Wise Society : Plasticene, fermare l’inquinamento da microplastiche è un’urgenza e un dovere

Plasticene, fermare l’inquinamento da microplastiche è un’urgenza e un dovere

di Maria Enza Giannetto
21 Febbraio 2022

La presenza della plastica sul Pianeta è talmente smisurata che una nuova era geologica potrebbe portare il suo nome. Le raccomandazioni del Comitato etico di Fondazione Umberto Veronesi per uscire al più presto da questa emergenza

C’è così tanta plastica nel mondo, nelle acque, nei sedimenti rocciosi che la nostra era geologica potrebbe passare alla storia del Pianeta come il Plasticene. Non più Olocene o Antropocene, quindi, ma vera e propria era della plastica, visto che proprio questo materiale è sempre più preponderante sulla Terra e per la prima volta un’era geologica passerebbe alla storia non più per tracce naturali, ma “prodotte”.

Plasticene: discarica con tonnellate di plastica

Foto Shutterstock

Plasticene, l’era geologica dominata dalla plastica

La produzione di materie plastiche è cresciuta in modo smisurato a partire dagli anni 50. Si è passati da 15 milioni di tonnellate all’anno, nel 1964, a oltre 400 milioni di tonnellate di oggi e purtroppo, in media, solo il 3% viene realmente riciclata (anche se lentamente il riciclo della plastica è in crescita).

I numeri sono davvero allarmanti e si stima che saranno prodotti altri 33 miliardi di tonnellate di nuove plastiche. E se a questo si aggiunge che una semplice bottiglia di plastica “usa e getta” può impiegare fino 450 anni prima di degradarsi se dispersa nell’ambiente, si capisce bene la portata del problema. Inoltre, più di 150 milioni di tonnellate si trovano già negli oceani e il numero cresce di 10 milioni l’anno, tanto da formare isole di plastica come il Pacific trash vortex

Le caratteristiche che hanno resa la plastica così diffusa, di fatto, sono anche quelle che ne fanno un elemento così inquinante. La plastica non è solubile in acqua e con il tempo tende a disgregarsi in particelle sempre più fini dette microplastiche o nanoplastiche: tali frammenti inquinanti ritrovati in varie forme, dimensioni, composizioni chimiche e concentrazioni in tutti gli ambienti marini (tanto da dar vita a un nuovo sistema marino detto, appunto, Plastisfera), agricoli, nell’atmosfera, nel cibo che consumiamo e nell’acqua potabile. Nonché nelle piante, negli insetti, negli animali e nell’uomo: l’Università di Newcastle ha rilevato che ogni persona potrebbe ingerire mediamente 5 grammi di plastica a settimana. Senza contare, poi, che un recente studio ha trovato tracce di microplastica nella placenta umana.

Plastisfera e microplastiche

Foto Shutterstock

I rischi sconosciuti della plastica sulla salute

Anche se gli scienziati hanno già identificato vari modi in cui micro e nano plastiche potrebbero interagire in modo negativo con la salute, oggi le implicazioni per la salute umana e l’ambiente derivanti dalla diffusione delle microplastiche e delle nanoplastiche non sono ancora del tutto conosciute.

Ad esempio, è stato ipotizzato che alcuni di questi frammenti possano agire come interferenti endocrini se presenti oltre una certa concentrazione; inoltre, varie ricerche determinano con maggiore precisione quali siano i profili di rischio connessi a una costante esposizione alle micro e alle nanoplastiche.

Plasticene: lo studio del Comitato etico di Fondazione Umberto Veronesi

Il comitato etico di Fondazione Umberto Veronesi ha elaborato da qualche tempo un nuovo documento proprio dedicato al tema del rapporto tra plastiche e salute (umana e dell’ambiente). Il documento, oltre a colmare l’assenza di ricerche sulla possibile tossicità di questi materiali, punta a sottolineare un rapporto molto diverso tra il progresso e il benessere delle società e gli ecosistemi. E’ diventato infatti improcrastinabile avviare una conversazione pubblica capace di coinvolgere sia i decisori politici sia i singoli cittadini: una conversazione che parta dal problema della plastica e del ciclo dei rifiuti, per arrivare alle misure necessarie per rimediare ai danni ambientali già causati. “Se le scelte personali sono e saranno importanti – si legge sul sito della Fondazione Veronesi – , infatti, esse non possono però essere sufficienti in assenza di una rivoluzione altrettanto significativa a livello di politiche produttive e ambientali. Forse è tardi per evitare che nel futuro la nostra era sia ricordata come il Plasticene. Tuttavia, una volta presa coscienza del problema, possiamo almeno cercare di far sì che tale strato di sedimenti sintetici rimanga il più sottile e limitato possibile.

Combattere la plastica è un dovere etico

Nel documento “Uscire dal Plasticene. Parere del Comitato Etico a favore di un’economia circolare delle plastiche a difesa dell’ambiente e della salute”, liberamente scaricabile, viene ribadito che fermare l’inquinamento da plastica è innanzitutto un dovere etico, da cui nessuno è esente.

L’obiettivo del documento, articolato in 4 parti, è quello di portare istituzioni, scienziati, aziende e decisori vari a impegnarsi per colmare tutte le lacune di conoscenza sugli effetti che i rifiuti plastici possono avere sulla salute umana così da mettere in piedi un piano d’azione per limitarne la diffusione

Stop plastica

Foto Shutterstock

Come uscire dal plasticene: una sintesi 

Alla fine del report di Fondazione Veronesi vengono elencate alcune importanti raccomandazioni rivolte sia alle istituzioni sia ai cittadini.

Per le istituzioni e i decisori politici

  1. Impegnarsi per raggiungere un futuro nel quale la produzione e il consumo di plastiche non possano più causare danni alla salute, riducendo al minimo l’inquinamento dovuto alle plastiche;
  2. Cooperare per raggiungere un accordo internazionale vincolante di alto livello che abbia come suoi obiettivi principali:
    • significativa riduzione entro i prossimi venti anni della produzione e del consumo di plastica
    • il passaggio a una sicura economia circolare delle plastiche;
    • la lotta all’inquinamento ambientale causato dalle macro-, micro- e nano- plastiche attraverso l’incentivazione di nuove soluzioni strategiche
  3. Promuovere una maggiore consapevolezza nella popolazione rispetto alle conseguenze dell’inquinamento

Per le istituzioni scientifiche

  1. Aumentare gli sforzi nei settori della ricerca scientifica per comprendere più a fondo le conseguenze per l’ambiente, il biota e la salute umana connesse all’inquinamento da plastiche e in particolare da micro- e nano-plastiche;
  2. Moltiplicare gli investimenti nel settore della ricerca applicata finalizzata sia allo sviluppi di nuovi materiali meno inquinanti, sia all’identificazione di nuove soluzioni per prevenire e rimediare all’inquinamento ambientale;

Per le imprese e le attività produttive

  1. Farsi promotori di un necessario cambiamento nelle filiere produttive
    • Abbandonando un modello lineare di produzione delle plastiche e adottando i principi dell’economia circolare
    • Sostenendo la ricerca e lo sviluppo di nuove alternative ai prodotti di plastica non riciclabili e agli imballaggi;

Per i cittadini

  1. Tenersi costantemente aggiornati sul problema, facendosi parte attiva della sua soluzione
  2. Ridurre, e se possibile eliminare, l’acquisto e il consumo di prodotti di plastica o con imballaggi di plastica
  3. Riutilizzare i prodotti di plastica in modo da prolungarne l’utilizzo
  4. Riparare i prodotti e gli oggetti che si possiedono in modo da evitare l’acquisto di nuovi prodotti di plastica o con componenti di plastica;
  5. Riciclare i propri rifiuti in modo responsabile e conforme alle normative per la raccolta differenziata.

Maria Enza Giannetto

© Riproduzione riservata
Altri contenuti su questi temi: , ,
Continua a leggere questo articolo: