Wise Society : L’inquinamento da plastica nei laghi supera quello degli oceani

L’inquinamento da plastica nei laghi supera quello degli oceani

di Monica Giambersio
4 Agosto 2023

Secondo uno studio dell’Università di Milano-Bicocca tra i laghi più inquinati dalla plastica ci sono il lago Maggiore e il lago di Lugano, che sia estende tra il territorio svizzero e quello italiano

Gli effetti dell’inquinamento da plastica si stanno facendo sentire in maniera sempre più rilevante anche sui laghi, tanto che, in alcuni casi, le contrazioni di questo materiale negli ambienti d’acqua dolce arrivano a superare addirittura quelle delle famose isole di plastica oceaniche, le cosiddette “Garbage patches”. A sottolinearlo è lo studio dell’Università di Milano-Bicocca “Plastic debris in lakes and reservoirs” pubblicato sulla rivista scientifica Nature, secondo cui plastiche e microplastiche hanno letteralmente invaso laghi e bacini idrici artificiali su scala globale.

Plastica in un lago

Foto Shutterstock

Inquinamento da plastica nei laghi: la ricerca

Nell’ambito della ricerca sono stati prelevati campioni di acqua superficiale, usando dei retini da plancton, da 38 laghi collocati in 23 diversi Paesi, distribuiti in 6 continenti, rappresentativi di diverse condizioni ambientali. Analizzando le diverse rilevazioni è emerso come la maggior contaminazione da detriti di plastica sia presente nei laghi Maggiore, di Lugano, Tahoe (USA) e Neagh (UK), specchi d’acqua che rivestono un ruolo di prima piano per i rispettivi territori, sia perché rappresentano le principali fonti d’acqua potabile per le popolazioni locali, sia perché sono centrali dal punto di vista economico e turistico.

Ma in che modo sono stati analizzati i diversi campioni di acqua? I ricercatori Università di Milano-Bicocca hanno fatto ricorso a una strumentazione tecnologicamente avanzata messa a disposizione dalla rete interdipartimentale di spettroscopie dell’ateneo. “Fiore all’occhiello” di questa dotazione, come spiega una nota dell’università Bicocca, “è la micro-spettroscopia Raman (Spettrometro Raman Horiba Jobin Yvon LabRAM HR Evolution), presente nel laboratorio guidato dalla professoressa Maria Luce Frezzotti, che con estrema accuratezza è stata in grado di confermare la composizione polimerica delle microplastiche, evidenziando la presenza specialmente di poliestere, polipropilene e polietilene”.

Plastica dispersa in natura

Foto Shutterstock

Gli effetti devastanti della plastica sull’ecosistema lacustre

Tra i punti chiave emersi dallo studio c’è in particolare l’effetto devastante della plastica sugli organismi acquatici e, in generale, sul funzionamento dell’ecosistema. “La plastica che si accumula sulla superficie dei sistemi acquatici – spiega in una nota Veronica Nava ricercatrice dell’università Bicocca che ha guidato lo studio – può favorire il rilascio di metano e altri gas serra.” “Le materie plastiche – aggiunge – possono arrivare oltre l’idrosfera e interagire con l’atmosfera, la biosfera e la litosfera, influenzando potenzialmente i cicli biogeochimici, ossia la circolazione tra i vari comparti della terra degli elementi chimici che passano dalla materia vivente a quella inorganica grazie a trasformazioni e reazioni chimiche, attraverso meccanismi che devono essere ancora compresi e che richiedono una valutazione olistica dell’inquinamento da plastica nei sistemi lentici”.

I laghi sono “sentinelle dell’inquinamento“

In generale, avere una fotografia dello stato di salute dei laghi è fondamentale, perché questi bacini, vista la concentrazione relativamente alta di microplastiche, possono rivestire il ruolo di “sentinelle dell’inquinamento”. Il motivo è legato alla loro capacità di agire da collettori e integratori di diverse fonti di plastica provenienti dai bacini idrici e dall’atmosfera.

Inoltre questi ambienti possono trattenere, modificare e trasportare i detriti plastici attraverso i bacini idrici fino agli oceani. “Questi risultati – conclude Barbara Leoni – dimostrano la portata globale dell’inquinamento da plastica: nessuno lago, neppure quelli più lontani dall’attività antropiche, può essere considerato realmente incontaminato: questo deve spingerci a rivedere le strategie di riduzione dell’inquinamento e i processi di gestione dei rifiuti”.

Monica Giambersio

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