Lo racconta il glaciologo Claudio Smiraglia, che sta aggiornando il catasto dei ghiacciai alpini: "I ghiacciai italiani si sono ridotti del 30% e molti sono estinti".
I ghiacciai sono una cartina tornasole ideale per accorgersi degli effetti evidenti del riscaldamento globale e, in generale, del climate change. Basta guardare le foto di un ghiacciaio alpino di vent’anni fa e confrontarla con una scattata oggi per comprendere la gravità del problema. L’Università degli Studi di Milano sta facendo molto di più per comprendere lo stato delle cose: per questo ha avviato il progetto di aggiornamento del “nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani”.
IL NUOVO CATASTO DEI GHIACCIAI ITALIANI SI AGGIORNA – Il progetto è stato sviluppato dal Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio” e coordinato da Claudio Smiraglia, già docente di geografia fisica e geomorfologia, ma soprattutto un’autentica autorità nella glaciologia, nazionale e internazionale. Insieme a lui lavora la professoressa Guglielmina Diolaiuti con la collaborazione di Roberto Azzoni, Carlo D’Agata, Davide Maragno, e la consulenza scientifica del Comitato Glaciologico Italiano.
Il primo catasto è stato curato dall’Associazione EvK2CNR con il contributo di Levissima. Concluso nel 2015, «attualmente il team sta lavorando a un aggiornamento che fa parte di un catasto di tutti i ghiacciai alpini», spiega lo stesso Smiraglia. È stato un lavoro notevole, per il quale hanno contribuito in vario modo altri 25 docenti e ricercatori, appartenenti a varie università italiane, centri di ricerca, enti pubblici regionali e provinciali. Un lavoro realizzato avvalendosi delle più avanzate tecnologie.
Il glaciologo sottolinea l’importanza del progetto grazie al quale è stato realizzato il censimento di tutti gli apparati glaciali delle montagne italiane dalle Alpi Marittime alle Alpi Giulie, più gli Appennini. Si dispone così di un inventario aggiornato del patrimonio glaciale italiano, sia come numero di corpi glaciali sia come superficie. Quest’ultima è risultata di 368 chilometri quadrati – l’equivalente del Lago di Garda – distribuiti in 903 ghiacciai. «Le regioni più glacializzate sono la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige e la Lombardia. La maggior parte ha una superficie inferiore a mezzo chilometro quadrato. I ghiacciai superiori ai 10 km sono solo tre: Adamello in Lombardia-Trentino, Forni in Lombardia, Miage in Valle d’Aosta».
I GHIACCIAI ESTINTI SONO 180 – Ma qual è oggi lo stato in cui si trovano i ghiacciai italiani? Quali sono le criticità principali? «il confronto del nuovo Catasto con quelli precedenti ha evidenziato una decisa riduzione della superficie complessiva che negli anni Sessanta era di 527 kmq; la riduzione è stata quindi di 159 kmq, pari alla superficie del Lago di Como (-30%): si è quindi rilevata una netta tendenza al regresso – ammette l’esperto – Ciò ha portato all’estinzione di 180 ghiacciai; il numero totale è tuttavia lievemente aumentato in quanto numerosi sono stati i ghiacciai che si sono frammentati in più unità distinte. E’ un fenomeno confrontabile con quanto sta avvenendo sugli altri versanti delle Alpi. Tutto ciò sta provocando un sensibile cambiamento del paesaggio della montagna italiana, che sta diventano più “nera”. Diminuisce la copertura glaciale e i ghiacciai stessi tendono a ricoprirsi di detrito che cade dalle pareti circostanti non più protette e sostenute dalla coltre glacio-nivale. In altre parole si assiste a un incremento della franosità delle pareti rocciose, che crea un rischio maggiore alla frequentazione dell’alta montagna. In sintesi abbiamo una riduzione delle risorse idriche, un’accelerazione dei fenomeni di erosione dei versanti, una maggiore pericolosità, una riduzione della geodiversità e della biodiversità». Va aggiunto che i dati più recenti raccolti con il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Alpini, basato su immagini da satellite 2016, cui il gruppo italiano aderisce, evidenziano la continuazione e l’accelerazione di tutti questi fenomeni.
SOLUZIONI CERCASI PER ARRESTARE LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI – Ma è possibile in qualche modo porre rimedi alla situazione in cui versano i ghiacciai? «Il ghiacciaio nasce, si evolve e si estingue sulla base del rapporto fra la sua alimentazione, ovvero la neve invernale, e la perdita di massa estiva, ossia la fusione. La sua evoluzione dipende quindi dai parametri meteo-climatici. Si può quindi definire un indicatore molto efficace delle tendenze climatiche e può veramente essere considerato il simbolo e il sintomo dell’attuale tendenza al riscaldamento globale. A livello generale non esiste un rimedio che non sia intervenire sulle cause antropiche del riscaldamento in corso. Si tratta comunque d’interventi di applicazione estremamente difficoltosa anche a livello politico, la cui efficacia sarebbe poi molto dilazionata nel tempo. A livello locale, ovvero di piccoli singoli ghiacciai, c’è la possibilità di rallentare la fase negativa con tecniche di innevamento artificiale e soprattutto con la copertura di speciali teli che riducono la quantità di neve e ghiaccio fusi. Sono tecniche utilizzate soprattutto in aree dove si pratica lo sci estivo, che chiaramente non possono essere estese ad area glaciali molto vaste».