E' l'iniziativa di Chefs sans frontières e Berto's di Tribano per dare ai ragazzi di strada l'opportunità di imparare il mestiere della ristorazione.
Se è vero che i migliori affari si concludono a tavola, quello tra la Berto’s di Tribano, in provincia di Padova, e la Onlus Chefs sans frontières sembra essere nato sotto i migliori auspici. L’azienda, specializzata in prodotti per la cottura professionale, e l’organizzazione no profit, che promuove progetti di cooperazione sostenibile per formare professionisti della ristorazione, si sono conosciuti grazie a uno chef. E la scintilla è scattata subito: «Sono entusiasta del l’idea» dice Enrico Berto, vice presidente della Berto’s Spa «e mi sono impegnato a donare le cucine per la partenza del primo progetto, oltre a un contributo economico».
Chefs sans frontières sta lavorando a un’iniziativa in Etiopia, con i padri salesiani che operano a sostegno di alcune comunità locali. Per essere davvero sostenibile, il progetto prevede la creazione di scuole di formazione di cucina dedicate principalmente ai ragazzi di strada. Dalla scuola, però, il passaggio alla pratica sarà rapido: dopo i corsi di cucina professionale, la struttura didattica sarà anche operativa. «Non siamo partiti dall’idea di togliere i ragazzi dalla strada» spiega Francesco Liello, fondatore di Chefs sans frontières «perché non è il nostro lavoro: per questo ci affianchiamo a organizzazioni che si occupano di progetti minorili. Quel che vogliamo fare è dare loro la possibilità di apprendere un mestiere e avere un posto dove esercitarlo concretamente».
La Onlus punta a replicare il modello in altri paesi (trattative sono in corso in Senegal e Sudafrica) non tanto per esportare la cucina italiana, quanto per fornire gli strumenti per interpretare le cucine locali.