Wise Society : Cementificazione dell’Italia: coste, terreni, montagna vittime del consumo di suolo

Cementificazione dell’Italia: coste, terreni, montagna vittime del consumo di suolo

di Andrea Ballocchi
1 Luglio 2022

Perdiamo quattro metri quadrati di suolo ogni secondo. Il nuovo rapporto di Ispra è allarmante, così come i dati di coldiretti sul rischio di desertificazione in Italia. Facciamo il punto

Procedete spedita la cementificazione dell’Italia e il consumo di suolo. Il Belpaese in 25 anni ha perso il 28% della terra coltivata (Coldiretti) e la stessa percentuale di territorio nazionale è a rischio desertificazione. Nel Rapporto 2021 dedicato, Ispra annotava che il nostro Paese perde quasi 2 metri quadrati di suolo ogni secondo.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha pubblicato di recente un rapporto sull’artificializzazione progressiva delle coste italiane. Ogni anno scompaiono cinque chilometri di costa naturale: è una tendenza costante degli ultimi 20 anni. La perdita è dovuta alla costruzione di nuove strutture artificiali: porti, opere di difesa costiera o idrauliche di impianti industriali, strutture artificiali a supporto della balneazione… la lista è lunga, le coste sempre meno.

cementificazione sulla costa

Foto Shutterstock

Cementificazione dell’Italia: persi 100 km di coste in in 20 anni

Ogni anno una località balneare ampia quanto Fregene si perde, sostituita da un’opera artificiale: che siano porti, opere idrauliche o di difesa costiera (ma se la costa non c’è più, che cosa si difende?…). Ispra riporta che di 8.300 km di costa, il 13% è occupato da opere realizzate dall’uomo. L’artificializzazione è un fenomeno ancora più rilevante nelle zone retrostanti le spiagge, nelle quali ogni anno dune costiere, terreno coltivato, vegetazione e formazioni naturali vengono sostituite da oltre 10 chilometri di opere antropiche. I dati emergono dall’aggiornamento della banca dati Linea di Costa Italiana 2020, presentato dall’Istituto Superiore che analizza la fascia costiera italiana. Negli ultimi vent’anni anni, la “costa artificiale” è aumentata complessivamente di oltre 100 chilometri.

Consumo di suolo: quasi un terzo della terra coltivata è andato perduto in 25 anni

La cementificazione dell’Italia tocca anche l’agricoltura. L’Italia ha perso quasi un terzo (28%) della terra coltivata. Lo fa sapere Coldiretti, come risultato di un’analisi svolta dalla stessa associazione che assiste e rappresenta l’agricoltura nazionale. Scrive a proposito:

“Nello spazio di una sola generazione (25 anni) l’Italia ha perso più di un terreno agricolo su quattro seguendo un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa del 28% delle campagne che garantiscono la sicurezza ambientale e alimentare in un momento storico segnato dai pesanti effetti della guerra in Ucraina sulle forniture alimentari con l’impennata dei prezzi”.

Così, nel nostro Paese la superficie agricola utilizzabile si è già ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa dell’abbandono e della cementificazione con la copertura artificiale di suolo coltivato che – segnalava Ispra – che si amplia alla velocità di 2 metri quadri al secondo, ma c’è anche da registrare la perdita di oltre 400 milioni di chili di prodotti agricoli in un decennio.

La stessa Coldiretti evidenzia che la sparizione di terra fertile non pesa infatti solo sugli approvvigionamenti alimentari. “Dal 2012 a oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica dei territori con danni e vittime”.

Desertificazione: un quarto dell’Italia è a rischio

Oltre alla perdita di coste e di terra coltivabile, l’Italia rischia di diventare sempre più simile al Sahara. Il 28% del nostro Paese è a rischio desertificazione, evidenzia sempre Coldiretti basandosi su dati Ispra. È un fenomeno trasversale: anche se ne soffrono maggiormente le regioni del Sud Italia, anche quelle del Nord ne risentono. La gravissima siccità di quest’anno rappresenta solo la punta dell’iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città con l’arrivo di autobotti e dei razionamenti. La gravità la si nota guardando il livello idrometrico del Po. Al Ponte della Becca è sceso a -3,7 metri su livelli più bassi da almeno 70 anni ma a preoccupare è anche l’avanzare del cuneo salino per la risalita dell’acqua di mare che rende impossibile la coltivazione nelle zone del delta.

I laghi italiani soffrono anche loro la sete: il lago Maggiore registra un grado di riempimento del 22,7%, quello di Como è fermo al 30,6%. Coldiretti segnala che nel bacino padano è minacciato quasi un terzo della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento.

Fiume Po senz'acqua nel 2022

Foto Shutterstock

Anche la montagna a rischio cementificazione

Dalla pianura alle coste, anche la montagna rischia un crescente consumo di suolo. Lo smart working sta trainando il mercato immobiliare nelle zone montane: lo rileva Legambiente, presentando il dossier “Abitare la montagna nel post Covid”. Segnala che la pandemia ha contribuito a ravvivare l’interesse per la montagna, confermato dalla ripresa del mercato delle seconde case, specialmente sull’arco alpino sia per la vendita sia per l’affitto. Si tratta di un effetto in buona parte legato alla pandemia, che ha reso possibile e sempre più diffuso il lavoro in smart working. Cresce la domanda e aumentano i prezzi nelle località note e meno note, dove la qualità ambientale è migliore che in città.

Secondo i dati dell’Ufficio Studi Tecnocasa, nel primo semestre del 2021 la percentuale di chi ha acquistato una seconda casa in montagna è stata del 6,4%, mentre il livello pre-pandemia era del 5,5%. I prezzi medi sono saliti dello 0,6%, ma si prevede un aumento, legato anche alla richiesta crescente di case in affitto e all’aumento dei relativi canoni. Complice il Superbonus 110% per la riqualificazione energetica e antisismica, il “mattone montano” piace sempre di più. Il rischio è che questo rinnovato interesse porti a nuove costruzioni e all’aumentata cementificazione dell’Italia.

Andrea Ballocchi

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