Wise Society : Microplastiche nel Mediterraneo: contaminate tutte le specie presenti negli estuari dei fiumi

Microplastiche nel Mediterraneo: contaminate tutte le specie presenti negli estuari dei fiumi

di Andrea Ballocchi
17 Novembre 2023

Tutte le specie acquatiche nelle foci dei fiumi che sfociano nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico sono contaminate da microplastiche. È quanto emerge da un progetto internazionale di ricerca

Le microplastiche nel Mediterraneo non sono una novità. Nel Mare Nostrum finiscono circa 570mila tonnellate di rifiuti di plastica all’anno. Si stima che esso contenga l’1% delle acque mondiali ma che concentri il 7% di tutte le microplastiche globali. L’ultima cattiva notizia è di pochi giorni fa: tutte le specie acquatiche nelle foci dei fiumi che sfociano nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico sono contaminate da microplastiche, e i molluschi sono i più colpiti a causa della loro capacità di filtrare l’acqua. È una delle principali conclusioni cui è giunta la ricerca condotta dal progetto internazionale “i-plastic ” al quale partecipa l’Istituto di Scienze e Tecnologie Ambientali della Universitat Autònoma de Barcelona (ICTA-UAB). Al progetto ha aderito, come partner, anche il Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento.

Microplastiche in spiaggia

Foto di Sören Funk su Unsplash

Le microplastiche sono ovunque

Dalla neve antartica agli abissi marini, le microplastiche sono ovunque e in costante crescita. Dal 2000, le particelle di plastica depositate sui fondali marini sono triplicate.
Le microplastiche nel Mediterraneo ci toccano più da vicino: solo l’estate scorsa era stato riscontrato un aumento dell’80%, in poco più di due anni e mezzo, di microplastiche presenti in alcuni siti del Mare Nostrum. Lo aveva messo in evidenza un gruppo di ricerca di ATeN Center – Advanced Technologies Network Center, dell’Università degli Studi di Palermo. Una volta intrappolate nel fondale marino, le microplastiche sepolte non si degradano per mancanza di erosione, di ossigeno, di luce.

Pesci e molluschi: ecco le specie danneggiate

Gli scienziati del progetto i-plastic hanno riscontrato la presenza di microplastiche in diverse specie viventi nel Mediterraneo e nell’Atlantico. Il progetto, coordinato dalla oceanografa italiana Patrizia Ziveri (attiva all’ICTA-UAB), ha previsto il monitoraggio stagionale dei flussi di microplastiche in tre estuari in aree geografiche tropicali e temperate in Brasile, Portogallo e Spagna.  Secondo gli studi condotti, è stata rintracciata la presenza di microplastiche (di dimensioni da 5 a 0,0001 mm) e nanoplastiche (inferiori a 0,0001 mm) negli estuari e sulle coste adiacenti.

I fiumi sono una delle principali fonti di inquinamento da microplastiche e nanoplastiche negli oceani. In particolare, come spiegano i ricercatori, gli estuari, in quanto zone di transizione tra i fiumi e il mare, sono i principali punti dove si accumulano queste particelle, trattenute nei sedimenti. “

Costituiscono una minaccia per gli ecosistemi acquatici data la loro capacità di catturare sostanze chimiche dannose dall’ambiente circostante, entrare nella rete alimentare attraverso l’ingestione e accumularsi”.

In poche parole: le microplastiche giungono dalle specie acquatiche alla nostra tavola, con pesanti conseguenze sulla salute. Delle specie di molluschi analizzate, l’85% delle cozze e il 53% delle ostriche hanno ingerito microplastiche. I pesci marini che vivono negli estuari, tra questi la triglia, sono stati colpiti per il 75%, mentre nelle regioni costiere influenzate dal deflusso delle acque, l’86% del nasello europeo e l’85% dell’aragosta norvegese contenevano microplastiche o microfibre sintetiche nell’intestino.

Gli scienziati spiegano che l’inquinamento da nanoplastiche potrebbe essere ancora più grave di quello da microplastiche e rappresentare un rischio maggiore per gli organismi acquatici, poiché possono passare attraverso la membrana cellulare e danneggiare in misura maggiore le specie che vivono negli estuari e negli ambienti marini, come è stato rilevato nel caso di cozze.

Cozze

Foto di EJ Strat su Unsplash

L’inquinamento da microplastiche è globale: occorre puntare sul biorisanamento

L’inquinamento da microplastiche costituisce una minaccia globale per i sistemi di barriera corallina a tutte le profondità, causando una riduzione della crescita della barriera corallina. Come segnalato dagli studiosi del progetto i-plastic, l’inquinamento è particolarmente elevato in prossimità dei centri urbani e degli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue, da dove le microfibre, il tipo più comune di micro rifiuti, vengono scaricate negli estuari. Una volta intrappolate nel fondale marino, le particelle non si degradano per mancanza di erosione, ossigeno e luce.

Quelle che non si depositano sul fondo del mare possono essere trasportate dalle correnti oceaniche e dalle maree per centinaia di chilometri in pochi mesi. “Una microplastica proveniente dall’estuario dell’Ebro nel Mar Mediterraneo nordoccidentale può raggiungere la Sicilia, in Italia, in sei mesi”, ha spiegato Patrizia Ziveri.

Ci sono possibili soluzioni per ridurre l’inquinamento da microplastiche negli ambienti marini costieri? Una delle poche soluzioni praticabili disponibili è il biorisanamento, che prevede l’impiego di organismi viventi per rimuovere gli inquinanti dall’acqua. I ricercatori sostengono che dagli esperimenti condotti in laboratorio si è notato che diverse specie filtratrici hanno rimosso quasi il 90% delle microplastiche dalle acque circostanti.

Andrea Ballocchi

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