocchi
23 Gennaio 2024

Il primo rapporto sulla salute del suolo in Italia, di Re Soil Foundation, il 47% dei suoli nazionali è malato. Si tratta di un grave problema che ha effetti sull’ambiente, sull’economia, sul clima e, non ultima, sulla salute

Il degrado del suolo è un grave problema che colpisce anche il nostro Paese: il 47% dei suoli italiani è malato. Lo rileva Re Soil Foundation che ha pubblicato “Il suolo italiano al tempo della crisi climatica”, il primo rapporto sulla salute del suolo in Italia. Il suolo è un vero e proprio organismo vivente, nonché una miniera di biodiversità. Eppure, dice il report, senza interventi efficaci il 90% dei suoli sarà a rischio entro il 2050. Ed è un pericolo da non sottovalutare in quanto il 95% del cibo globale viene prodotto direttamente o indirettamente dal suolo. Ecco perché la degradazione del suolo rappresenta una grave minaccia per il pianeta, si legge nel report: “dai suoli dipendono una serie di servizi ecosistemici fondamentali per il benessere umano, come la protezione dell’ambiente e della biodiversità, la tutela del paesaggio, l’architettura e i processi urbani, oltre alle attività agricole”.

Degrado del suolo

Foto di elizabeth lies su Unsplash

Perché il suolo va protetto

E’ lo strato superficiale della crosta terrestre, ed è composto da minerali, organismi viventi, gas, acqua e materia organica. Quest’ultima, costituita da residui vegetali, animali, e microbici in vari stati di composizione, è la cartina tornasole della salubrità del suolo: più è alta la sua percentuale al suo interno, maggiore è la qualità agricola del suolo stesso. 

Ma non finisce qui, perché il suolo è anche un ecosistema pieno di vita, tanto che si dice che una sola manciata contenga più organismo viventi che abitanti del Pianeta Terra. All’interno di un grammo di terreno fertile, come spiega la Ohio State University, viveno circa un miliardo di batteri, fondamentali per rendere il terreno sano e produttivo. Ma oltre a essere essenziale per la produzione di cibo, il suolo è anche un fondamentale alleato nel processo di mitigazione delle emissioni di gas serra:

“La terra, infatti, costituisce il più grande serbatoio naturale di carbonio del pianeta. E se gestito con pratiche sostenibili è in grado di trattenere una grande quantità di carbonio, riducendo così l’emissione di CO2 nell’atmosfera”,

spiega Maurizio Martina, vice direttore generale FAO nel rapporto di Re Soil Foundation.
Infatti, un suolo sano immagazzina più carbonio rispetto a quello immagazzinato nell’atmosfera e nella vegetazione combinati e può rimanere sequestrato nel terreno per
migliaia di anni.

Ecco perché il degrado del suolo, in atto da decenni, è un problema molto grave: oltre a impoverire il tenore di nutrienti e sostanza organica, diminuisce la sua capacità di ritenzione idrica, incrementa la propensione all’erosione e al dissesto idrogeologico, riducendone allo stesso tempo la funzione di “serbatoio di carbonio”, con rilascio di CO2 e aumento di emissioni nette di gas serra.

Terra

Foto di Glen Carrie su Unsplash

Il degrado del suolo in Italia

Il degrado del suolo colpisce l’Italia: il 28% dei terreni coltivabili è andato perso negli ultimi 25 anni. Quasi la metà (47%) dei suoli italiani è in uno stato di cattiva salute in base ai dati disponibili presso l’Osservatorio Europeo per il Suolo. Le principali cause di questo cattivo stato di salute sono l’erosione (23%) e la mancanza di carbonio organico (19%) seguite da tutte le altre.

Proprio l’erosione è un problema atavico per il nostro Paese. Re Soil Foundation registra che l’80% delle aree coltivate è esposto a fenomeni erosivi in Italia, corrispondente appunto al 23% del territorio nazionale.

Per quanto riguarda, invece, la mancanza di carbonio organico, si legge che il 68% delle aree agricole e a prati permanenti ha perso più del 60% del carbonio organico originariamente presente in condizioni naturali, corrispondenti al 19% del territorio nazionale.

La gravità della situazione non è però irreversibile. Basterebbe mettere in atto pratiche di agricoltura rigenerativa, che implicano una riduzione delle lavorazioni profonde e l’apporto di sostanza organica come letame o stallatico “possono avere un impatto importante nel riportare i livelli di sostanza organica in condizioni sostenibili contribuendo così anche alla mitigazione delle emissioni di CO2 in atmosfera”.

Gli altri problemi del suolo in Italia

Altri problemi aggravano però il degrado del suolo in Italia. Uno di questi è la compattazione, di cui il suolo è suscettibile: se sottoposto a forti pressioni verticali, come ad esempio il passaggio di macchinari agricoli pesanti. Secondo i dati disponibili presso l’Osservatorio Europeo del Suolo, è soggetto nell’8% del territorio nazionale a un alto rischio di compattazione dei suoli.

C’è poi il problema della contaminazione da rame (di cui soffre il 14% del territorio nazionale) e quello da mercurio (1% del territorio italiano). Si aggiungono a questi problemi anche gli elevati livelli di azoto nel suolo, che riguarda quasi un quarto (23%) dei terreni agricoli, corrispondente all’8% del territorio nazionale, e l’eccesso di fosforo, che interessa il 3% dei terreni agricoli, corrispondenti al 2% del territorio nazionale. Infine il suolo è sensibile ai rischi di salinizzazione secondaria, di cui è a sottoposto il 7% delle aree agricole, pari al 4% del territorio italiano.

Suolo

Foto di Clay Banks su Unsplash

Il degrado del suolo nel mondo

La perdita di suolo avanza inesorabile. Il vice direttore generale FAO sottolinea nel report che con il tasso attuale di erosione si stima che circa il 90% dei suoli sarà a rischio entro il 2050. “Senza un’inversione di tendenza, potremmo perdere la totalità della terra fertile e coltivabile entro i prossimi 60 anni”. Un terzo dei suoli mondiali è già soggetto a degradazione.

Questo problema ha contraccolpi economici altrettanto pesanti: dalla perdita di suolo coltivabile si stima un danno annuo di 400 miliardi di dollari per le produzioni agricole perse e uno stimolo alle migrazioni.

“Nel 25% dei terreni europei il tasso di sostanza organica, indice di fertilità naturale, è sotto la soglia che consente al sistema suolo/pianta di veder garantite funzioni nutrizionali sia di tipo diretto, con il trasferimento di nutrienti e microelementi alle colture, sia indiretto, migliorando la biodisponibilità dei nutrienti del suolo”,

ricorda Walter Ganapini, presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Re Soil Foundation. Lo stesso ribadisce l’importanza di preservare e aumentare il tenore di sostanza organica dei suoli, essenziale per mitigare perdita di fertilità e biodiversità, contrastando la desertificazione e altri gravi effetti attesi della crisi climatica in atto.

Andrea Ballocchi

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